Eventi – Capitali del Medioevo

1662416_10203738846891123_1654297274_nL’Associazione Culturale Italia Medievale e la rivista Medioevo sono lieti di invitarvi martedì 15 aprile 2014 alle ore 16,00 per la presentazione dei due dossier della rivista dedicati alle Capitali del Medioevo che si terrà presso l’Istituto Storico Medioevo in Piazza dell’Orologio, 4 a Roma.
Ingresso libero.
Intervengono:
Andreas M. Steiner, direttore editoriale di Medioevo
Marco Di Branco, Istituto Storico Germanico di Roma
Federico Marazzi, Università Suor Orsola Benincasa di Napoli
Renata Salvarani, Università Europea di Roma
Furio Cappelli, dottore di ricerca in Storia dell’Arte e collaboratore di Medioevo.

CAPITALI DEL MEDIOEVO, parte I Europa centro-settentrionale

Il fascino autentico di una città è spesso racchiuso nella sua atmosfera di perduto splendore. Borghi ora dimenticati ebbero un tempo il ruolo di potenze assolute e le stesse capitali moderne contavano quasi come imperi. In memoria di quell’egemonia “Medioevo” presenta una retrospettiva di luoghi in cui popolazioni, sovrani, papi, ordini militari e leghe commerciali stabilirono le proprie roccaforti, favorendo la sensibile crescita demografica dei relativi abitanti.
Siamo certi che sarà per molti una sorpresa scoprire quale fosse l’aspetto medievale, oltre che l’effettivo ruolo politico, di metropoli come Londra, Parigi, Vienna, Praga, Budapest, Kiev o delle “piccole” Aquisgrana, Avignone e Lubecca, investite anch’esse, in passato, dello status di capitali dell’Occidente. Si rivelerà, poi, sorprendente apprendere quanto abbiano inciso nel destino di grandi regni altre località meno note, come la francese Samoussy, la scozzese Perth, l’ungherese Esztergom, la svedese Uppsala e la russa Novgorod, solo per fare qualche esempio. Dedicato in questa prima parte all’Europa centro-settentrionale, il Dossier intende colmare una lacuna nella pubblicistica sul Medioevo: la carenza di compendi sulla storia della città relativa all’arco di tempo che spazia dalla caduta dell’impero romano fino alla scoperta dell’America.
Compito primario di un’indagine urbanistica è studiare l’evoluzione degli insediamenti umani: quale eredità aveva lasciato l’era antica nel panorama cittadino? I luoghi del vecchio potere riuscirono a conservare la loro egemonia? O vennero scalzati da centri di nuova fondazione? Sul versante nordico, in particolare nei territori non compresi nell’impero romano d’Occidente, si affermò una tendenza diversa rispetto al Meridione: le capitali dell’età classica furono progressivamente soppiantate dalla rapida ascesa di borghi emersi dall’anonimato. Talvolta, bastava la nomina a diocesi per assicurare a piccoli abitati un notevole peso politico-religioso, come spesso accadeva in Germania, in Scandinavia e in Russia.
A partire dal XII secolo, soprattutto in Germania, si affermarono potenze municipali che amministravano per conto proprio la giustizia, la riscossione delle tasse, l’emissione monetaria, l’ordine pubblico e i traffici di merci. E in territorio tedesco nacquero anche le prime leghe commerciali tra le città, che aspiravano non solo ad assumere il controllo totale dei mercati, ma anche a condizionare le politiche dei sovrani. In area germanica si profilò, quindi, quella netta cesura tra modello urbanistico antico e medievale che lo storico Henri Pirenne riteneva, probabilmente a torto, fosse avvenuta in tutta Europa sotto la spinta di esigenze commerciali: nel Nord del continente un certo numero di centri sorse in corrispondenza di un portus (ossia di un mercato) che si univa di solito a un vicino nucleo ben fornito di difese militari. A determinare la nascita e lo sviluppo di queste città, pertanto, era il potenziale capitalistico che dipendeva dalla vocazione “aperta” di un sito, ossia dalla facilità di accesso alle vie del commercio globale. Secondo il sociologo Max Weber i cittadini medievali erano “orientati al perseguimento di fini economici”, mentre l’abitante dell’antichità “era in primo luogo soldato” e non pianificava attività speculative limitandosi a consumare beni. Tuttavia, come accennato, l’Età di Mezzo non fu ovunque sinonimo di mercantilismo. In Francia, per esempio, si assistette non di rado a una certa continuità con i valori e la struttura della polis, di frequente allargata ai territori rurali (come nel caso delle villes), e altrettanto accadde, almeno in parte in Gran Bretagna.
All’inizio del Cinquecento le dimensioni topografiche dei grandi centri apparivano rilevanti, soprattutto in Francia e in Italia. Il più popoloso risultava essere Parigi, con oltre 200.000 abitanti, mentre nel Sud del continente Milano, Venezia e Napoli superavano la soglia dei 100.000 residenti. Lione, Praga e Londra, invece, ne contavano rispettivamente 80.000, 70.000 e 60.000. Numeri inferiori facevano registrare la Germania e i Paesi scandinavi le cui città mercato avevano un ruolo egemone, ma non raggiunsero mai cifre da primato in termini demografici. I principali centri e le capitali del Medioevo con il loro articolato microcosmo amministrativo fornirono le fondamenta socio-giuridiche agli Stati nazionali e, non a caso, questi ultimi, interrompendo sulla ribalta della storia, segnarono il declino dei governi comunali. Come in un simbolico passaggio di testimone.

All’interno di questo Dossier troverete:

GERMANIA E AUSTRIA
Aquisgrana, la Roma di Carlo Magno
Lubecca, la regina dell’Hansa
Vienna, sotto il segno dell’aquila

GRAN BRETAGNA
Londra, il potere sul Tamigi
Edimburgo, l’orgoglio di Scozia
Dublino, il più bel libro del Medioevo

FRANCIA
Parigi, al centro del mondo
Avignone, l’altro Vaticano

BOEMIA E UNGHERIA
Praga, un’Atene dell’Est
Budapest, tre perse sul Danubio

SCANDINAVIA E PIANURA RUSSA
Stoccolma, la città che sorse dalle acque
Kiev, 400 chiese sulla via dei Variaghi

CAPITALI DEL MEDIOEVO, parte II, Europa meridionale e vicino oriente

Tutte le strade portano al Mediterraneo. Nell’età di Mezzo quel mare affollato di merci rappresentava uno “spazio vitale” per i regni dell’Europa meridionale. La stessa vocazione animava gli Stati mediorientali, che per un periodo colonizzarono quelle acque a spese dell’Occidente. Nell’intricato triangolo di rapporti tra il Vecchio Continente, Bisanzio e l’Islam, il Mediterraneo si materializzò sempre come una sorta di convitato di pietra, come una delle principali cause di conflitti e trattati di pace, alla stessa stregua di un dogma religioso. Ecco perché “Medioevo”, nella seconda parte del “Dossier” dedicato alle capitali, presenta ai lettori un itinerario che ripercorre la storia urbanistica di due continenti, l’Europa del Sud e l’area del Vicino Oriente, le cui ambizioni gravitavano sul medesimo scacchiere strategico.
“Viviamo intorno a un mare come rane intorno a uno stagno”, scriveva il filosofo greco Socrate, riferendosi al Mediterraneo. Il controllo di quel vasto specchio d’acqua garantiva prestigio, indipendentemente dalle epoche di splendore o di crisi globale dell’economia. Agli inizi del Medioevo, mentre l’impero romano crollava sotto i colpi delle invasioni barbariche, il traffico mercantile sul Mediterraneo continuava a essere florido, con nuovi attori protagonisti. Costantinopoli aveva scalzato Roma, e all’orizzonte si profilava l’ascesa delle dinastie musulmane. Le stesse genti germaniche, i Visigoti, gli Ostrogoti, i Burgundi e i Vandali, avevano cercato fortuna nel Meridione con l’obiettivo di conquistare uno sbocco marittimo. Lungo le correnti del Mediterraneo si determinò uno dei grandi eventi che stravolse gli equilibri politici del Medioevo. Nell’VIII e IX secolo le navi arabe attaccarono la penisola iberica, il Meridione d’Italia e la Grecia, dominando per anni su alcuni avamposti chiave dell’Occidente. Basta soffermarsi sulle splendide illustrazioni che appaiono nel “Dossier” per capire quanto gli islamici abbiano inciso, per esempio, nell’architettura medievale delle città andaluse e aragonesi.
Anche Venezia, qualche secolo più tardi, lasciò la sua impronta su alcuni importanti centri, conquistati grazie alla sua superiorità sulle onde. “In Europa ciò che conta è il rapporto con il mare”, sottolineò in epoca contemporanea anche il pensatore Georg Wilhelm Friedrich Hegel. La posizione felice sulla costa garantì lo status di capitale a molte città, tra le quali appunto Venezia, Genova, Napoli, Lisbona, Ragusa, Rodi e Costantinopoli. Tuttavia, in Medio Oriente, empori commerciali come Baghdad e Damasco si ritagliarono un ruolo di primo piano nei traffici del Mediterraneo, pur non disponendo di un accesso diretto a un porto. Altre città, invece, sfruttarono le acque dei fiumi per non essere escluse dal tavolo delle grandi potenze politiche e mercantili: Milano, per citare uno dei casi eclatanti, nonostante la sua lontananza dalla costa, poteva contare su una delle reti navigabili più efficienti d’Europa, attraverso la quale intercettava parte del traffico commerciale transitante per Venezia. Allo stesso modo capitali spagnole come Saragozza e Cordova beneficiavano del vantaggio di essere bagnate da due lunghi corsi d’acqua della penisola iberica, l’Ebro e il Guadalquivir che, rapidamente, potevano condurre sul litorale.
La contesa degli spazi sul Mediterraneo accentuò l’instabilità della sua vasta area di influenza. La Spagna e l’Italia risultavano irrimediabilmente frammentate in tanti, piccoli potentati, come del resto i regni della penisola balcanica. Ne conseguiva un frequente cambiamento dei confini geopolitici e delle relative realtà urbane dominanti, destinate a compiere repentine ascese e altrettante rapide uscite di scena. Eppure, nell’area del Mediterraneo europeo, la Chiesa aveva cercato di imprimere stabilità di ruoli all’universo cittadino continentale, fissando le proprie sedi circoscrizionali nei luoghi in cui sorgevano le antiche civitates romane. L’inesorabile marcia della storia aveva, però, imposto criteri diversi in ambito amministrativo. Nel tempo, comunque, il Mediterraneo favorì processi di integrazione che fecero da preludio alla nascita delle monarchie nazionali e, in seguito, dell’unità europea. Rileggendo la storia delle città, il Mare nostrum di romana memoria appare come un pomo della discordia che, nel tempo, produsse un miracoloso effetto contrario: l’incontro tra culture rivali che impararono a conoscersi e a diventare interdipendenti. Oggi quel sentiero di convergenza attraverso le onde può essere percorso nel complesso rapporto tra Europa e Medio Oriente, i cui prodromi di intesa si profilarono, seppur sporadicamente, proprio in alcune capitali del Medioevo.

All’interno di questo Dossier troverete:

ITALIA
Venezia, la regina della Laguna
Milano, da sempre metropoli
Roma, una storia da riscrivere
Napoli, prediletta dagli Angioini

PENISOLA IBERICA
Cordova, il gioiello dei califfi
Saragozza, conquiste e contaminazioni
Lisbona, come un’araba fenice

PENISOLA BALCANICA
Dubrovnik, la quinta repubblica marinara

MEDITERRANEO ORIENTALE
Rodi, l’isola dei cavalieri

VICINO ORIENTE
Costantinopoli, gli splendori della Nuova Roma
Gerusalemme, l’oro del tempio
Damasco, il cuore “morale” dell’Islam
Baghdad, il cerchio del potere

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