I primi umani evitavano consapevolmente i rischi delle unioni tra consanguinei?

Secondo recenti ricerche i primi uomini sembrano aver riconosciuto i pericoli della procreazione tra consanguinei almeno 34.000 anni fa e aver sviluppato reti sociali e di unione sorprendentemente sofisticate per evitarli.

Dettagli di una sepoltura da Sunghir, in Russia. José-Manuel Benito Álvarez via Wikimedia Commons
Dettagli di una sepoltura da Sunghir, in Russia. José-Manuel Benito Álvarez via Wikimedia Commons

Lo studio, riportato nella rivista Science , ha esaminato le informazioni genetiche dai resti di uomini anatomicamente moderni vissuti durante il Paleolitico Superiore, un periodo in cui gli umani moderni dell’Africa iniziarono a colonizzare l’Eurasia occidentale. I risultati suggeriscono che le persone cercavano deliberatamente partner al di fuori della loro famiglia ristretta e che probabilmente erano connessi a una più ampia rete di gruppi tra cui venivano stati scelti i compagni, al fine di evitare la consanguinetà.

Ciò suggerisce che i nostri lontani antenati fossero probabilmente consapevoli dei pericoli e che abbiano volutamente evitato tali rischi in una fase sorprendentemente precoce della preistoria.

Il simbolismo, la complessità e il tempo investito nella produzione degli oggetti e dei gioielli ritrovati sepolti con i resti, suggeriscono la possibilità che abbiano sviluppato regole, cerimonie e rituali per accompagnare lo scambio di compagni tra gruppi, che forse hanno creato le basi  per le moderne cerimonie matrimoniali e potrebbero essere stati simili a quelli tuttora attuati da comunità di cacciatori-raccoglitori in alcune parti del mondo.

Gli autori dello studio sottolineano anche che il primo sviluppo di sistemi di accoppiamento più complessi può almeno in parte spiegare perché gli umani anatomicamente moderni si sono dimostrati efficaci, mentre altre specie, come il Neanderthal, non lo hanno fatto. Tuttavia, più antiche informazioni genomiche provenienti sia dai primi uomini che dai neandertaliani sono necessarie per verificare questa idea.

La ricerca è stata condotta da un team internazionale di accademici, guidato dall’Università di Cambridge, Regno Unito, e dall’Università di Copenhagen, in Danimarca. Hanno sequenziato i genomi di quattro individui di Sunghir, un famoso sito paleolitico superiore in Russia, che si crede fosse stato abitato circa 34.000 anni fa.

I fossili umani sepolti a Sunghir rappresentano una rara e altamente preziosa fonte di informazioni perché molto insolita per i reperti di questo periodo, le persone sepolte sembrano aver vissuto nello stesso periodo e sono state sepolte insieme. Tuttavia, per la sorpresa dei ricercatori, questi individui non erano strettamente legati in termini genetici; al massimo erano secondi cugini. Questo è vero anche nel caso di due bambini che sono stati seppelliti testa in testa nella stessa tomba.

Disegno ricostruttivo della sepoltura coni due bambini da Sunghir, in Russia (Immagine: St John’s College, University of Cambridge)
Disegno ricostruttivo della sepoltura coni due bambini da Sunghir, in Russia (Immagine: St John’s College, University of Cambridge)

Il professor Eske Willerslev, che è sia membro interno del St John’s College, a Cambridge che dell’Università di Copenaghen, è il primo autore dello studio e sostiene: “Ciò significa che anche le persone del Paleolitico Superiore, che vivevano in piccoli gruppi, capirono l’importanza di evitare l’unione tra consanguinei. I dati che abbiamo suggeriscono che veniva volutamente evitata”.

“Questo significa che hanno dovuto sviluppare un sistema a questo scopo. Se piccole bande di cacciatori-raccoglitori si fossero uniti casualmente, avremmo una prova molto maggiore di consanguineità rispetto a quella che abbiamo qui”.

I primi uomini e altri ominini come i neandertaliani sembrano aver vissuto in piccole unità familiari. La piccola dimensione delle popolazioni ha reso molto probabile l’unione tra familiari, ma tra gli esseri umani anatomicamente moderni alla fine è cessata di essere comune; quando questo sia accaduto, però, non è chiaro.

“I piccoli gruppi familiari erano probabilmente in grado di interconnettersi con reti più grandi, facilitando lo scambio di persone tra gruppi per mantenere la diversità”, ha affermato il professor Martin Sikora, del Centro per la GeoGenetica dell’Università di Copenaghen.

Sunghir contiene le sepolture di un maschio adulto e di due individui più giovani, accompagnati dai resti incompleti, simbolicamente modificati, di un altro adulto, nonché da una spettacolare serie di oggetti funerari. I ricercatori sono stati in grado di sequenziare i genomi completi dei quattro individui, tutti probabilmente vissuti nel sito contemporaneamente. Questi dati sono stati confrontati con informazioni provenienti da un gran numero di genomi umani moderni e antichi.

Si è scoperto che i quattro individui studiati erano geneticamente non più vicini di secondi cugini, mentre un femore adulto pieno di ocra rossa trovato nella tomba dei bambini sarebbe appartenuto a un individuo non più vicino al bisnonno dei ragazzi. “Questo va contro ciò che molti avrebbero previsto”, ha dichiarato Willerslev. “Penso che molti ricercatori avrebbero assunto che la gente di Sunghir fosse molto strettamente imparetata, soprattutto i due giovani nella stessa tomba”.

Le persone di Sunghir potrebbero essere state parte di una rete simile a quella dei cacciatori-raccoglitori di oggi, come gli aborigeni australiani e alcune società storiche di nativi americani. Come i loro antenati del paleolitico superiore, queste persone vivono in gruppi abbastanza piccoli di circa 25 persone, ma sono anche meno direttamente connessi ad una più ampia comunità di forse 200 persone, all’interno delle quali esistono regole che governano con chi gli individui possono instaurare rapporti.

“La maggior parte delle società primarie non umane sono organizzate attorno a genitori di un solo sesso, dove uno dei sessi rimane residente e l’altro migra in un altro gruppo, riducendo al minimo l’endogamia“, afferma il professor Marta Mirazón Lahr, del Centro Leverhulme per gli studi evoluzionistici umani dell’Università di Cambridge. “A un certo punto, le prime società umane hanno cambiato il loro sistema di accoppiamento in quello in cui un gran numero di individui che formano piccole unità di cacciatori-raccoglitori non sono affini. I risultati di Sunghir mostrano che i gruppi umani Paleolitici superiori potrebbero utilizzare sofisticati sistemi culturali per sostenere gruppi di piccole dimensioni inserendoli in un ampio social network di altri gruppi “.

Ricostruzione facciale del 13enne sepolto a Sunghir, eseguita con tecniche di modeling 3D da Visual Science in collaborazione con l'Accademia Russa di Scienze Istituto di Etnologia e Antropologia
Ricostruzione facciale del 13enne sepolto a Sunghir, eseguita con tecniche di modeling 3D da Visual Science in collaborazione con l’Accademia Russa di Scienze Istituto di Etnologia e Antropologia

In confronto, il sequenziamento genomico di un individuo neandertalense proveniente dai monti Altai, che viveva circa 50.000 anni, fa indica che l’endogamia non è stata evitata. Questo porta i ricercatori a ipotizzare che un approccio tempestivo e sistematico per prevenire l’unione endogamica possa aver aiutato gli uomini anatomicamente moderni a prosperare, rispetto ad altri ominini.

Quest’ipotesi dovrebbe essere trattata con cautela, però: “Non sappiamo perché i gruppi di Neanderthal degli Altai si sono uniti tra consanguinei”, ha detto Sikora. “Forse vivevano isolati e questa era l’unica opzione disponibile, o forse non sono riusciti a sviluppare una rete di connessioni. Avremo bisogno di più dati genomici delle varie popolazioni di Neanderthal per essere sicuri”.

Willerslev evidenzia anche un possibile legame con l’inusuale ricercatezza degli ornamenti e degli oggetti culturali che si trovano a Sunghir. Le espressioni culturali specifiche del gruppo possono essere state utilizzate per stabilire distinzioni tra gruppi di primi umani, fornendo un mezzo per identificare con chi unirsi e chi evitare come partner.

“L’ornamento è incredibile e non c’è prova di niente di simile tra i neandertaliani e gli altri umani primitivi”, ha aggiunto Willerslev. “Mettendo insieme le prove, sembra che queste ci parlino riguardo alle domande veramente importanti: cosa ha fatto di queste persone quello che furono come una specie e chi siamo noi come risultato”.

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