Il Sole si ferma – Solstizio d’Inverno

La meridiana nel Gran Salone del Museo Archeologico Nazionale di Napoli in funzione nel giorno del solstizio d'inverno: i raggi solari intersecano il segno del Capricorno al solstizio d'inverno
La meridiana nel Gran Salone del Museo Archeologico Nazionale di Napoli in funzione nel giorno del solstizio d’inverno: i raggi solari intersecano il segno del Capricorno al solstizio d’inverno

Un sito di storia non può ignorare un evento come il Solstizio d’Inverno. Il motivo è che questo evento astronomico, assieme agli altri che coinvolgono la nostra stella, è stato osservato da pressoché tutti i popoli della terra e in tutte le epoche. O almeno nelle epoche in cui i cicli naturali erano un tutt’uno con le attività umane e con la religiosità.

Buona parte delle nostre festività moderne originano da un antico quanto ricco calendario di feste annuali e stagionali e di riti di propiziazione e rinnovamento.

Parliamo di tempi in cui la vita naturale appariva potente espressione di forze da accattivarsi, in un mondo percepito come magico. L’uomo antico si sentiva parte di quella natura, ma conscio della propria debolezza. Per questo, attraverso il rito, invocava la benevolenza della natura stessa o la ringraziava nelle celebrazioni del raccolto e dell’abbondanza.
Al centro di questo ciclo si trova l’astro che scandiva il ritmo della giornata, la stella che determinava i ritmi della fruttificazione e che condizionava tutta la vita dell’uomo. Per quest’ultimo, temere che il sole non sorgesse più, vederlo perdere forza d’inverno riducendo sempre più il suo corso nel cielo, era un’esperienza tragica che minacciava la sua stessa vita. Perciò doveva essere esorcizzata con riti che avessero lo scopo di evitare che il sole non si innalzasse più o di aiutarlo nel momento di minor forza.

Il termine solstizio, infatti, deriva dal latino solstitium, che significa letteralmente “sole fermo” (da sol, “sole”, e sistere, “stare fermo”).
Se ci troviamo nell’emisfero nord della terra, nei giorni che vanno dal 22 al 24 dicembre possiamo osservare come il sole sembri fermarsi in cielo, fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicini all’equatore. In termini astronomici in quel periodo il sole inverte apparentemente il proprio moto nel senso della “declinazione”, cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale.

Solstizio invernale
Solstizio invernale
Declinazione del Sole
Moto apparente del Sole al solstizio d’inverno

Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima.
Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta. Il solstizio cade generalmente il giorno 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, a causa della ridotta inclinazione dei suoi raggi e della ridotta permanenza nel cielo. Il mondo in questi giorni pare precipitare nell’oscurità.

Il sopraggiungere del freddo e del buio e l’apparente fissità nel percorso del sole non sono sfuggiti all’uomo dai tempi più ancestrali. Ma l’umanità scoprì anche che dopo questo momento di estrema “notte” l’astro ritorna vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre. Il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo “Natale”.

Per le popolazioni arcaiche si tratta di un giorno atteso e solennizzato, che merita una celebrazione e un nome. Nelle tradizioni germanica  e celtica precristiana, Yule era la festa del solstizio d’inverno. L’etimologia della parola “Yule” (Jól) non è chiara. È diffusa, ma probabilmente errata, l’idea che derivi dal norreno Hjól (“ruota”), con riferimento al fatto che, nel solstizio d’inverno, la “ruota dell’anno si trova al suo estremo inferiore e inizia a risalire”. I linguisti suggeriscono invece che Jól sia stata ereditata da parte delle lingue germaniche da un precedente substrato linguistico pre-indoeuropeo. Nei linguaggi scandinavi, il termine Jul ha entrambi i significati di Yule e di Natale, e viene talvolta usato anche per indicare altre festività di dicembre, le cosiddette feste solstiziali. Il termine si è diffuso anche nelle lingue finniche e indica anche il quel caso il Natale, sebbene tali lingue non siano di ceppo germanico.

L’osservazione fin da tempi preistorici di questi fenomeni ciclici e d’importanza vitale si è tradotta in importanti costruzioni giunte fino a noi, dalla valenza astronomica e religiosa.

Dal Neolitico di Newgrange in Irlanda e di Stonehenge in Inghilterra o del tumulo di Maeshowe  nelle isole Orcadi in Scozia,  alla Villa Adriana di Tivoli.

Il tumulo di Newgrange orientato in modo da accogliere attraverso il suo corridoio coperto i raggi solari al Solstizio d’Inverno
Il tumulo di Newgrange orientato in modo da accogliere all’interno i raggi solari al Solstizio d’Inverno
La costruzione neolitica di Stonehenge al Sosltizio d'inverno
La costruzione neolitica di Stonehenge al Solstizio d’inverno
Il simbolo del segno astrologico Capricorno bella meridiana del Duomo di Milano, viene colpito dal raggio solare al Solstizio d'Inverno
Il simbolo del segno astrologico Capricorno nella meridiana del Duomo di Milano, viene colpito dal raggio solare al Solstizio d’Inverno

Oltre a monumenti interi pensati come orologi solari, dal Rinascimento in poi, furono costruiti diversi orologi solari soprattutto all’interno delle chiese. Tramite un foro posto sul tetto dell’edificio la luce è proiettata sul pavimento del tempio dove è tracciata la linea meridiana a volte più lunga di 20 metri. Su di essa con i segni zodiacali s’indicano le varie posizioni solari durante l’anno: un vero calendario astronomico. Gli esempi sono molti, da quello di Costantinopoli in S. Sofia ad opera di Ulugh Bey  a quello del 1437 di Toscanelli  in S. Maria del Fiore a Firenze, ancora oggi la meridiana più grande, alla Basilica di San Petronio a Bologna. Ci soffermiamo per i nostri scopi sulla meridiana del Duomo di Milano. In questo caso infatti il tragitto della luce culmina al Solstizio d’Inverno colpendo il segno del Capricorno inciso sulla parete del Duomo stesso.

E’ evidente l’importanza pratica, ma anche culturale, che la conoscenza dei cicli solari ha rivestito nei millenni. Quest’importanza si è trasformata in pietra, in strumenti e persino in religione. Anche questo non deve stupire: come tutti i momenti di passaggio, questo è un giorno carico di valenze simboliche e magiche, dominato da rituali provenienti da un passato lontanissimo.

Il Sole colpisce il punto del Solstizio. Meridiana di San Petronio a Bologna
Il Sole colpisce il punto del Solstizio. Meridiana di San Petronio a Bologna
Meridiana di San Petronio a Bologna
Meridiana di San Petronio a Bologna

Da un lato abbiamo aspetti pratici legati strettamente alle esigenze materiali dell’uomo, per cui durante queste feste venivano accesi dei fuochi che, con il loro calore e la loro luce, avevano la funzione di ridare forza al sole indebolito ma anche di scaldare e rassicurare gli uomini nella notte più lunga, un’usanza che si ritrova nella tradizione natalizia di bruciare il ceppo nel camino la notte della vigilia. Spesso questi rituali avevano a che fare con la fertilità, invocata contro il rigore e la sterilità invernale. Da qui l’usanza, nelle antiche celebrazioni, di danze e cerimoniali propiziatori dell’abbondanza e in alcuni casi, come negli antichi riti celtici e germanici, ma anche romani greci, di accoppiamento più o meno rituale durante le feste.
D’altro canto il Solstizio d’Inverno, essendo il passaggio dalle Tenebre alla Luce, comprende profondi messaggi iniziatici ed esoterici legati al risveglio interiore. Così non va trascurato l’aspetto spirituale di questo fenomeno, sottolineato in tutte le culture e tradizioni.

Mitra nell'atto di uccidere il toro (Musei Vaticani)
Mitra nell’atto di uccidere il toro (Musei Vaticani) in alto a sinistra il Sol Invictus
Dioniso - mosaico dalla Casa di Dioniso a Cipro
Dioniso – mosaico dalla Casa di Dioniso a Cipro

I culti solari festeggiati in questo giorno dalle antiche popolazioni vanno da quello del dio Mitra indo-persiano, che fu il più concorrenziale al cristianesimo nell’era paleocristiana, a quello del greco Dioniso in onore del quale nei giorni del solstizio d’inverno, si svolgeva una festa rituale chiamata Lenee, “la festa delle donne selvagge”. Veniva celebrato il dio che “rinasceva” bambino dopo essere stato fatto a pezzi dai Titani.

l dio inca del Sole Inti
Il dio inca del Sole Inti

In luoghi più distanti il dio Sole inca Inti veniva celebrato nella festa di Inti Raymi, che si teneva il 24 giugno, perché nell’emisfero sud le stagioni risultano invertite rispetto a quello settentrionale e il solstizio d’inverno cade appunto in giugno. 

Infine ci pare il caso di approfondire il culto del Sol Invictus (“Sole invitto”) o, per esteso, Deus Sol Invictus (“Dio Sole invitto”). Invitto era un appellativo religioso usato per alcune diverse divinità nel tardo Impero romano: Helios, El-Gabal, Mitra ,oltre che per il dio Marte. 

Sbalzo in argento, disco del Sol Invictus, Roma III d.C., proveniente da Pessinus, British Museum
Sbalzo in argento, disco del Sol Invictus, Roma III d.C., proveniente da Pessinus, British Museum

Il Sol Invictus, inoltre, compare come divinità subordinata associata al culto di Mitra come si può vedere nell’immagine relativa a Mitra più in alto. Il culto acquisì importanza a Roma per la prima volta con l’imperatore Eliogabalo sebbene vi siano emissioni monetali antecedenti del Sole, almeno dell’epoca di Caracalla. Eliogabalo fece costruire un tempio dedicato alla nuova divinità sul Palatino.
In seguito, nel 274, Aureliano ufficializzò il culto solare, edificando un tempio sulle pendici del Quirinale e creando un nuovo corpo di sacerdoti (pontifices solis invicti). L’adozione del culto del Sol Invictus fu vista da Aureliano come un forte elemento di coesione dato che, in varie forme, il culto del Sole era presente in tutte le regioni dell’impero. Anche molte divinità greco-romane, come Giove e Apollo, erano identificate con il sole. Inoltre, come riferisce Tertulliano, molti credevano che anche i cristiani adorassero il sole.

Sebbene il Sol Invictus di Aureliano non sia ufficialmente identificato con Mitra, richiama molte caratteristiche del mitraismo, compresa l’iconografia del dio rappresentato come un giovane senza barba.

Aureliano consacrò il tempio del Sol Invictus verso la fine del 274, ipoteticamente il 25 dicembre, una festa chiamata Dies Natalis Solis Invicti, “Giorno di nascita del Sole Invitto”, facendo del dio-sole la principale divinità del suo impero ed indossando egli stesso una corona a raggi. La festa del Dies Natalis Solis Invicti divenne via via sempre più importante in quanto si innestava, concludendola, sulla festa romana più antica, i Saturnali.
La prima testimonianza della celebrazione del Natale cristiano successiva risale al 380 grazie ai sermoni di san Gregorio di Nissa. La festa del Natale di Cristo, infatti, non è riportato nei più antichi calendari delle festività cristiane e anche in seguito veniva celebrato in date estremamente differenti tra loro.

Moneta di Costantino, con una rappresentazione del Sol Invictus e l'iscrizione SOLI INVICTO COMITI, "al compagno (di Costantino), il Sole Invitto".
Moneta di Costantino, con una rappresentazione del Sol Invictus e l’iscrizione SOLI INVICTO COMITI, “al compagno (di Costantino), il Sole Invitto”.

Anche l’imperatore Costantino sarebbe stato un cultore del Dio Sole, in qualità di Pontifex Maximus dei romani. Egli, infatti, raffigurò il Sol Invictus sulla sua monetazione ufficiale, con l’iscrizione SOLI INVICTO COMITI, “Al compagno Sole Invitto”, definendo quindi il dio come un compagno dell’imperatore.

Con un decreto del 7 marzo 321 Costantino stabilì che il primo giorno della settimana (il giorno del Sole, Dies Solis) doveva essere dedicato al riposo:

« Imperator Constantinus.Omnes iudices urbanaeque plebes et artium officia cunctarum venerabili die solis quiescant. ruri tamen positi agrorum culturae libere licenterque inserviant, quoniam frequenter evenit, ut non alio aptius die frumenta sulcis aut vineae scrobibus commendentur, ne occasione momenti pereat commoditas caelesti provisione concessa. * const. a. helpidio. * <a 321 pp. v non. mart. crispo ii et constantino ii conss.> »   « Nel venerabile giorno del Sole, si riposino i magistrati e gli       abitanti delle città, e si lascino chiusi tutti i negozi. Nelle   campagne, però, la gente sia libera legalmente di continuare il   proprio lavoro, perché spesso capita che non si possa rimandare   la mietitura del grano o la semina delle vigne; sia così, per timore   che negando il momento giusto per tali lavori, vada perduto il   momento opportuno, stabilito dal cielo. »
(Codice Giustiniano 3.12.2)

Dopo aver abbracciato la fede cristiana, nel 330 l’imperatore ufficializzò per la prima volta il festeggiamento cristiano della natività di Gesù, che con un decreto fu fatta coincidere con la festività pagana della nascita di Sol Invictus. Il “Natale Invitto” divenne il “Natale” Cristiano.
Verso la metà del IV secolo papa Giulio I ufficializzò la data del Natale da parte della Chiesa cattolica:

« In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu definitivamente fissata in Roma. »
(Giovanni Crisostomo)

La religione del Sol Invictus restò in auge fino al celebre editto di Tessalonica di Teodosio I del 27 febbraio 380, in cui l’imperatore stabiliva che l’unica religione di stato era il Cristianesimo di Nicea, bandendo di fatto ogni altro culto.

Il 3 novembre 383 il Dies Solis, che era chiamato anche Dies Dominicus, giorno del Signore, in accordo con l’uso cristiano attestato da quasi tre secoli, fu dichiarato giorno di riposo obbligatorio per le liti giuridiche, per gli affari e per la riscossione dei debiti, comandando che fosse considerato sacrilego chi non ottemperasse all’editto.

L’elemento della luce e le sue fonti, la lucerna, il fuoco, le stelle, la luna e primo fra tutti il sole, si riferiscono innanzitutto alla loro realtà fisica. In seguito all’esperienza umana questi termini si caricano di ulteriori significati e diventano metafora o simbolo assumendo significati più ampi e complessi. La luce si contrappone all’oscurità, il giorno alla notte e per questo motivo la luce diventa simbolo di verità, di conoscenza, di consapevolezza che si contrappone all’oscurità dell’ignoranza e della menzogna. Anche il giudaismo assume il simbolo universale della luce o del sole e successivamente il cristianesimo lo lega alla figura di Cristo come colui che porta la conoscenza e la verità al mondo.

Pertanto, qualunque sia il vostro credo, il Solstizio d’Inverno è un giorno di festa.

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4 risposte a Il Sole si ferma – Solstizio d’Inverno

  1. articolo insieme sintetico e profondo

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