La Pasqua e le sue tradizioni

Sapete come viene calcolato il giorno di Pasqua?
La regola attualmente in uso proviene nientemeno che dal IV secolo, ovvero dal Concilio di Nicea del 325, il quale stabilì che la Pasqua dovesse celebrarsi la domenica più vicina al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, quindi il calcolo doveva rispettare sia i vincoli lunari (plenilunio) che quelli solari (equinozio di primavera) che quelli liturgici (domenica).
La data della Pasqua quindi è sempre compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile. Infatti, se proprio il 21 marzo è giorno di luna piena e cade di sabato, sarà Pasqua il giorno dopo (22 marzo); se invece è domenica il 21, il giorno di Pasqua sarà la domenica successiva (28 marzo). D’altro canto, se il plenilunio cade il 20 marzo, il successivo si verificherà il 18 aprile, e se questo giorno è una domenica occorrerà aspettare la domenica successiva, cioè il 25 aprile. È Pasqua bassa dal 22 marzo al 2 aprile, media dal 3 al 13 aprile, alta dal 14 al 25 aprile.

la Ruota per il calcolo della Pasqua dall’Almanacco Perpetuo di Rutilio Benincasa, XVIII secolo.
la Ruota per il calcolo della Pasqua dall’Almanacco Perpetuo di Rutilio Benincasa, XVIII secolo.

Perché proprio il plenilunio?

Simbolicamente è molto importante : la luna piena che sorge subentra al Sole che tramonta, essendo la differenza di longitudine eclittica tra i due astri dell’ordine dei 180°. Se sommiamo il valore della rinascita primaverile dopo l’inverno (equinozio di primavera) al plenilunio, otteniamo un’uscita dal buio (del peccato) e dalla morte nella rinascita della vita in una giornata quasi senza tramonto, poiché alla luce del sole si sostituisce la luce lunare. La Resurrezione di Cristo porta con sé la salvezza per tutto il mondo cristiano ed è un momento di gioia, che succede al dolore della morte. Agostino definisce la Pasqua “transitus per passionem”, vale a dire “passaggio attraverso la passione”, prima di Cristo e poi dell’Uomo. E’ la festa Cristiana più importante e viene sottolineata con il massimo del simbolismo legato alla luce.

Pasqua ebraica e pasqua cristiana

La celebrazione della Pasqua, almeno sin dal Concilio di Nicea, non coincide esattamente con l’inizio della celebrazione ebraica di Pesach. Secondo quanto si legge nel Vangelo di Giovanni e da altri particolari della Passione, sembra che il giorno della morte di Gesù sia corrisposto, per la maggioranza del popolo ebraico del tempo, a quello in cui si immolava l’agnello e si celebrava (alla sera) il primo seder di Pesach, e perciò al giorno ritenuto essere il 14 di Nisan. L’Ultima Cena consumata da Gesù e dai suoi apostoli la sera del giorno precedente, caratterizzata dai vangeli sinottici come una cena pasquale, la si comprende come una possibile anticipazione del rito, propria di una parte del popolo ebraico del tempo (come ad esempio gli esseni, per il cui calendario liturgico “solare” il 14 di Nisan doveva cadere sempre di martedì) o come un’anticipazione voluta da Gesù stesso, “non potendo celebrarla l’indomani se non nella sua persona sulla croce” (Giuseppe Ricciotti). Inoltre in ambito cristiano la celebrazione della Pasqua è soprattutto ricordo e gioia per la Risurrezione, avvenuta il “primo giorno della settimana”, cioè la domenica immediatamente successiva la pasqua ebraica.

In lettere scambiate tra la Chiesa di Roma e quelle d’Asia già nel II secolo, si rintraccia una disputa indicata come pasqua quartodecimana. Le Chiese dell’Asia minore ritenevano che i cristiani dovessero celebrare la Pasqua il 14 di Nisan in tono “penitenziale”, ritenendola una tradizione risalente all’apostolo Giovanni, e dando così maggiore risalto alla Passione e morte di Gesù. La Chiesa di Roma, invece, aveva la tradizione di celebrare solennemente la Pasqua la domenica successiva al 14 di Nisan, volendo in questo modo mettere maggiormente in risalto la Risurrezione di Gesù.

Dalla “composizione” di questa disputa prese origine l’attuale struttura del Triduo Pasquale.

La tradizione quartodecimana fu seguita da alcune chiese fino a poco oltre il Concilio di Nicea, che stabilì il criterio per la determinazione della data della Pasqua cristiana: essa doveva cadere la domenica seguente il primo plenilunio successivo all’equinozio di primavera, considerato corrispondente al giorno 21 di marzo. Per evitare che la Pasqua fosse celebrata in giorni diversi in località di longitudine diversa il plenilunio non doveva essere effettivamente osservato, ma individuato approssimativamente mediante il calcolo.

In questo modo, inoltre, la determinazione della data della Pasqua cristiana si svincolò dalle regole del calendario lunisolare ebraico, non ancora completamente fissate e che talvolta portavano a celebrare la Pasqua prima del 21 marzo. Soltanto nel XII secolo, infatti, Maimonide stabilì le regole precise (ed indipendenti dall’osservazione dei fenomeni astronomici) del calendario ebraico attualmente in uso.

Anche la maggior parte dei protestanti, con qualche differenza, celebra la Pasqua il giorno stabilito seguendo le regole del Concilio di Nicea, invece di farla corrispondere al 14 di Nisan. Le Chiese ortodosse ed ortodosse orientali celebrano tutte la Pasqua secondo le regole stabilite a Nicea, anche se, non avendo aderito alla riforma gregoriana del calendario (ad eccezione della Chiesa ortodossa finlandese), questa finisce per cadere in giorni diversi da quello calcolato dai cattolici (di rito latino) e dai protestanti.

In conseguenza delle regole stabilite a Nicea (e della riforma “gregoriana” del calendario giuliano e dell’epatta) insieme all’attuale forma del calendario ebraico (per opera di Maimonide), la Pasqua cristiana cade circa nello stesso periodo di Pesach, sebbene venga fatta coincidere sempre con la domenica. Nel caso in cui il primo plenilunio di primavera (calcolato sempre approssimativamente con il metodo dell’epatta) cada proprio di domenica, e che quindi, verosimilmente, coincida con il giorno 14 di Nisan, la celebrazione della Pasqua cristiana (e “gregoriana”) viene rimandata alla domenica successiva proprio perché Gesù è risorto dopo la pasqua ebraica.

Nell’anno della passione di Gesù la Pesach ebbe luogo di sabato e perciò tuttora la liturgia cristiana della veglia pasquale la sera del sabato santo contiene la lettura degli stessi brani biblici utilizzati dagli ebrei per la Pesach. Per la Chiesa Cattolica tuttavia la Pasqua vera e propria cade la domenica per ricordare la Risurrezione. La messa “in coena Domini”, il giorno del giovedì santo, ricorda l’ultima cena di Cristo, di cui, però si ignora se fosse una vera celebrazione della Pesach.

Per un brano tradizionale della Pasqua ebraica vi rimandiamo a questo articolo 

Tradizioni pasquali: l’Uovo.

Uova pisanka
In Ucraina prima dell’era cristiana si scambiavano uova dipinte con motivi della natura. La decorazione delle uova è una manifestazione artistica speciale nota come Pysanka.
Con l’accettazione del Cristianesimo nel 988, le uova ucraine decorate continuarono ad avere un’importante partecipazione nei riti religiosi della Chiesa Cattolica. Le decorazioni furono adattate per rappresentare la Pasqua e la Risurrezione di Cristo.
Museo del Pysanka

Greci, Cinesi e Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili. Abbastanza facile comprenderne il significato: col ritorno della bella stagione gli uccelli si apprestavano a costruire il nido e deporre le uova indicando il rinnovarsi del ciclo naturale. Ma l’uovo, apparentemente inerte con all’interno una vita che si rivela con forza, diventa facilmente simbolo misterico e di rinascita. Il “potere” segreto e magico dell’uovo veniva quindi invocato nella fondazione degli edifici, nelle cui fondamenta veniva interrato, o per invocare fertilità.
Le uova, associate alla primavera per secoli, con l’avvento del Cristianesimo divennero simbolo della resurrezione del Cristo.
Le notizie sulla tradizione dell’uso dell’uovo durante le commemorazioni tra i cristiani, ci portano fino al IV secolo e hanno uno stretto vincolo con la Quaresima. In questo periodo era vietato il consumo di uova durante il periodo penitenziale dei quaranta giorni. In questo modo se ne accumulava una gran quantità nelle dispense familiari. Per evitare lo spreco, esse venivano regalate ai bambini. Le uova venivano colorate per essere più belle e preziose, facendole bollire con bucce di cipolle rosse risultandone tinte di bel colore dorato. Si passò più tardi a decorarle in modo più fastoso.

 

Il primo delle uova imperiali Fabergé
Il primo delle uova imperiali Fabergé, un uovo di Pasqua gioiello che il penultimo Zar di Russia, Alessandro III donò a sua moglie, la Zarina Marija Fëdorovna; il dono fu talmente apprezzato che, in seguito, Alessandro III donò ogni anno un uovo di Pasqua Fabergé alla moglie. L’uovo, alto 64 mm. e con un diametro di 35 mm è d’oro completamente rivestito di smalto bianco opaco, per assomigliare al guscio di un vero uovo. Una sottile striscia d’oro è visibile dove le due metà del guscio, unite con un innesto a baionetta, si aprono con una rotazione rivelando le sorprese. Dentro c’è un “tuorlo” d’oro con una finitura opaca, che si apre a sua volta in due semisfere, una di esse è rivestita internamente di pelle scamosciata e ha il bordo d’oro punteggiato per simulare la paglia di un nido. Il nido contiene una gallina d’oro meticolosamente cesellata, con le piume d’oro giallo e bianco, la testa e le zampe d’oro giallo, cresta e bargigli d’oro rosso, gli occhi sono rubini cabochon. Anche la gallina si apre, grazie a una cerniera nascosta nella coda, rivelando due ulteriori sorprese. La prima di queste un replica in oro e diamanti della corona imperiale. All’interno della corona, come sorpresa finale, un piccolo pendente di rubino con una catenina che consentiva di indossarlo al collo.
Fu fabbricato a San Pietroburgo nel 1885, sotto la supervisione di Erik Kollin, per conto del gioielliere russo Peter Carl Fabergé, che emise una fattura per 4.151 rubli.

Nei libri contabili di Edoardo I di Inghilterra, XIII secolo, risulta segnata una spesa per 450 uova rivestite d’oro e decorate da donare come regalo di Pasqua.
Nel XVIII secolo, il Re Luigi XIV faceva benedire nel giorno di Pasqua grandi ceste di uova dorate, che egli stesso distribuiva al personale della Corte.

Dalla tradizione rumena: uova su cui vengono fissate delle foglie, bollite assieme a bucce di cipolle rosse Dal blog http://lacucinadicrista.blogspot.it/
Dalla tradizione rumena: uova su cui vengono fissate delle foglie, bollite assieme a bucce di cipolle rosse
Dal blog La cucina di Crista

Le più famose uova però furono indubbiamente quelle artificiali di un maestro orafo, Peter Carl Fabergé, che nel 1885 ricevette dallo zar Alessandro, la commissione per la creazione di un dono speciale per la zarina Maria. Il primo Fabergé fu un uovo di platino smaltato bianco che si apriva per rivelare un uovo d’oro che a sua volta conteneva un piccolo pulcino d’oro e una miniatura della corona imperiale.
Pare da qui sia nata l’usanza di donare uova contenenti un dono. L’apparizione dell’uovo al cioccolato nella Pasqua risale al XVIII secolo, in sostituzione delle uova sode dipinte, che erano nascoste nelle strade e nei giardini per essere “cacciate” dai bambini. Fu in quel periodo, in Francia, che si cominciò a svuotare le uova naturali e a riempirle. I pasticcieri francesi le riempivano con cioccolato, marzapane o con una mistura dei più diversi ingredienti. Inoltre le dipingevano artisticamente.
Fin dalla fine del XIX secolo le uova di Pasqua non sono più racchiuse nel guscio dell’uovo di gallina ma sono fatte totalmente di cioccolata.

Tradizioni pasquali: la Colomba … e i Longobardi.

La Colomba è un elemento dal fortissimo significato simbolico che rappresenta la rinascita della vita, la resurrezione di Gesù Cristo e la concordia fra le genti. La sua forma è infatti quella del simbolo della pace per eccellenza, la colomba, che ritornò da Noè dopo il diluvio universale con un ramoscello di olivo in bocca a testimoniare la riconciliazione di Dio con l’uomo.
Esiste tuttavia una certa discordanza riguardo alle sue origini, che alcuni fanno risalire all’epoca medievale. Secondo una leggenda piuttosto diffusa, le origini antiche della Colomba Pasquale risalgono all’epoca del re longobardo Alboino, vissuto nel VI secolo. Correva l’anno 569 quando Alboino cinse d’assedio la città di Pavia, con una campagna militare che si protrasse per ben tre anni. Messe alle strette dopo anni di privazioni, in segno di pace le autorità cittadine inviarono a re Alboino una delegazione di dodici fanciulle della città, vestite di bianco. Queste giovani recavano con sé un omaggio molto speciale: un pasticcere di Pavia, rimasto a noi anonimo, aveva infatti preparato dei pani speciali dalla forma di colomba. Grazie all’intraprendenza dimostrata dai pavesi, Alboino tolse l’assedio e si dice che fu proprio come segno di apprezzamento nei confronti delle colombe ricevute che la città non venne saccheggiata dagli assedianti.

Tradizioni pasquali: il Coniglio o Lepre pasquale.

Coniglio pasquale nelle tradizioni tedesca e americana
Coniglio pasquale nelle tradizioni tedesca e americana

Sebbene non appartenga alla tradizione italiana, da qualche anno le aziende specializzate hanno iniziato a diffondere anche nel nostro paese, per Pasqua, i coniglietti di cioccolato. Da dove arriva questa usanza?
Il coniglio pasquale (in inglese Easter Bunny, in tedesco Osterhase), conosciuto anche come coniglio di primavera, coniglietto pasquale o coniglio di pasqua, nei paesi di lingua tedesca e negli Stati Uniti, è un coniglio folkloristico che lascia doni per i bambini in primavera. Ha origine nelle culture dell’Europa occidentale, dove ha sembianze più simili a una lepre che a un coniglio. La lepre e il coniglio, animali particolarmente prolifici e le cui scatenate danze amorose si possono vedere nei prati proprio agli inizi della primavera, erano nell’antica cultura europea un simbolo di questo periodo dell’anno, incentrato sulla rinascita della natura e sulla fertilità, il quale poi, con l’avvento del cristianesimo, venne più o meno a coincidere con la festività della Pasqua.
L’associazione di Pasqua anche con le uova colorate lo trasforma in una figura simile a quella invernale di Babbo Natale o Santa Klaus o San Nicola, che dona uova ma anche giocattoli ai bambini giudicati buoni.

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