La Via Appia Antica e il suo il Parco

Il Parco Regionale dell’Appia Antica esiste dal 1988 con le seguenti finalità

  • tutelare i monumenti ed i complessi archeologici, artistici e storici in esso esistenti e diffonderne la conoscenza;
  • preservare e ricostruire l’ambiente naturale e valorizzare le risorse idrogeologiche, botaniche e faunistiche a scopi culturali, didattici e scientifici;
  • creare e gestire attrezzature sociali volte a fini culturali e ricreativi compatibili con i caratteri del parco.
appia antica

La Regina viarum

L'intero percorso della Via Appia
L’intero percorso della Via Appia

La via Appia appartiene al vasto novero delle Vie Consolari. Fu la prima vera via, costruita per congiungere Roma con la città di Capua. La sua costruzione ebbe inizio nel 312 a.C. nel corso delle Guerre Sannitiche per volere di Appio Claudio, soprannominato Caecus, il Cieco che fu console, poeta, scrittore, pretore e censore.
Al tempo a Roma la sola strada, a malapena coperta da un po’ di ghiaia, era la Via Salaria, preesistente alla fondazione di Roma. Con la Via Appia ha inizio la costruzione secondo tecniche ingegneristiche innovative che si consolideranno nei secoli successivi nell’edificazione di migliaia di miglia di vie in tutto l’impero.

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Le strade romane costruite in più stati: Lo strato più basso, era composto da pietre molto grandi come sassi ed era detto statumen, il secondo chiamato ruderatio era formato da ciottoli di medie dimensioni, il terzo da ghiaia mista ad argilla detto nucleus, ed il quarto era il vero e proprio manto stradale chiamato pavimentum: esso era composto da lastre grosse e piatte incastrate perfettamente tra loro e unite da brecciolina in modo da assorbire l’acqua piovana. Inoltre la parte centrale della carreggiata era a schiena d’asino per favorire il deflusso dell’acqua. Per la loro composizione vennero chiamate “viae stratae”, da cui il nostro strada, l’inglese street e il tedesco strasse

L’Appia fu poi estesa in due ulteriori fasi: nel 268 a. C. fu prolungata fino a Beneventum (Benevento) e nel 190 a.C. raggiunse Venusia (Venosa) Tarentum(Taranto) e Brundisium (Brindisi). Sotto Traiano (98 – 117 a.C.) verrà aggiunto un tratto alternativo, detto Appia Traiana, che da Beneventum giunge a Brundisium transitando più a nord, toccando Canosa e Barium (Bari).

La Via Appia e la Via Appia Traiana
La Via Appia e la Via Appia Traiana

Quasi sempre rettilinea, larga circa 4,1 metri (14 piedi romani), misura che permetteva la circolazione nei due sensi, affiancata sui lati da crepidines (marciapiedi) per il percorso pedonale, l’Appia si meritò ben presto l’appellativo di regina delle strade (regina viarum). Sulla Via Appia apparvero per la prima volta le pietre miliari.

Le prime miglia a partire da Roma sono costellate da importanti monumenti come le Terme di Caracalla, il Sepolcro degli Scipioni , il sepolcro di Priscilla e molti altri monumenti funerari.

"Monumenti

La decadenza

La via Appia quindi, strada militare e commerciale di primaria importanza, ebbe un periodo di abbandono alla caduta dell’Impero d’Occidente. Nel corso dei secoli IX e X il sistema monumentale subisce i pesanti attacchi del tempo e dell’uomo: l’Appia diventa una cava di materiali riutilizzabili o di pietre da calcara per la calce.
A partire dall’XI secolo il Patrimonio di San Pietro comincia a cedere queste proprietà alle famiglie baronali e comitali romane.
I Conti di Tuscolo trasformano il sepolcro di Cecilia Metella in una fortezza. Nel 1300 Bonifacio VIII Caetani dona questo castello alla sua famiglia: intorno a esso sorge un grande borgo fortificato che scavalca la strada e la sbarra.
La pretesa dei Caetani di imporre pesanti pedaggi su merci e viaggiatori fa nascere un percorso alternativo: l’Appia Nuova, che parte da Porta San Giovanni. E’ alla fine del ’500 che Gregorio XIII lastrica la via Appia Nuova. L’Appia Antica è ormai ridotta a semplice via suburbana.

Alla fine del ’600 Innocenzo XII fa tracciare una via di collegamento tra le due strade: l’Appia Pignatelli.
I monumenti superstiti subiscono in questi anni una nuova pesante spoliazione.
Il sempre più forte interesse per la nascente “Archeologia” scatena la caccia al reperto e gli scavi lungo e intorno all’Appia Antica alimentano i musei e le collezioni di mezza Europa. Inizia un nuovo, grande processo di trasformazione della proprietà fondiaria: i Torlonia diventano i principali proprietari di aree agricole della zona.

Giovanni Battista Piranesi: l'incrocio delle strade dell'antica via Appia Antica e via Ardeatina (dal ciclo di antichi monumenti di Roma, 1756). Acquaforte, (Galleria Nazionale di Praga).
Giovanni Battista Piranesi: l’incrocio delle strade dell’antica via Appia Antica e via Ardeatina (dal ciclo di antichi monumenti di Roma, 1756). Acquaforte, (Galleria Nazionale di Praga).

La salvaguardia e valorizzazione

L’idea di un grande parco archeologico che dovrebbe coprire tutta la regione compresa tra la Colonna Traiana e i Castelli Romani emerge per la prima volta durante il periodo napoleonico. Il governatore De Tournon interessa a questo progetto artisti come il Valadier e Antonio Canova.
Successivamente Papa Pio IX lancia un piano di recupero dell‘Appia Antica, affidato a Luigi Canina, architetto e archeologo piemontese: il suo intervento lungo la Regina viarum darà frutti ancora oggi tangibili.
Dopo l’Unità Rodolfo Lanciani, Guido Baccelli e Ruggero Bonghi lanciano i primi progetti di recupero dell‘Appia Antica.
E’ da tali progetti nascerà la “passeggiata archeologica” tra il Circo Massimo e le Terme di Caracalla. Nel 1931 la via Appia Antica viene descritta nel nuovo piano regolatore come “Grande parco” circondato da una “zona di rispetto”.

Un tratto magnifico dell'Appia Antica (Foto: laboratorioroma.it)
Un tratto magnifico dell’Appia Antica (Foto: laboratorioroma.it)

Ancora nel 1960 un piano paesistico si limita a destinare a verde pubblico solo una striscia di terra di pochi metri ai lati della strada. Nel 1965 Il Ministro dei Lavori Pubblici destina a Parco pubblico 2500 ettari dell’agro dell’Appia Antica, ma il Consiglio di Stato definisce illegittima tale destinazione.
Negli anni ’70 e ’80 le battaglie di salvaguardia e di tutela interessano fette sempre più ampie della popolazione e sempre più associazioni.
La richiesta dell’istituzione di un Parco diventa sempre più pressante.
Nel 1979 il Sindaco Argan fa propria la proposta di creare un grande Parco Archeologico nel centro di Roma, che si dovrà collegare con quello dell’Appia Antica. Cominciano o si fanno più incisivi i provvedimenti di tutela e di esproprio.
Anche questa fase della “battaglia” è durissima, ma pur tra mille difficoltà e ostacoli politici e giuridici la nascita del parco si avvicina.
Nel 1988 la Regione Lazio approva l’istituzione del Parco Regionale dell’Appia Antica.

Per chi fosse interessato qui la mappa dei monumenti visibili lungo il percorso (cliccare per accedere a GoogleMaps)

Antonio Cederna

"Ritratto

Figura importantissima in questa fase è Antonio Cederna (1921– 1996) giornalista, ambientalista, politico e intellettuale italiano.
Laureato in Archeologia classica all’Università di Pavia nel 1947 con una tesi sulla scultura tardo-romana, consegue il diploma alla scuola di perfezionamento di Roma nel 1951. Abbandona quasi subito però l’archeologia per dedicarsi con passione e impegno a campagne di stampa volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi inerenti alla salvaguardia del territorio, del patrimonio naturale e culturale italiano, minacciati dalla ricostruzione post-bellica che diviene spesso speculazione edilizia selvaggia.
Nel 1955 è tra i fondatori di Italia Nostra. E’ a favore della costituzione del Parco dell’Appia Antica a Roma, a rischio cementificazione oltre che della tutela dei parchi nazionali e delle coste valorizzando le zone umide da svantaggiose opere di bonifica.

Tra le sue battaglie, quella per la tutela dell’Appia Antica è stata un fil rouge durante tutta la sua esistenza: ad essa ha dedicato più di 140 articoli.  Dopo la costituzione del parco, nel 1993, viene nominato Presidente dell’Azienda Consortile per il Parco dell’Appia Antica, e si batte duramente perché il progetto del Parco possa decollare.

Muore il 27 agosto del 1996. Solo sei mesi dopo, il 9 marzo 1997, viene festeggiata la prima domenica a piedi sull’Appia.

https://www.parcoappiaantica.it/

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