Notizie – Un muro di crani riscrive la storia del genere umano

Venerdì prossimo 18 dicembre al Museo di Storia Naturale di Londra verrà data una chiara dimostrazione dei drammatici cambiamenti sulla nostra conoscenza del viaggio umano a partire dagli antenati ominidi fino all’Homo sapiens. Un muro di crani è stato costruito all’ingresso della nuova galleria sull’evoluzione umana, per mostrare graficamente come la nostra comprensione del nostro viaggio di sette milioni di anni si è trasformata negli ultimi anni.

 'Lo Hobbit', o Homo floresiensis, a sinistra, e l'Homo Naledi, a destra. (Fotocomposizione: Alamy, Rex)

‘Lo Hobbit’, o Homo floresiensis, a sinistra, e l’Homo Naledi, a destra. (Fotocomposizione: Alamy, Rex)

In poco più di un decennio un numero senza precedenti di nuove specie è stato scoperto dai paleontologi, dall’ uomo Hobbit di Flores ai cavernicoli di Denisova in Siberia. La maggior parte di questi ritrovamenti viene visualizzato sulla parete di teschi.

Probabilmente ha convissuto con l'Homo sapiens. I tratti di questo ominide sono a metà tra quelli dei primi ominidi e il moderno Homo sapiens. Era alto poco più di un metro, e con una capacità cranica di soli 380 cm³, molto inferiore non solo rispetto ai suoi contemporanei, ma anche a tutti gli ominidi conosciuti che hanno preceduto l'Homo sapiens, compresi gli scimpanzé e i gorilla. Con riferimento alla scarsa altezza, gli scopritori dei fossili ribattezzarono informalmente hobbit i membri di questa specie.

Copia di cranio di Homo floresiensis (dall’isola indonesiana di Flores sulla quale sono venuti alla luce i suoi resti).Ominidi vissuti fino a 13.000 anni fa, scoperti da un gruppo di ricercatori australiani e indonesiani nel settembre del 2003.
Alcuni antropologi hanno formulato l’ipotesi che sparuti gruppi di floresiensis possano ancora vivere in regioni forestali isolate dell’isola
Probabilmente ha convissuto con l’Homo sapiens. I tratti di questo ominide sono a metà tra quelli dei primi ominidi e il moderno Homo sapiens. Era alto poco più di un metro, e con una capacità cranica di soli 380 cm³, molto inferiore non solo rispetto ai suoi contemporanei, ma anche a tutti gli ominidi conosciuti che hanno preceduto l’Homo sapiens, compresi gli scimpanzé e i gorilla. Con riferimento alla scarsa altezza, gli scopritori dei fossili ribattezzarono informalmente hobbit i membri di questa specie.

“I teschi saranno collocati in ordine cronologico di massima, ma non cercheremo di connettere queste specie e creare un albero evolutivo. Noi semplicemente non sappiamo ancora come alcuni di questi reperti si riferiscano l’uno all’altro “, ha dichiarato Chris Stringer, curatore principale della nuova galleria, che si aprirà venerdì. “È una misura del tasso di notevoli nuove scoperte che vengono effettuate. In un certo senso, siamo imbarazzati dalla ricchezza di fonti. E ‘certamente una grande cosa per la scienza. La nostra immagine di noi stessi, la nostra evoluzione e la nostra diffusione in tutto il pianeta sono in via di trasformazione. ”

I reperti inseriti nella nuova galleria comprendono copie dei resti di Homo Naledi e Australopithecus sediba, scoperti nelle grotte da team guidati da Lee Berger, dell’Università di Witwatersrand. La prima specie, la cui età è ancora sconosciuta, include 15 persone che Berger ritiene deliberatamente sepolti.

Per contro, la scoperta risalente al 2010 degli ominidi di Denisova, ritenuti di circa 60.000 anni fa, è stata fatta unicamente analizzando DNA osseo. Poi ci sono i resti dell’l’Homo floresiensis, scoperto nel 2003, che si ritiene sia cresciuto fino a poco più di un metro di altezza e amichevolmente chiamato Hobbit.

Nella nuova galleria verrà esposta anche la collezione del museo che comprenderà i  resti dell’Uomo di Cheddar, di 6.000 anni,  il cui scheletro è stato trovato a Cheddar Gorge, nel Somerset, così come i resti più grandi di individui che, secondo le evidenze, furono divorati da cannibali . Inoltre, il teschio dalla Cava Forbes di Gibilterra, che si ritiene essere appartenuto ad un adulto di sesso femminile di Neanderthal: è stato studiato da Darwin, che lo chiamò “meraviglioso”.

Si ritiene che la causa del recente drammatico aumento di reperti paleontologici  sia in parte connessa con l’apertura di nuovi territori di ricerca. La caduta dell’apartheid ha contribuito a rendere il Sudafrica una mecca per le ricerche paleontologiche. Tuttavia, il driver principale è stato senza dubbio quello tecnologico. In particolare, la capacità di determinare la composizione genetica di un fossile da pochi grammi di osso ha trasformato le capacità dei ricercatori di distinguere le specie e identificarne di nuove.

Ad esempio, nel 2010 gli scienziati – dopo aver analizzato minuscoli pezzi di ossa umane e di denti provenienti dalla grotta di Denisova nei monti Altai, in Siberia – si resero conto che contenevano DNA di una specie finora sconosciuta di umano. Questi ominidi, ora conosciuti come Denisova, sono apparentati con gli uomini di Neanderthal, ma hanno trasmesso una piccola percentuale del loro DNA a gruppi di esseri umani moderni, tra melanesiani e aborigeni australiani.

“I pezzi di ossa erano piccoli, e anche se la squadra continuò gli scavi per lungo tempo e avevano raccolto reperti, non c’era modo di poter conoscere se questi provenivano da un nuovo tipo di essere umano fino a quando la tecnologia del DNA ha rivelato la verità” aggiunge Stringer.

Dente molare rinvenuto nella grotta di Denisova, monti Altai, Siberia. La scoperta è stata annunciata nel marzo 2010, quando al termine della completa analisi del DNA mitocondriale è stato ipotizzato che possa trattarsi di una nuova specie. Questo ominide è vissuto in un periodo compreso tra 70.000 e 40.000 anni fa in aree popolate da uomini di Neanderthal e sapiens; ciononostante, la sua origine e la sua migrazione apparirebbero distinte da quelle delle altre due specie, e il mtDNA del Denisova risulterebbe differente dai mtDNA di H. neanderthalensis e H. sapiens.(Foto: David Reich et al/Nature)

Dente molare rinvenuto nella grotta di Denisova, monti Altai, Siberia. La scoperta è stata annunciata nel marzo 2010, quando al termine della completa analisi del DNA mitocondriale è stato ipotizzato che possa trattarsi di una nuova specie. Questo ominide è vissuto in un periodo compreso tra 70.000 e 40.000 anni fa in aree popolate da uomini di Neanderthal e sapiens; ciononostante, la sua origine e la sua migrazione apparirebbero distinte da quelle delle altre due specie, e il mtDNA del Denisova risulterebbe differente dai mtDNA di H. neanderthalensis e H. sapiens.(Foto: David Reich et al/Nature)

Tra le ulteriori tecniche moderne vi è l’uso di Google Earth per la ricerca di siti promettenti per nuovi scavi, come nel caso di scienziati quali Lee Berger, o l’uso di droni che hanno iniziato ad avere un certo impatto nel le indagini per gli antichi resti umani. Un progetto recentemente lanciato in Kenya – dove alcuni tra i più importanti reperti fossili sono stati trovati- permette al pubblico di svolgere un ruolo nella ricerca di nuovi siti. Ad esempio, nell’ambito del progetto scientifico cittadino online, Fossilfinder, alcuni volontari vagliano centinaia di migliaia di immagini del bacino Turkana,un’area chiave di fossili dei primi antenati umani, scattate da droni e aquiloni.

“Il tasso di nuovi reperti fossili non sta andando a diminuire, il che è una gran cosa per comprendere l’evoluzione della nostra specie, ma rende le cose difficili quando si progetta una galleria di evoluzione umana”, dice Stringer. “E’ chiaro che dovremo essere flessibili e aspettarci l’inaspettato.”

The guardian

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