Petronilla e altre streghe d’Irlanda

 Il 3 novembre 1324, Petronilla de Meath divenne la prima donna ad essere bruciata sul rogo in Irlanda, accusata di stregoneria. Prima di allora nessuna cronaca registra casi simili e gli stessi cronisti contemporanei testimoniano che si trattò del primo caso: per lungo tempo fu anche l’unico. In totale si contano 3 o 4 casi del genere fino al XVIII secolo in tutta l’Irlanda.

Sembra che l’isola fosse immune dalla malattia che per secoli causò torture e morte a migliaia di streghe e stregoni in tutta Europa.

La “stregoneria” nei codici ecclesiastici

Il processo di Petronilla si basò sulla legge ecclesiastica del tempo per cui la stregoneria era considerata un’eresia , mentre nella “common law” inglese veniva generalmente considerata un reato minore.

Nel periodo di cui parliamo, del resto, la Common Law non era applicata in tutta l’Irlanda, ma anzi pressoché soltanto nell’area di Dublino, a cui si limitava in quel tempo il dominio inglese, fortemente osteggiato nel resto dell’isola dalla classe dominante in Irlanda, gli Hiberno-Normanni.
La tradizione ecclesiastica, per contro, possedeva da secoli indicazioni sulle punizioni da comminare a maghi, incantatori, indovini e simili.

Penitenziale di Teodoro, VII secolo Versione conservata alla Biblioteca di Vienna, folio 2v
Penitenziale di Teodoro, VII secolo Versione conservata alla Biblioteca di Vienna, folio 2v

Il primo testo che nomina le arti stregonesche nelle Isole Britanniche è il Penitenziale di Teodoro del VII secolo, attribuito a Teodoro di Tarso, Arcivescovo di Canterbury (602 – 19 settembre 690) che indica le adeguate penitenze, suddividendo peccati e peccatori in numerose categorie. Quella relativa alla stregoneria appare straordinariamente dettagliata e prende in considerazione una varietà di ambiti e tecniche in cui tali maghi parevano essere coinvolti.

Tra quelle più curiose è da evidenziare “coloro che provocano tempeste”, assieme ai più comuni casi di  chi “lavora per la distruzione delle persone o cerca di ottenere il loro amore”, chi “consulta gli indovini” ma anche “chi prega presso alberi, fonti, pietre o qualunque altro luogo che non sia la Chiesa di Dio” o chi “alle Calende di gennaio assuma aspetto bestiale, coprendosi con pelli e teste animali”.
A seguire, anche il Confessionale di Egberto dell’ VIII secolo prevedeva pene per “le donne che esercitassero la stregoneria”.

Confessionale di Egberto, VIII secolo Versione manoscritta dell'anno 1000 circa, conservata in Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 554, fol. 5r
Confessionale di Egberto, VIII secolo Versione manoscritta dell’anno 1000 circa, conservata in Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 554, fol. 5r

Così come nei canoni ecclesiastici emanati sotto il re Edgar nel X secolo si consiglia vivamente che:
“ogni sacerdote con zelo promuova il cristianesimo e spenga totalmente il paganesimo, e vieti il culto delle fonti, la necromanzia, le divinazioni, gli incantesimi, il culto dell’uomo, le pratiche vane svolte con vari incantesimi e con luoghi sacri e sambuco, e anche con diversi altri alberi, e con pietre, e con molte diverse illusioni, con i quali gli uomini fanno molto di quello che non dovrebbero”.

Fino a questo momento le punizioni previste sono di entità relativamente modesta: per esempio l’obbligo di alimentarsi con soli pane ed acqua per periodi di durata variabile e altre penitenze di questo tenore.

La stregoneria era considerata un residuo pagano, e fu come tale proscritta dalle leggi ecclesiastiche,  mai dubitando della sua esistenza. L’orrore che suscitava era relativo al rapporto presunto con “spiriti” o “demoni”, spesso oggetti di idolatria, ma non troviamo alcuna traccia in questi testi di quei patti con il Maligno, che divennero così centrali in seguito.

La stregoneria nei codici secolari

Frontespizio del manoscritto della Vita di Beda di Saint Cuthbert che Æthelstan presentò alla comunità di Saint Cuthbert, probabilmente nel 934. Æthelstan, fu il primo re di tutta l'Inghilterra dal 927al 939. L'immagine è il primo ritratto di un re inglese che indossa una corona. Æthelstan fu incoronato a Kingston on Thames, una delle prime incoronazioni inglesi registrate, domenica 4 settembre 925. [MS 183, folio 1v] Biblioteca Parker, Corpus Christi College, Cambridge
Frontespizio del manoscritto della Vita di Beda di Saint Cuthbert che Æthelstan presentò alla comunità di Saint Cuthbert, probabilmente nel 934. Æthelstan, fu il primo re di tutta l’Inghilterra dal 927 al 939. L’immagine è il primo ritratto di un re inglese che indossa una corona. Æthelstan fu incoronato a Kingston on Thames, una delle prime incoronazioni inglesi registrate, domenica 4 settembre 925. [MS 183, folio 1v] Biblioteca Parker, Corpus Christi College, Cambridge

Le leggi secolari la consideravano invece uno strumento per infliggere danni e veniva paragonata al ferimento o all’omicidio.

Nelle leggi dei secoli successivi, seguendo ancora questa linea, si possono leggere i seguenti provvedimenti:
sotto il re Æthelstan (894 – 939) : “Riguardo a stregoneria, lyblac e morþdoer, (ovvero incantesimi e assassini) ho comandato che se qualcuno dovesse essere ucciso in questo modo e l’accusa non potesse essere negata, che si ritenga responsabile con la sua vita. Se dovesse negarlo e risultasse colpevole dopo la triplice ordalia, allora trascorrerà 120 giorni in prigione, dopo i quali si permetterà che i suoi parenti vengano a prenderlo, paghino 120 scellini al re, paghino il wer (guidrigildo) ai parenti (del defunto) e diano borh (garanzia) per lui che desisterà per sempre da simili cose”. (Leggi di Æthelstan )

Ribadiscono gli stessi criteri sia re Æthelred (968 – 1016) che re Cnut (994 – 1035), il quale aggiunge però anche elementi non direttamente attinenti ad eventi delittuosi, ma che restringono, come diremmo oggi, le libertà di culto.
“Proibiamo fermamente ogni paganesimo. Cioè che gli uomini adorino gli idoli, gli dei pagani, il sole o la luna, fuoco o fiumi, pozzi d’acqua o pietre, o foreste di qualsiasi tipo ; o amino la stregoneria, o promuovano la morþ-opera in alcun modo; o con blot (sacrifici), o con  fyrht (divinazione) , o eseguano qualsiasi cosa relativa a tali illusioni.”

Dal XII secolo in poi i riferimenti alla stregoneria aumentano in Inghilterra e in tutta Europa. Risalgono a questo periodo le prime allusioni a grandi assemblee di streghe, preludi dei Sabba stregoneschi.  Giovanni di Salisbury (1120-1180) parla della credenza popolare in uno spirito chiamato Erodiade, che convoca le streghe alle riunioni  notturne, dove fanno festa e ogni genere di pantomime.
Da qui in avanti si hanno frequenti riferimenti a Erodiade o Diana o Habundia che viene anche citata nel Roman de la Rose di fine XIII secolo.

La stregoneria in Irlanda

Book of Kells, Incipit del vangelo di Giovanni, folio 292r. Circa 800.
Book of Kells, Incipit del vangelo di Giovanni, folio 292r. Circa 800.

Da questa breve panoramica osserviamo che da nessuno dei codici citati, né ecclesiastico né civile, risulta una particolare persecuzione della stregoneria, ma soprattutto nessuno dei testi citati nasce dall’ambiente religioso o culturale irlandese. Abbiamo elencato documenti emanati da autorità sassoni o danesi, come re Cnut, fino alla poetica francese, ma che rilevanza aveva la stregoneria nelle leggi e regole sociali irlandesi?

La Chiesa Irlandese, fin dagli esordi nel V secolo, compì uno sforzo per sradicare le convinzioni relative all’esistenza della stregoneria. Se nei documenti finora citati appare ovvio che maghi, streghe e incantesimi siano reali e appartengano al quotidiano, nel Primo Sinodo di San Patrizio, tenuto secondo gli studiosi tra la fine del V e il VI secolo, leggiamo:

“Un cristiano che creda all’esistenza nel mondo di qualcosa come una lamia, cioè una strega (striga), deve essere maledetto: chiunque getti un’anima vivente sotto tale reputazione non deve più essere accolto nella Chiesa prima che abbia annullato con la sua stessa parola il crimine che ha commesso, e abbia fatto penitenza con ogni diligenza.”

The First Synod of Saint Patrick, in L. Bieler,  The Irish Penitentials, Dublin 1975

La Chiesa Celtica alla sua nascita adotta quindi un atteggiamento di condanna e scomunica verso gli accusatori, e non verso gli accusati. Ma non vi sono molti altri documenti che confermino o smentiscano questa primitiva posizione.

Il problema delle fonti

Tale scarsità di documentazione viene dai vari autori attribuita a numerosi fattori: l’estraneità dell’Irlanda alla cultura romana e di conseguenza la sua perdurante tradizione orale rispetto a quella scritta, soprattutto per quanto riguarda aspetti giuridici e legali, affidati ai brehon. La nascita quindi di una letteratura, prevalentemente annalistica, non antecedente l’VIII secolo. Numerosi eventi catastrofici a carico degli archivi ecclesiastici durante le invasioni nordiche prima e la rivoluzione protestante nel XVI e XVII secolo successivamente.
Gli Archivi diocesani in Irlanda, infatti, non risalgono se non al 1829, anno della Emancipazione cattolica. Fuori di Dublino, ove a ragione delle sue condizioni particolari la documentazione è meglio conservata, non esiste quasi nulla negli Archivi vescovili che risalga a prima del 1850.
Non ultimo l’evento occorso durante la rivoluzione irlandese dello scorso secolo. Il 13 aprile 1922 nel caos dei combattimenti, l’Archivio di Stato a Dublino fu interessato da una grande esplosione. Migliaia di documenti, riguardanti mille anni di storia irlandese, laica e religiosa, furono persi per sempre.

Gli studi di Seymour

Pochi studiosi si sono avventurati nel dare una spiegazione al fenomeno della quasi totale assenza di persecuzione alla stregoneria in terra irlandese. Il primo fu St. John D. Seymour con il suo Irish Witchcraft and Demonology” del 1913, quando l’archivio di Dublino era ancora attivo per le sue ricerche. Una delle sue tesi è che la visione negativa di alcune pratiche tradizionali e popolari fosse un portato e un sottoprodotto della cultura romana e che non attecchisse in Irlanda, almeno fino all’arrivo degli Anglo -Normanni.

“Dall’invasione anglo-normanna in giù il paese è stato diviso in due elementi opposti, il celtico e l’inglese. […]
Fu quindi nella parte anglo-normanna (e successivamente nella parte protestante) del paese che troviamo lo sviluppo della stregoneria in modo simile a quello di Inghilterra o del Continente […] l’elemento celtico aveva le sue credenze superstiziose, ma queste non si svilupparono mai in questa direzione. In Inghilterra e in Scozia durante il medioevo e periodi successivi della sua esistenza, la stregoneria era un’offesa contro le leggi di Dio e dell’uomo; nell’Irlanda celtica i rapporti con l’invisibile non erano considerati con tale orrore, e anzi avevano la sanzione delle consuetudini e dell’antichità. In Inghilterra, dopo la Riforma, raramente troviamo membri della Chiesa Cattolica Romana che prendono una parte rilevante nei casi di streghe, e questo è altrettanto vero per l’Irlanda dalla stessa data.”

St. John D. Seymour, Irish Witchcraft and Demonology, 1913, cap.I, pp. 3,4

Donne condannate al rogo Rudolf Cronau. (1919)
Donne condannate al rogo Rudolf Cronau. (1919)

“Per dirla in altre parole, la stregoneria medievale era un sottoprodotto della civiltà dell’Impero Romano.
La civiltà irlandese si sviluppò lungo altre linee più barbariche, di conseguenza, quando gli Anglo-Normanni arrivarono, scoprirono che i Celti nativi non avevano alcuna predisposizione ad accettare la visione della strega come un emissario di Satana e un nemico della Chiesa, sebbene credessero pienamente nelle influenze soprannaturali sia del bene che del male, e accreditavano i loro Bardi e Druidi con il possesso di poteri al di là dell’ordinario.”

St. John D. Seymour, Irish Witchcraft and Demonology, 1913, cap.I, pp. 7,8

La stregoneria diventa eresia

A prescindere dai particolarismi della Chiesa Irlandese, l’atteggiamento generale dei vescovi in Europa si può sintetizzare con il contenuto del Canon episcopi, un documento di inizio X secolo comparso nell’opera del benedettino tedesco Reginone di Prüm, il De synodalibus causis et disciplinis ecclesiasticis, in cui si dice:

“I vescovi e i loro ministri vedano di applicarsi con tutte le loro energie per sradicare interamente dalla proprie parrocchie la pratica perniciosa della divinazione e della magia, che furono inventate dal diavolo; e se trovano uomini o donne che indulgono a tal genere di crimini, devono bandirli dalle loro parrocchie, perché è gente ignobile e malfamata. […]
Perciò, nelle chiese a loro assegnate, i preti devono predicare con grande diligenza al popolo di Dio affinché si sappia che queste cose sono completamente false e che tali fantasie sono evocate nella mente dei fedeli non dallo spirito divino ma dallo spirito malvagio. Infatti, quando Satana, trasformandosi in angelo della luce, prende possesso della mente di ognuna di queste donnicciole e le sottomette a sé a causa della loro infedeltà e incredulità, subito egli assume l’aspetto e le sembianze di diverse persone e durante le ore del sonno inganna la mente che tiene prigioniera, alternando visioni liete a visioni tristi, persone note a persone ignote, e conducendola attraverso cammini mai praticati; e benché la donna infedele esperimenti tutto ciò solo nello spirito, ella crede che avvenga non nella mente ma nel corpo.”

In sostanza il giudizio sulle pratiche stregonesche è che si tratti di illusioni fuorvianti e chi le segua va bandito (non si comprende se fisicamente o moralmente) dalla comunità parrocchiale. Per la nostra lettura di posteri il testo si attiene a prudenza e repressione moderata di un fenomeno attribuito per lo più a ignoranza e superstizione, residui popolari di subculture pagane.

I Catari espulsi da Carcassonne nel 1209. Illustrazione da BL Cotton MS Nero E II Grandes Chroniques de France
I Catari espulsi da Carcassonne nel 1209. Illustrazione da BL Cotton MS Nero E II Grandes Chroniques de France, folio 20v, 1415, Francia, ( attualmente British Library)

A partire dall’XI secolo la Chiesa deve rivolgere la sua attenzione ai moti di contestazione, come quello dei Patarini a Milano e quello degli Arnaldisti a Brescia, e quello più noto e di portata europea dei Catari, contro i quali è ben nota la crociata di sterminio bandita da  Innocenzo III e culminata nel 1244 con la caduta dell’ultima roccaforte di Montségur, nel sud della Francia.
Nel 1184 papa Lucio III con la bolla Ad abolendam scomunica questi movimenti assieme al movimento Valdese.

Nel 1233, papa Gregorio IX istituisce l’Inquisizione contro l’eresia.

La necessità di segretezza con cui questi gruppi, decretati ereticali, erano costretti ad incontrarsi e professare la propria fede, fece crescere le calunnie su di loro, associando ai loro ritrovi ogni genere di nefandezze già immaginate per i Sabba stregoneschi. I primi ad essere tacciati, oltre che di eresia, anche di stregoneria furono proprio i Valdesi.

Tra le accuse mosse ai Valdesi in un testo anonimo del XIV secolo vi sono i seguenti punti

“Che hanno compiuto atti impuri e cerimonie nelle loro riunioni;  che il diavolo è apparso loro sotto forma di un gatto e che lo baciarono sub cauda e che cavalcavano su bastoni unti con un certo unguento, che li portava in un attimo al luogo di destinazione.”

MS. Cotton. Julius D, xi. fol. 84, r°. in Reliquiae Anticae, Libro I, p. 247

Le accuse per stregoneria non si tinsero del carattere oscuro che in seguito hanno assunto, fino a quando non furono inserite come parte delle accuse contro gli eretici, e sotto il papato di Giovanni XXII divennero ancora più pericolose, venendo usate come mezzo di vendetta personale o politica. I processi contro gli eretici videro anche, nel XIII secolo, l’introduzione della tortura, pratica non ammessa dalla Chiesa fino ad allora e la cui condanna era presente anche nel corpo di canoni giuridici raccolti dal monaco Graziano del XII secolo.
Molti commentatori addebitano questo episodio di “caccia alle streghe” ante-litteram alla bolla “Super illius specula” di Gregorio XXII, ma tale documento fu emesso due o tre anni dopo i fatti di Kilkenny, nel 1326 o 27.

Fredegonda fa giustiziare Ennio Mummolo e alcune donne accusandole di stregoneria per aver avvelenato il figlio Teodorico – miniatura dalle “Chroniques de France ou de Saint-Denis”, 1332-1350
Fredegonda fa giustiziare Ennio Mummolo e alcune donne accusandole di stregoneria per aver avvelenato il figlio Teodorico – miniatura dalle “Chroniques de France ou de Saint-Denis”, 1332-1350

In questo quadro si inserisce

L’anomala storia di Petronilla

Petronilla de Meath, aveva circa 24 anni quando, nel 1324, fu accusata e condannata per complicità con Alice Kyteler, al cui servizio lavorava.
Alice Kyteler era il vero bersaglio delle accuse.
Unica ereditiera di una famiglia anglo-normanna di estrazione fiamminga, era una ricca proprietaria terriera. Sposò giovanissima William Outlaw banchiere, usuraio e sindaco di Kilkenny, da cui ebbe un figlio anch’egli di nome William che divenne in seguito sindaco della città a sua volta. Deceduto il primo marito sposò Adam le Blound, banchiere e usuraio, il quale lasciò tutto in eredità ad Alice e William, diseredando i propri figli.
Rimasta nuovamente vedova sposò un ricco uomo di Tipperary, Richard de Valle e quando anch’egli decedette, Alice citò il figlio di precedente letto di quest’ultimo per ottenere il suo dovario. Infine sposò il baronetto Sir John le Poer, che dopo qualche tempo iniziò a soffrire di una strana malattia che lo rendeva debole ed emaciato e gli fece perdere tutti i peli e i capelli.
A questo punto i suoi vari figliastri si allearono per accusarla di praticare magia, omicidio e stregoneria. La vera ragione probabilmente fu il potere e la ricchezza che Alice Kyteler aveva acquisito a danno dei legittimi eredi e, forse, con pratiche illecite ma anche la cattiva fama che aveva l’attività dell’usura da lei condotta assieme almeno a due mariti.

La denuncia fu portata al vescovo di Ossory, Richard de Ledrede che mosse sette accuse contro Alice Kyteler e i suoi associati:

… che stavano negando Cristo e la chiesa; che hanno squartato animali e disperso i pezzi ai quadrivi come offerte a un demone chiamato figlio dell’Arte in cambio del suo aiuto; che rubarono le chiavi della chiesa e vi presero riunioni di notte; che nel cranio di un ladro posero gli intestini e gli organi interni di galli, vermi, unghie tagliate da cadaveri, peli dai glutei e vestiti di bambini morti prima di essere battezzati; che da questa miscela hanno preparato pozioni per incitare le persone ad amare, odiare, uccidere e affliggere i cristiani; che Alice stessa aveva un certo demone come incubo da cui si permetteva di essere conosciuta carnalmente e che le appariva come un gatto, un cane nero arruffato o come un uomo nero da cui ha ricevuto la sua ricchezza; e che Alice aveva usato la sua stregoneria per uccidere alcuni dei suoi mariti e per infatuare gli altri, con il risultato che loro avevano dato tutti i loro beni a lei e a suo figlio.

(da Bernadette Williams, “The Sorcery Trial of Alice Kyteler”, History Ireland Vol. 2, No.4 Winter, 1994, pp. 21-22.)

Molte di queste accuse erano tipiche dell’epoca e furono inventate basandosi sulla superstizione e su un intenzionale tentativo di sopprimere e distorcere antiche pratiche e cure tradizionali, ma il primo capo d’accusa fu importante per accendere l’attenzione del vescovo Richard de Ledrede.

La prima canzone di Natale che appare nel Libro Rosso di Ossory scritta dal Vescovo Richard de Ledrede nel XIV secolo. RCB Library D11/1.2, folio 70.
La prima canzone di Natale che appare nel Libro Rosso di Ossory scritta dal Vescovo Richard de Ledrede nel XIV secolo. RCB Library D11/1.2, folio 70. Il libro è stato digitalizzato nel dicembre 2017 ed è visibile quest link

I complici di Alice Kyteler furono individuati in una decina; a parte il figlio William, tutti gli altri erano suoi dipendenti. Petronilla, di cui non conosciamo le origini ma solo che probabilmente fosse nata nella contea di Meath, poiché “de Meath” non era il cognome della famiglia ma indicazione della provenienza, lavorava come serva nella locanda di proprietà di Alice a Kilkenny, assieme alla figlia Sarah , che qualcuno invece registra come Basilia. Non si fa menzione di un marito e alcuni fatti successivi suggerirono che il padre fosse proprio William, figlio di Alice.
I nomi di questi oscuri personaggi li vogliamo ricordare e sono Robert di Bristol, un impiegato, John Galrussyn, Ellen Galrussyn, Syssok Galrussyn, William Payn de Boly, Alice la moglie di Henry il Fabbro, Annota Lange e Eva de Brownestown.

Guerra di potere

Il Vescovo de Ledrede ci ha lasciato una ampissima relazione del procedimento nel suo A Contemporary Narrative of the Proceedings Against Dame Alice Kyteler: Prosecuted for Sorcery in 1324  e ne abbiamo quindi un resoconto di prima mano, in cui, curiosamente, le accuse, le prove e persino i destini finali degli accusati appaiono come note marginali, mentre emerge centrale e dominante un conflitto tra ruoli ecclesiastici e civili nella città di Kilkenny.

Richard de Ledrede era un francescano di Londra, ordinato vescovo da Gregorio XXII nel 1318 ad Avignone e destinato alla diocesi di Ossory, di cui Kilkenny era una parte importante.
Quando venne a conoscenza dei fatti di Kilkenny egli scrisse al cancelliere del re per l’Irlanda per ordinare la cattura degli imputati. La questione se il potere secolare dovesse arrestare un eretico, unicamente su richiesta e per autorità di un vescovo o di un inquisitore, era precisamente il problema in questo caso.

Il cancelliere era Roger Outlaw, priore dell’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme a Kilmainham e parente del primo marito di Alice, probabilmente suo fratello. Egli rifiutò la richiesta di Ledrede per l’arresto di Alice con la motivazione che non poteva essere emesso mandato fino a quando non si fosse tenuta una pubblica accusa, le streghe fossero state scomunicate e fossero trascorsi quaranta giorni.
Il cancelliere inoltre invitò il vescovo a soprassedere.

Un'interpretazione moderna di Alice Keyteler
Un’interpretazione moderna di Alice Kyteler

Ledrede ovviamente non accettò il consiglio ma intimò ai sospettati di presentarsi presso di lui: Alice Kyteler fuggì da Kilkenny. Questo non fermò il prelato che scomunicò i presenti e anche gli assenti in contumacia.
La più alta carica giuridica della città, il Siniscalco Arnold Le Poer, legato di stretta amicizia con William Outlaw figlio di Alice, arrestò quindi il vescovo, presentandosi presso di lui con lo sceriffo Stephen Le Poer, di un ramo minore della stessa famiglia di Arnold, e uomini armati e muniti di corni. Se il prelato avesse opposto resistenza, minacciò, avrebbe fatto suonare i corni ai suoi uomini dando pubblico risalto all’increscioso incidente.
Ledrede esaminò il sigillo e lo fece esaminare ai presenti, conservandolo poi in tasca, e si assicurò che l’arresto avvenisse secondo le regole, pensando di servirsi di ogni mezzo per dimostrare in seguito che il potere giuridico laico si era macchiato di un abuso, contravvenendo al decretale Si quis suadente che proibiva atti violenti su religiosi. Rifiutò anche il rilascio su cauzione, non volendo legittimare l’arresto stesso.

Il vescovo restò in prigione diciassette giorni, il che servì a far scadere i termini entro cui William Outlaw doveva presentarsi a lui. Nel frattempo Ledrede lanciò l’interdizione sulla propria diocesi, per cui nessun battesimo, matrimonio o funerale poteva essere eseguito. Inscenò inoltre la prima di una numerosa serie di atti plateali facendosi portare in prigione l’ostia consacrata, volendo mostrare che lo stesso Gesù Cristo fosse stato nuovamente incarcerato.
La seconda scena plateale avvenne quando, essendo stato rilasciato, si rifiutò di farlo nel modo in cui era entrato, ma pretese i propri paramenti e uscì dalla cella in una vera e propria processione di chierici e laici.

Ritratto di Alice Kyteler by Paddy Shaw (2004)
Ritratto di Alice Kyteler by Paddy Shaw (2004)

Appena abbandonata la prigione Ledrede rinnovò agli imputati l’ordine di presentarsi, ma ancora una volta, prima che scadessero i termini, gli venne recapitato l’ordine di recarsi a Dublino al cospetto del Gran Giustiziere, una sorta di primo ministro per l’Irlanda, per giustificare l’interdizione lanciata sulla propria diocesi e rispondere delle lamentele mossegli da parte di Arnold le Poer.

Il vescovo rifiutò di recarsi a Dublino adducendo la motivazione che avrebbe dovuto transitare sulle terre di proprietà di Le Poer, cosa che non riteneva sicura per la propria persona.
La scusa non fu ritenuta accettabile e il suo diretto superiore ecclesiastico, il vicario per l’arcivescovo di Dublino , rimosse d’ufficio l’interdizione.

“Un vagabondo ignorante di basse origini che viene dall’Inghilterra”

Successivamente il tenace vescovo si presentò al Siniscalco Le Poer durante una pubblica seduta della sua corte a Kilkenny, presentandosi vestito di tutti i paramenti vescovili, accompagnato da Domenicani, Francescani e l’intero capitolo della cattedrale, sollevando in mano l’ostia benedetta e forzando l’ingresso nella sala della corte. Chiese quindi formalmente che venissero arrestati i presunti eretici, ma Le Poer rifiutò apertamente ordinando alle guardie di trattenerlo dietro il banco, ovvero nella zona riservata al pubblico, apostrofandolo “un vagabondo ignorante di basse origini che viene dall’Inghilterra”.

Egli allora alzando l’ostia sostenne che “mettere Cristo dietro la sbarra era una cosa non più vista dai tempi di Ponzio Pilato”e chiese a Le Poer di leggere il decretale che a suo giudizio gli conferiva l’autorità per esigere dal potere laico l’arresto degli eretici, ovvero l’Ut inquisitionis del 1298. Ledrede, sollevando in alto una copia del documento ecclesiastico, affermò che sebbene Le Poer come cavaliere sapesse leggere poco, senz’altro avrebbe potuto leggere il documento per non dover poi recriminare di non essere informato in materia. Il Siniscalco di rimando gli rispose di “portare la sua bolla papale in chiesa e tenere là i suoi sermoni!”

Effigie del Vescovo de Ledrede, c. 1361, Cattedrale di St. Canice, Kilkenny
Effigie del Vescovo de Ledrede, c. 1361, Cattedrale di St. Canice, Kilkenny

Tentò quindi di farlo allontanare con la forza ma Ledrede sollevava l’Ostia in quel momento, quindi la violenza non sarebbe stata rivolta solo a lui ma al corpo di Cristo. Pertanto il vescovo si allontanò coi suoi tempi e i suoi modi rinnovando l’ordine di arresto su William Outlaw e Alice Kyteler.

A questo punto fu Alice Kyteler a denunciare il vescovo per diffamazione nei suoi confronti, avendola scomunicata senza convocazione o condanna. Appellandosi per queste ragioni alla Corte di Dublino, dove aveva altre influenti amicizie, fece sì che questa convocasse il vescovo.

Anche questa volta il vescovo non si presentò di persona, ma inviò un suo procuratore, adducendo la motivazione che a Dublino la Kyteler era circondata da molti amici, con cui di norma sedeva alle assemblee pubbliche di maggiorenti e proprietari terrieri.

Ledrede alla fine comparve davanti al tribunale di Dublino, ma solo quando fu certo che avrebbe avuto supporto. Il cancelliere inviò una lettera, con il grande sigillo del re, che convocava il vescovo ad apparire al parlamento di Dublino di fronte al Giustiziere d’Irlanda e dei signori temporali e spirituali, furono pertanto presenti anche tutti gli altri vescovi, oltre ad Arnold Le Poer e William Outlaw.

Le Poer ribadì le sue posizioni con un discorso che chiarisce il vero scenario di tutta la faccenda:

“Se un vagabondo dell’Inghilterra ha ottenuto la sua bolla alla corte del papa, noi non dobbiamo obbedire a meno che non ci sia imposto dal sigillo del re. Come ben sapete, non sono mai stati trovati eretici in Irlanda, che è sempre stata chiamata l’Isola dei Santi. Ora questo straniero viene dall’Inghilterra e dice che siamo tutti eretici e scomunicati … La diffamazione di questo paese colpisce tutti noi, quindi dobbiamo tutti unirci contro quest’uomo “

La tomba del Vescovo de Ledrede, c. 1361, Cattedrale di St. Canice, Kilkenny
La tomba del Vescovo de Ledrede, c. 1361, Cattedrale di St. Canice, Kilkenny

A dispetto dell’appello alla solidarietà tra anglo-irlandesi contro l’inglese Ledrede, Le Poer ebbe la peggio contro l’autorità ecclesiastica a cui fu concesso di procedere a Kilkenny.
Alice Kyteler percependo che l’opinione pubblica le era avversa, fuggì a Dublino e da lì verso l’Inghilterra o le Fiandre. Secondo John Clyn, un cronista francescano di Kilkenny, portò con sé la figlia di Petronilla, alimentando il sospetto che si trattasse della figlia illegittima di suo figlio William.
Quest’ultimo dovette confessare e inginocchiarsi al vescovo, ma i suoi influenti amici riuscirono a convertire la punizione in una serie di ammende tra cui occuparsi del cibo per i poveri, assistere a tre messe al giorno per un anno e provvedere economicamente alla copertura in piombo  della Cattedrale di St. Canice. Quando William Outlaw tentò di sottrarsi agli obblighi fu nuovamente imprigionato finché si adeguò ad adempiere le punizioni assegnategli, che furono maggiorate di una visita in Terra Santa, partendo con la prima nave disponibile, e aumentando la parte di copertura del tetto che doveva finanziare. Nel 1332 il peso del piombo fece crollare il tetto di St. Canice.

Ordalia dell'acqua fredda.
Ordalia dell’acqua fredda. L’accusato veniva legato e gettato nell’acqua, se avesse galleggiato sarebbe stato considerato colpevole. Dettaglio dal manoscritto Cml LXXIII “Rituale Lambacense” f. 64v, fine del XII secolo, Biblioteca dell’Abbazia di Lambach

Tutti gli altri furono imprigionati, interrogati e torturati. La tortura, ammessa dalle leggi ecclesiastiche, era proibita dalle leggi laiche. Tutti gli accusati ammisero che a capo della congrega stava Alice Kyteler.
Petronilla fu frustata sei volte (secondo Ledrede “frustata attraverso sei parrocchie”),  e confessò tutte le accuse, aggiungendo particolari di ogni sorta, superando le accuse stesse . Fu condannata ad essere bruciata sul rogo come eretica, omicida e strega davanti a una grande folla di spettatori a Kilkenny il 3 novembre 1324.

Il francescano John Clyn registrò la sua morte, “Petronilla de Midia … fu condannata per stregoneria e sacrifici ai demoni, consegnata alle fiamme e bruciata. Inoltre prima di lei anche nei tempi antichi non si era né visto né sentito parlare di qualcuno che ha subito la pena di morte per eresia in Irlanda “.

Il vescovo lo annota senza grande enfasi, dando però molto spazio alle numerose e fantasiose confessioni rilasciate dalla poveretta. Per tutti gli altri accusati viene riportata una breve lista, senza nomi, in cui si descrivono i loro destini “alcuni furono mandati al rogo, altri esiliati, altri fustigati pubblicamente, altri fecero pubblica ammenda indossando un saio su cui era segnata una croce, altri fuggirono senza essere ancora ritrovati”.

Appare evidente che in questo burrascoso episodio giocarono affari di famiglia, interessi economici, legami di classe, caratteri dispotici e la lotta tra ibero-normanni e anglo-normanni, nonché lotte per il predominio tra poteri laici ed ecclesiastici. A salire sul rogo furono dei meri capri espiatori che avvalorassero la superiorità del vescovo.

La stregoneria c’entrava veramente poco, ma se consideriamo che prima di allora non vi erano stati casi del genere e che questo destò scalpore per i nomi importanti coinvolti e per la punizione estrema che fu applicata, possiamo comprendere come il terrore dell’Inquisizione e della Stregoneria penetrarono da quel momento nell'”Isola dei Santi”.

Arnold Le Poer, che tanta parte aveva avuto in tutta la vicenda, fu il successivo bersaglio della vendetta del vescovo. Pur protetto dal priore di Kilmainham, Arnold fu scomunicato e morì in prigione nel 1331; il suo corpo giacque insepolto per lungo tempo.
Qualche anno più tardi, de Ledrede fu a sua volta accusato di eresia da parte del prelato Alexander de Bicknor ed esiliato dalla città, dove ritornò, riacquistati i favori reali, nel 1339. Terminò la propria vita e il suo lungo e disordinato episcopato nel 1360 e fu sepolto nella cappella di S. Canice sul lato nord dell’altare maggiore.

Il Kyteler's Inn, la locanda in cui Petronilla lavorava per Alice Kyteler, a Kilkenny
Il Kyteler’s Inn, la locanda in cui Petronilla lavorava per Alice Kyteler, a Kilkenny

Oggi la locanda in cui Petronilla lavorava per Alice Kyteler è ancora in uso ed è diventata un’attrazione turistica. Alcuni ospiti hanno affermato di aver visto il fantasma di una signora sul posto e sebbene questa apparizione sia spesso citata come Lady Kyteler stessa, ci si deve chiedere se Petronilla de Meath non abbia molti più motivi della sua antica padrona per vagare inquieta nei luoghi dove visse e morì.

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