Sutton Hoo: il tesoro e il mistero

Sutton Hoo è un luogo fondamentale per gli studiosi del periodo alto-medievale inglese e del popolo Anglo-Sassone. E’ un luogo in cui tesori e misteri si mescolano all’avventura del suo ritrovamento.

Il sito 

Sutton Hoo è il nome di un sito in cui è stato rinvenuto un gruppo di sepolture anglosassoni comprendente 18 tumuli. Siamo nella contea del Suffolk, Inghilterra sud orientale, sulla sponda orientale del fiume Deben, al di là della baia di Woodbridge, a circa 11 km dal mare.

La scoperta

La zona sepolcrale con i tumuli visibili fu oggetto di scavi a partire almeno dal XVI secolo e fu scavata estensivamente nel XIX secolo, senza che fossero stesi resoconti dei ritrovamenti di una qualche utilità. Una testimonianza del 1860 riporta la raccolta di quasi due cesti pieni di bulloni di ferro (probabilmente i rivetti navali) durante un recente scavo in un tumulo e riferisce dell’intenzione di scavare altri tumuli. Durante gli scavi degli anni 1980 si scoprì che alcune sepolture erano state aperte nel XIX secolo e che alcune piccole piattaforme erano state montate lateralmente per permettere di osservare il sito. Edith May Pretty viveva a Sutton Hoo House ed era la proprietaria del terreno all’epoca della scoperta. Vi aveva preso dimora nel 1926, con il marito Frank. Già nel 1900 un anziano residente di Woodbridge aveva parlato di “oro segreto” nei tumuli di Sutton Hoo, e il nipote della signora Pretty, un rabdomante, trovò ripetutamente segnali di oro sepolto da quello che oggi si sa essere il tumulo della nave funeraria. La signora Pretty, dopo la morte del marito nel 1934, si interessa di spiritualismo e ritiene di aver visto in sogno una processione funeraria attorno al tumulo più ampio.  Altre fonti riportano che tale processione sia stata “vista” da alcuni amici di Edith.

Quale sia la versione corretta,  la sensazione che il tumulo nasconda qualcosa di importante si rafforza al punto che Edith nel 1937 si rivolge al curatore del museo presente nel capoluogo: l’Ipswich Museum, perché si interessi al sito e disponga uno scavo.

Basil Brown, il primo archeologo dilettante a scavare nel sito
Basil Brown, archeologo dilettante, fu il primo a scavare nel sito nel 1938

Nel 1938 Edith ottiene l’aiuto di Basil Brown, un piccolo proprietario terriero del Suffolk andato in fallimento quattro anni prima, il quale si occupava a tempo pieno dell’archeologia dei siti romani per il museo. Edith portò Brown sul sito e suggerì che iniziasse a scavare il tumulo 1, uno dei più grandi. Poiché il tumulo era stato chiaramente manomesso, dopo essersi consultato con l’Ipswich Museum, Brown aprì tre tumuli nella prima stagione di scavi, tumuli 2, 3 e 4, trovando sepolture crematorie saccheggiate in due di essi. Nel tumulo 2, il maggiore, trovò dei rivetti navali in ferro e una camera sepolcrale già aperta con frammenti di artefatti in metallo e vetro. I rituali e gli oggetti scoperti erano alquanto inusuali, e all’inizio si ritenne che fossero di epoca vichinga o degli inizi di quella anglo-sassone. Questi ritrovamenti sono ora all’Ipswich Museum. La signora Pretty insisteva che fosse effettuato uno scavo completo del tumulo 1 e, nel maggio 1939, Brown iniziò il lavoro con l’aiuto dello stalliere e del giardiniere. Scavando una trincea a partire dal lato orientale scoprì presto dei rivetti navali ancora in loco, e le dimensioni colossali della scoperta iniziarono a divenire chiare. Dopo settimane in cui rimosse pazientemente la terra dallo scafo della nave, raggiunse la camera sepolcrale e si accorse che non era stata violata; si trovava esattamente sotto il punto in cui la signora Pretty gli aveva detto di scavare un anno prima.

Basil Brown descrive così il momento in cui realizza che non si tratti di una sepoltura ordinaria: “Circa a metà giornata Jacobs … gridò che aveva trovato un pezzo di ferro … Ho subito fermato il lavoro e ho esplorato attentamente la zona … e ho scoperto cinque rivetti in posizione su quello che si rivelò essere la prora, o la poppa, di una nave”.

La Nave

mmagine della nave. Il legno del fasciame non è stato ritrovato, tuttavia, il terreno compatto della zona ha mantenuto in posizione i rivetti in ferro, dandoci la piena visione di come doveva essere l'imbarcazione in origine.
Immagine della nave. Il legno del fasciame non è stato ritrovato, tuttavia, il terreno compatto della zona ha mantenuto in posizione i rivetti in ferro, dandoci la piena visione di come doveva essere l’imbarcazione in origine.

Sebbene nessuna parte lignea originale sia sopravvissuta, lo scavo del tumulo 1 nel 1939 presentava una forma della nave perfetta. Una impronta nella sabbia aveva sostituito il legno, ma aveva anche conservato molti dettagli costruttivi e quasi tutti i rivetti in ferro di congiunzione delle assi erano rimasti nella loro posizione originale; era perciò possibile osservare quello che costituiva una sorta di fantasma della nave originale. Si trattava di una imbarcazione lunga circa 27 metri, con poppa e prua appuntite e rialzate, larga circa 4,4 metri al centro e con un pescaggio di circa 1,5 metri. Lo scafo era costruito con nove assi per lato a partire dalla chiglia, sovrapposti tra loro e saldati con rivetti. Ventisei telai in legno rinforzavano la struttura all’interno, più numerosi verso la poppa, dove era probabilmente collocato un remo per governare la nave. Questa imbarcazione in legno di quercia pesante molte tonnellate era stata fatta salire a considerevole distanza dal fiume su per la collina, la prua rivolta verso est, e calata in una fossa preparata in modo che solo le parti superiori della poppa e della prua, alte circa 4 metri rispetto al punto più basso dello scafo, si ergessero sopra la superficie del terreno. Il ponte, i banchi e l’eventuale albero presente furono rimossi. Nelle sezioni di prua e di poppa scalmi in legno sagomato a ‘Þ’ erano visibili sul bordo della nave; se fossero stati originariamente continui lungo tutta la nave, questa avrebbe avuto posto per quaranta rematori, ma erano assenti, o erano stati rimossi, nella sezione centrale, dove la camera sepolcrale era stata costruita. Lunga 5,5 metri, la camera aveva delle pareti in legno costruite alle due estremità, lo scafo formava le altre due pareti, e un tetto probabilmente spiovente come quello di una casa, montato sopra.

Le navi erano molto importanti per gli Anglo-Sassoni. I fiumi e il mare erano i loro mezzi di comunicazione. All’epoca era molto più facile viaggiare per acqua che per terra, e in quest’ottica i popoli della Danimarca e dei Paesi Bassi sarebbero stati i vicini più prossimi agli Anglo-Sassoni. L’idea stessa di una nave di sepoltura è scandinava, dimostrando che l’East Anglia – il regno anglosassone in cui la nave di Sutton Hoo è stata rinvenuta – era parte integrante di un mondo che comprendeva le moderne Danimarca, Norvegia e Svezia.

Migrazioni di Angli, Sassoni e Juti nella Britannia del V secolo

Non possiamo essere certi di come la nave di Sutton Hoo apparisse originariamente, perché la sezione centrale è stata smantellata in modo da poter costruire la camera sepolcrale. Queste illustrazioni mostrano le ipotesi ricostruttive della nave con un albero e senza albero, azionata dalla sola spinta dei remi.

prima ipotesi ricostruzione
Ipotesi con albero (Trustees of the British Museum)
seconda ipotesi ricostruzione
Ipotesi con soli remi (Trustees of the British Museum)

In realtà non è possibile definire se la nave potesse veleggiare o avesse dei remi. L’unica cosa certa è che dev’essere stata un vascello funzionante, poiché riporta tracce di riparazioni eseguite nel corso della sua vita.

La camera sepolcrale

Data l’importanza della scoperta furono presi accordi tra il British Museum, l’Ipswich Museum e il Ministry of Works per proseguire gli scavi sotto la supervisione di un archeologo di maggior esperienza. Per tutta l’estate del 1939 un gruppo condotto da Charles Phillips per l’Office of Works portò alla luce la parte centrale della camera sepolcrale e rimosse il tesoro. Mentre impressionanti tesori in oro e argento emergevano da essa, fu chiaro che ci si trovava davanti ad un ritrovamento di una camera sepolcrale risalente al VII secolo e di una qualità decisamente superiore a tutte quelle fino ad allora scoperte. In seguito il tumulo svuotato fu livellato con cespugli e zolle di terreno per proteggerlo. Durante la guerra il corredo funebre fu messo in un magazzino e il sito fu utilizzato come campo di addestramento per veicoli militari. Phillips e i suoi colleghi produssero importanti pubblicazioni nel 1940.

disegno nave
Posizione della camera sepolcrale in una ricostruzione della cerimonia di inumazione

I ricercatori non trovarono tracce del corpo e inizialmente suggerirono che la sepoltura fosse una specie di cenotafio, ovvero un monumento sepolcrale privo delle spoglie del defunto. A ciò si aggiunga il fatto che le sepolture in nave, sebbene ben note e diffuse in Scandinavia, sono molto rare in Inghilterra. Tuttavia la disposizione e il tipo del corredo, aggiunta alla conoscenza del fatto che quel tipo di terreno dissolve le ossa, lasciano pochi dubbi sul fatto che la tomba includesse originariamente il corpo, posto al centro della camera con i piedi orientati a est. Un’analisi dei contenuti di fosforo indicò la presenza di grosse concentrazioni di questo elemento nell’area in cui si suppone fosse disposto il corpo. Molto tempo dopo la sepoltura, forse molti decenni dopo, il tetto della camera collassò d’improvviso sotto il peso del tumulo, comprimendo gli oggetti all’interno di uno strato di terra. Il corpo doveva giacere sopra o all’interno di una struttura in legno lunga 2,7 metri circa, o un catafalco o una bara molto ampia, su questo le interpretazioni differiscono. Un secchio in legno con rinforzi in ferro si trovava sul lato sud della struttura, mentre nell’angolo sud-est furono poste una lampada in ferro contenente cera d’api e una piccola bottiglia in ceramica di origine nord-continentale.

Ricostruzione della camera sepolcrale
Ricostruzione della camera sepolcrale (Trustees of the British Museum)

Il Tesoro

Ricostruzione del sostegno in ferro con griglia e ganci
Ricostruzione del sostegno in ferro con griglia e ganci

Sulla parte interna della parete occidentale, verso cui era disposta la testa del cadavere, si trovavano alcuni oggetti. All’angolo nord-occidentale era disposto un sostegno in ferro con una griglia sulla sommità. L’interpretazione data è quella di un sostegno su cui appoggiare armi e armatura. Al suo fianco si trovava uno scudo circolare di circa 91,5 cm di diametro realizzato in legno di tiglio e coperto di pelle; l’umbone centrale era decorato con granati e placche sbalzate con decorazioni zoomorfe. La parte anteriore dello scudo recava due grandi emblemi con granati incastonati, uno raffigurante un uccello da preda composto da diversi metalli, l’altro un lungo drago in volo bagnato in oro. Vi erano montate anche strisce a stampaggio con decorazioni animali collegate, per la pressa usata, agli esemplari del precedente cimitero di Vendel nei pressi di Gamla Uppsala (Svezia).

Stato dello Scudo al ritrovamento
Stato dello Scudo al ritrovamento (Trustees of the British Museum)
Ricomposizione dello scudo
Ricomposizione dello scudo (Trustees of the British Museum)
Lo Scettro costituito dalla cote con il cervo montato su un'estremità
Lo Scettro costituito dalla cote con il cervo montato su un’estremità
Lo scettro ricostruito per gentile concessione di Paul Mortime
Lo scettro ricostruito per gentile concessione di Paul Mortimer

Una campanella, forse per un animale, si trovava vicina. Al centro del muro si trovava una lunga
cote, pietra per affilare,  a sezione quadrata e scolpita con facce umane su ogni lato. La massiccia cote, a quattro lati, è nota con il nome di scettro di Sutton Hoo. Rinvenuta in ottimo stato di conservazione, essa appare elegantemente scolpita, fatto che permette di ipotizzarne la funzione di rappresentazione simbolica del potere di colui che vi affilava la spada. Alle due estremità si trovano grandi pomelli e, al di sotto di ciascun pomello, sono modellati quattro volti piriformi, alcuni barbati, altri glabri, che probabilmente rappresentano gli antenati, maschili e femminili, della tribù di Wuffinga, della quale faceva parte la classe dominante del regno dell’Anglia orientale. Si ritiene che il cervo, fuso in bronzo e montato su un anello di fili di ferro attorcigliati, fosse una delle terminazioni mancanti dello scettro. Il suo corpo stilizzato presenta una testa dal carattere maggiormente naturalistico, con corna ampiamente sviluppate; se tale scultura a tutto tondo è stata realmente prodotta in una bottega anglosassone, essa costituisce, per quest’epoca, un fatto davvero raro. Siffatti oggetti, sebbene non così elaborati, sono principalmente di origine celtica. Si tratta di un oggetto veramente peculiare su cui sono stati eseguiti parecchi studi; di recente Mortimer e Pollington hanno pubblicato il testo Remaking the Sutton Hoo Stone: The Ansell-Roper Replica and its Context.

Più a sud si trovava un secchio in legno rinforzato in ferro, uno dei molti nella tomba. Nell’angolo sud-occidentale era presente un gruppo di oggetti alcuni dei quali erano forse appesi alla parete della camera. Quella inferiore era una coppa in bronzo copta o comunque proveniente dal Mediterraneo orientale, decorata con figure di animali, molto deformata.

Sopra di questa era una lira anglosassone a sei corde in una borsa di pelle di castori, di un tipo germanico trovato nelle tombe anglosassoni e nord-europee di persone agiate in questo periodo.

Frammenti della lira allo stato del ritrovamento
Frammenti della lira allo stato del ritrovamento (Trustees of the British Museum)
Ricostruzione della lira opera di Messrs Dolmetsch
Ricostruzione della lira, opera di Messrs Dolmetsch

Sopra a tutto era una coppa da appendere a tre ganci, molto grande e notevolmente decorata, di produzione insulare, con uno champlevé in smalto vetroso e incastonature in millefiori recanti una decorazione a spirale e motivi a croci rosse, con un pesce in metallo smaltato montato su di un perno all’interno della coppa in modo che potesse dondolare.
Lo champlevé è un’antica tecnica di decorazione a smalto, secondo la quale alveoli o cavità vengono scavate sulla superficie di un oggetto metallico e riempite di smalto vitreo.

Coppa da appendere, diametro 29.8 cm
Coppa da appendere, diametro 29.8 cm (Trustees of the British Museum)

Sulla parete orientale della camera si trovava, nei pressi dell’angolo settentrionale, una vasca in legno di tasso con rinforzi in ferro e un secchio più piccolo al suo interno. Verso sud erano due piccoli calderoni in bronzo, uno globulare l’altro con pareti concave, probabilmente appesi alla parete. Appeso al centro per uno dei manici era un grande calderone di bronzo carenato, simile a quello ritrovato nella tomba a camera a Taplow, con rinforzi in ferro e due maniglie ad anello. Nei pressi giaceva una catena lunga quasi 3,5 metri composta da sezioni ornamentali e anelli incisi, per la sospensione del calderone alle travi di una grande sala. Tutti questi arredi avevano un carattere domestico.

Sul lato sinistro della testa, disposta verso occidente, era collocato l’elmo crestato e dotato di maschera, racchiuso da alcuni panni.
Con i suoi pannelli istoriati e montati ricorda da vicino gli elmi dei cimiteri di Vendel Valsgärde, nella Svezia orientale, sebbene si differenzi da questi per avere la maschera e la calotta composta da un unico pezzo, a differenza dunque degli elmi di tipo spangenhelm, ovvero elmi composti da più segmenti metallici saldati con dei rivetti. Alla calotta furono aggiunte le protezioni per le orecchie, la protezione del collo e una maschera ovale per il volto, completa di naso, sopracciglia, baffi e bocca in bronzo dorato. L’elmo venne rivestito da sottili lamine di bronzo su cui erano incisi quattro diversi motivi: due con intreccio animalistico e due con scene a carattere figurativo, tratte dalla mitologia germanica e scandinava. Sebbene simile ai modelli svedesi, si tratta di un pezzo di qualità superiore: gli elmi costituiscono ritrovamenti molto rari, e nessun altro esemplare ritrovato in Inghilterra è di questo tipo, con pannelli raffiguranti scene guerriere, con l’eccezione di un frammento dal cimitero di CaenbyLincolnshire. L’elmo arrugginì nella tomba e fu rotto in molti frammenti a seguito del collasso del tetto della camera.

L'elmo fu rinvenuto in circa 500 frammenti (Trustees of the British Museum)
L’elmo fu rinvenuto in circa 500 frammenti (Trustees of the British Museum)
Elmo di Sutton Hoo ricomposto
Elmo di Vendel (Svezia VII secolo)
Elmo di Vendel (Svezia VII secolo)
Elmo di Valsgarde (Svezia VII secolo)
Elmo di Valsgarde (Svezia VII secolo)

Negli anni ’70 fu eseguita una replica completa dell’elmo da parte delle Royal Armouries di Londra. L’operazione dimostrò anche che si trattava di un elmo funzionante da battaglia e non da parata, nonostante le impressionanti decorazioni impreziosite da oro e granati.

replica dell'elmo
Replica dell’elmo (Trustees of the British Museum)

Alla destra della testa si trovavano, rovesciate, dieci coppe d’argento, disposte l’una dentro l’altra; si tratta di coppe provenienti probabilmente dall’Impero romano d’Oriente e risalgono al VI secolo. Sotto di esse si trovavano due cucchiai d’argento, anch’essi forse da Costantinopoli, con i nomi degli apostoli. I cucchiai portano incisioni trattate al niello, ovvero incise con un bulino e riempite con  una lega metallica di colore nero che include zolfo, rame, argento e spesso anche piombo, usata come intarsio. Lungo i tratti prodotti dall’incisione a bulino viene distribuito il niello allo scopo di far risaltare i contorni sul metallo.Un cucchiaio ha una incisione in lettere greche con il nome PAULOS, “Paolo”; l’altro cucchiaio, dello stesso tipo, fu modificato utilizzando le convenzioni per le lettere di un incisore di monete franco, in modo che vi si leggesse SAULOS, “Saulo”. Una controversa teoria suggerisce che i cucchiai e forse anche le coppe fossero un regalo battesimale per il defunto, con riferimento alla conversione sulla via per Damasco di Paolo di Tarso.

Oggetti d'argento, fabbricazione bizantina
Coppe d’argento, fabbricazione bizantina (Trustees of the British Museum)

Un altro oggetto d’argento di provenienza bizantina è l’ampio vassoio che riporta il marchio di controllo dell’Imperatore bizantino Anastasio (491-518), risalente quindi a circa un secolo prima della presunta data di sepoltura.

Sul lato destro del corpo e paralleli ad esso giacevano alcune lance, tra cui tre angon, i giavellotti usato nell’Alto Medioevo dai Franchi e da altre popolazioni germaniche, inclusi gli Anglo-Sassoni. Vicino giaceva un bastone con una piccola montatura raffigurante un lupo.

Verso i piedi del defunto si è ritrovata una maglia di ferro più volte ripiegata. Più vicino al corpo si trovava la magnifica spada con l’elsa in oro e granati, con la lama lunga 0.85 metri.

In primo piano la spada, in secondo piano i resti della cotta di maglia con una riproduzione
In primo piano la spada, in secondo piano i resti della cotta di maglia con una riproduzione
(British Museum)

La spada venne ritrovata nel suo fodero di legno e non è stato più possibile separare i due oggetti, ma l’esame radiografico ha rivelato come la lama fosse stata finemente forgiata con la tecnica della battitura di barrette di ferro, intrecciate secondo uno schema decorativo (pattern-welding).

Paul Mortimer è autore del libro “Woden’s Warriors: Warfare, Beliefs, Arms & Armour in Northern Europe During the 6-7th Centuries” e massimo esponente dell’archeologia sperimentale in ambito Anglo-Sassone, ha rilevato in una recente revisione del prezioso reperto, effettuata assieme a Vince Evans, esperto nella fabbricazione di lame, che la lama non presenta alcuna scanalatura, come fino ad ora ritenuto. La foto che segue è la riproduzione eseguita in base ai nuovi rilievi effettuati presso il British Museum e differisce per questo dettaglio da altre riproduzioni raffigurate in rete fino ad oggi.

Replica della Spada con evidenza della lavorazione decorativa
Replica della Spada con evidenza della lavorazione decorativa
(per gentile concessione del  Maestro Spadaio Vince Evans e di Paul Mortimer)

L’interno del fodero originario era rivestito di lana di pecora, che con il suo naturale strato oleoso manteneva la spada lucente. Spada e custodia erano ornate da guarnizioni d’oro e da inserti di granati incastonati a mosaico, quali il pomo a feluca sull’elsa. La guardia era d’oro e le due borchie sulla custodia presentano un motivo a petalo che include una sottile croce con bracci di uguali dimensioni.

Dettaglio dell'impugnatura e del pomello in oro e granati
Dettaglio dell’impugnatura e del pomello in oro e granati (British Museum)

Le due facce del pomolo presentano motivi diversi

Primo lato del pomello
Primo lato del pomello
(ricostruzione di Paul Mortimer riproduzione del gioiello Dave Roper (Ganderwick)
Secondo lato del pomello
Secondo lato del pomello
(ricostruzione di Paul Mortimer riproduzione del gioiello Dave Roper (Ganderwick)
Bottoni di sostegno della spada
Elementi decorativi a forma piramidale
Elementi decorativi a forma piramidale originali (Trustees of the British Museum)

Attaccati alla spada e disposti verso il corpo dovevano essere i finimenti per la spada e la cintura, con una serie di montature in oro massiccio e distributori dei lacci con ornamenti in granati.

Fibbia, placche decorative e aggancio a T per il lacciuolo della spada, componevano la decorazione della cintura
Fibbia, placche decorative e aggancio a T per il lacciuolo della spada originali, componevano la decorazione della cintura (Trustees of the British Museum)

Le successive immagini sono tutte ricostruzioni dovute al paziente lavoro di ricerca di Paul Mortimer, che ringraziamo ancora per avercele fornite, del Maestro Spadaio Vince Evans e dell’Orafo Dave Roper.
Ci aiutano a comprendere come dovesse comparire l’insieme e come venisse utilizzato.

Ricostruzione completa della cintura per la spada
Ricostruzione completa della cintura per la spada (Mortimer, Evans e Roper) 
Parte superiore della spada inguainata, il manico, la base del pomello e la parte centrale della guardia sono in corno di bovino
Parte superiore della spada inguainata, il manico, la base del pomello e la parte centrale della guardia sono in corno bovino (ricostruzione Mortimer ed Evans)
Due differenti ipotesi di allacciatura dei nastri decorativi con gli elementi piramidali
Due differenti ipotesi di allacciatura dei nastri decorativi con gli elementi piramidali
(Mortimer ed Evans)
Funzione del distributore a T della cinghia con cerniera
Funzione del distributore a T della cinghia con cerniera (Evans)
Dettaglio della finta fibbia attorno all'estremità del fodero
Dettaglio della finta fibbia attorno all’estremità del fodero (Mortimer ed Evans)

La maggior parte degli uomini Anglo-Sassoni indossavano una cintura allacciata con una fibbia attorno alla vita, a cui avrebbero appeso un coltello utilizzabile come attrezzo o come arma, il sax o scramasax , e, occasionalmente, una custodia in pelle. La grande fibbia in oro ritrovata a Sutton Hoo è un  magnifico esempio di fibbia per cintura. Realizzato in oro massiccio, pesa 412,7 grammi. E ‘decorata con 13 animali, tra cui un intreccio di serpenti. Si apre tramite una cerniera con un complicato meccanismo, l’interno contiene un alloggiamento per conservare un piccolo oggetto personale, forse una reliquia.

Fibbia di cintura
Fibbia di cintura originale (Trustees of the British Museum)

Un borsello, composto da un coperchio decorato e una sacca in cuoio andata persa, era portato appeso alla cintola. Il coperchio è composto da una cornice a forma di rene che circonda una placca in corno, sul quale sono montate placche decorate da granati che raffigurano coppie di uccelli predatori, lupi che divorano uomini, motivi geometrici e un pannello doppio con cavalli o altri animali con le estremità intrecciate. Queste decorazioni sono derivate dagli ornamenti degli elmi e scudi in stile svedese, ma trasferiti su di un supporto molto più piccolo e impegnativo con maestria e senso artistico notevoli. Si tratta dunque del lavoro di un maestro orafo che aveva accesso alle armi da cui trasse ispirazione. Tutti insieme permettevano al loro possessore di apparire come un personaggio di rango imperiale, esprimendo la sua autorità e la sua ricchezza.

Chiusura di un borsello
Chiusura del borsello (Trustees of the British Museum)

All’interno del borsello erano contenuti 37 tremisse d’oro o thrymsas, ciascuno coniato da una differente zecca merovingia, costituenti dunque una collezione; erano anche contenuti tre monete senza incisioni e due piccoli lingotti. Le monete sono state variamente interpretate. Forse erano simili all’obolo dei Romani ed erano destinate a pagare il mitico traghettatore delle anime dell’oltretomba, forse costituivano una sorta di tributo funerario o una espressione di lealtà. Queste monete forniscono l’indizio principale, ma discusso, per la datazione della sepoltura alla terza decade del VII secolo, sono state infatti datate tra il 610 e il 635.

Monete e lingotti d'oro
Monete e lingotti d’oro (Trustees of the British Museum)

Nell’immagine seguente Paul Mortimer mostra il modo di indossare la cintura da spada e la cintura da borsa. Si notino la riproduzione dell’elmo che copre completamente il volto e il sax in posizione orizzontale in vita.

Paul Mortimer e Dieter Huggins
Paul Mortimer indossa le riproduzioni del tumulo 1 di Sutton Hoo e Dieter Huggins indossa l’armamento ricostruito della tomba XIV di Vendel. Entrambi impugnano un angon nella mano destra.
Ringraziamo il gruppo di rievocazione e archeologia sperimentale Wulfheodenas

Si ritrovarono anche due fermagli da spalla, in oro e granati,  che sarebbero stati cuciti su un tessuto pesante, probabilmente un tessuto imbottito. Le estremità dei fermagli sono decorate con cinghiali, probabilmente un simbolo di forza e coraggio, e forse può essere un ricordo delle qualità di chi la indossa come un guerriero. Disporre le pietre sulle superfici ricurve è indice della maestria degli artigiani alto-medievali.

Fermaglio da spalla retro
Sul retro del fermaglio si possono vedere gli occhielli creati per poter fissare la stoffa, probabilmente un mantello pesante, al fermaglio stesso (Trustees of the British Museum)
Dettaglio del fermaglio
Dettaglio del fermaglio
L'insieme completo delle armi ricostruite, per gentile concessione di Paul Mortimer
L’insieme completo delle armi ricostruite, per gentile concessione di Paul Mortimer

Nell’area corrispondente alla parte inferiore della gambe del feretro furono disposti diversi contenitori per bere, tra cui un paio di corni per bere realizzati con corna di uro, una specie di buoi selvatici continentali poi estinti in epoca medioevale, i cui bordi avevano delle montature stampate a matrice e dorate, uguali per i due corni, che mostrano uno stile e un disegno molto simili alle decorazioni dello scudo, e perfettamente simili a quelli dei corni provenienti dal tumulo 2; queste montature hanno chiari paralleli nei lavori in metallo provenienti dal cimitero di Taplow, in Inghilterra e Vendel in Svezia. Nella stessa zona si trovava un corredo di coppe in legno d’acero con bordi simili e alcuni tessuti ripiegati sul lato sinistro.

Ricostruzione dei corni per bere
Ricostruzione dei corni potori (British Museum)
Corni per bere da Taplow
Corni potori da Taplow

Durante il periodo bellico gli scavi furono sospesi e gli oggetti ritrovati restarono inscatolati in un magazzino a Londra. Sul finire del conflitto i ritrovamenti furono riportati indietro per una inchiesta sul tesoretto che si tenne in autunno nel municipio di Sutton: qui fu deciso che, poiché i valori erano stati seppelliti senza l’intenzione di recuperarli, appartenevano legalmente alla proprietaria del terreno, la signora Pretty. Edith Pretty decise di donare il tesoro all’intera nazione, cosicché il significato del ritrovamento e la sua emozione fossero condivisi da tutti.

Chi era il guerriero di Sutton Hoo?

Il ritrovamento della nave funeraria di Sutton Hoo è paragonabile all’apertura di una capsula del tempo, dove per più di mille anni sono stati conservati oggetti splendidi. Gli studiosi hanno paragonato questa scoperta a quella della tomba di Tutankhamon.
Tuttavia nessuna evidenza ci rivela chiaramente l’identità dell’uomo sepolto nel tumulo 1 di Sutton Hoo.

Dall’importanza e preziosità degli arredi è piuttosto facile indovinare che fosse un personaggio di alto rango: un nobile, un principe o un re?
Tra gli oggetti ritrovati, le monete sono quelle che sembrano darci maggiori indicazioni almeno sulla data della sepoltura: inizi del VII secolo. Basandoci su queste e sulla località geografica non ci resta che consultare la cronologia dei sovrani dell’Anglia Orientale utilizzando la Historia ecclesiastica gentis Anglorum del venerabile Beda e la Cronaca Anglosassone, ricavandone quanto segue:

  • 617 : Redwald uccide  Æthelfrid, re di Northumbria in combattimento (Cronaca Anglosassone)
  • 624 o 625 : morte di Redwald. Il figlio Earpwald, cristiano, gli succede ma viene ucciso poco dopo, durante una rivolta dell’aristocrazia pagana.
  • 631 o 632 : presa del potere da parte di Sigeberth, cristiano. Convoca san Felice di Burgundia che diviene il primo vescovo dell’Anglia Orientale.
  • 633 o 634 : Sigeberth diventa monaco e affida il trono a un suo consaguineo Ecric.
  • 636 o 637 : morte di Ecric e di Sigeberth durante uno scontro contro il re pagano Penda di Mercia. Un cristiano, Anna, assume il titolo di re e regnerà fino al 653.

Quattro possibili nomi emergono dalla nostra lista: Redwald, suo figlio Earpwald,  il figliastro Sigeberth e il nipote, o cugino di questi, Ecric.

La presenza di oggetti funerari con richiami al cristianesimo, come i cucchiai di argento bizantini riportanti il nome dell’apostolo Paolo, o la fibbia d’oro considerata un reliquiario, non ci aiutano a identificare uno tra questi quattro nomi. Si consideri infatti che la diffusione della simbologia cristiana era ormai ampissima e che lo stesso Redwald, secondo quanto riporta Beda, sebbene battezzato nel 605, sposò una donna pagana e fece costruire nel suo tempio due altari: uno cristiano ed uno pagano. Cosa non rara nei primi tempi del cristianesimo anglo-sassone.

Tuttavia gli studiosi sono orientati a riconoscere in Redwald, il misterioso signore di Sutton Hoo.

Aggiorniamo con la notizia che il 29 gennaio 2021 è uscito sulla piattaforma Netflix un film interamente dedicato alla storia dello scavo “The dig” infatti è il titolo originale, tradotto per l’Italia in “La nave sepolta”. La storia, sebbene romanzata per aspetti della vita personale dei protagonisti, è fedele dal punto di vista delle vicissitudini tra Mrs. Pretty e i Musei interessati e per il prezioso contributo di Basil Brown. Ve lo consigliamo.

Cosa è stato trovato negli altri tumuli? (continua…)

Possibile utilizzo del sostegno (Paul Mortimer)
Altre immagini

Link
610-635 Sutton Hoo: Anglo-Saxon ship burial

Bibliografia

  • R.L.S. Bruce-Mitford (1974), Aspects of Anglo-Saxon Archaeology: Sutton Hoo and other Discoveries, Gollancz, London 1974.
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  • M.O.H. Carver (1998), Sutton Hoo: Burial Ground of Kings?, London, 1998.
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  • Paul Mortimer, “Woden’s Warriors: Warfare, Beliefs, Arms & Armour in Northern Europe During the 6-7th Centuries”
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3 risposte a Sutton Hoo: il tesoro e il mistero

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