*Attenzione spoiler Star Wars – Il Risveglio della Forza*
Star Wars significa molte cose per le persone: nostalgia nei ricordi d’infanzia, una straordinaria opera ambientata nello spazio, un colosso del merchandising moderno. Davanti a questa saga, è come se tutti i fan di Guerre Stellari si ritrovassero a un pranzo piuttosto confuso che ha come ingredienti elementi storici del “minestrone” intergalattico Star Wars. All’inizio di ogni film ci viene detto non solo dove andremo – cioè in “una galassia lontana lontana” – ma anche quando andremo: “molto tempo fa”.
Star Wars è veramente una fusione di miti globali, leggende e storia, dalla retorica letteraria presa in prestito dall’antichità classica, alle saghe eroiche medievali, dalle filosofie orientali, alle guerre del XX secolo, il tutto riconfezionato per un pubblico moderno. A riconferma di tutto ciò l’ultimo capitolo ha ripreso molto dal Medioevo.
La scena culminante de Il Risveglio della Forza è ambientata su un’isola lontana in un pianeta lontano, presumibilmente il luogo dei mistici resti del Primo Tempio Jedi. Queste scene sono state girate in realtà a Skellig Michael (Patrimonio dell’Umanità UNESCO) proprio per il forte impatto visivo: una misteriosa vetta di roccia sporgente dell’Oceano Atlantico, a sette miglia al largo della costa irlandese occidentale.
Lungi dall’essere solo uno sfondo per Star Wars, Skellig ospita i reali resti archeologici di un eremo cristiano medievale. Quando vediamo i personaggi del film camminare a piedi tra le rovine di Skellig stiamo letteralmente e figurativamente fondendo il passato religioso e il futuro spirituale immaginario. Qui la pietra medievale dell’ascetismo irlandese viene sostituita dal mistico ermetismo Jedi.
All’inizio la devozione religiosa dei cristiani irlandesi li condusse a cercare la salvezza attraverso la solitudine sul mare ai margini del loro mondo, proprio come i loro antenati religiosi avevano perseguito la vita eremitica nei deserti del Medio Oriente. Nei primi anni del Medioevo, l’Irlanda era letteralmente la fine della Terra; veramente un’isola lontana, molto lontana, oltre la quale non c’era nulla. Tra i punti più occidentali, Skellig Michael fu uno degli avamposti più remoti del Cristianesimo, una luce tremolante che brucia alla fine del mondo.
Per secoli i pellegrini medievali andavano a sperimentare la sublime solitudine per seguire le orme dei leggendari santi che, nelle saghe irlandesi medievali, intraprendevano avventure spettacolari verso l’ignoto, che spesso incluevano la presenza di mostri, strani mondi e battaglie spirituali tra il lato oscuro e la luce.
Nell’immaginario irlandese, Skellig è sempre stato un luogo mistico, per esempio un riferimento storico del VII secolo lo descrive come un luogo di rifugio per sovrani fuggiaschi. Mentre al IX secolo appartiene il racconto del rapimento di un abate dell’eremo durante una scorreria vichinga. Un grande successo letterario medievale del XII secolo colloca sull’isola un fonte battesimale in pietra miracolosamente riempito di vino per la comunione della comunità.
Ancora nel corso dei secoli XVIII e XIX, già da tempo abbandonato e in rovina, Skellig continuò ad avere una reputazione quasi leggendaria. Dopo che gli inglesi adottarono il calendario gregoriano nel 1752, la gente del posto iniziò a credere che quel luogo fosse letteralmente rimosso dal normale spazio e tempo (esattamente undici giorni fuori dal tempo). Questo consentì al clero di sposare le coppie tra i suoi dirupi rocciosi durante un periodo altrimenti proibito di astinenza: la Quaresima.
I resti archeologici risalgono all’XI e XII secolo, quando Skellig era al suo apice essendo meta di pellegrinaggi religiosi e luogo di penitenza. Per ironia della sorte, le pietre per le capanne a forma di alveare, le chiese, le croci e le stazioni penitenziali sparse su tutta l’isola, nonostante le rappresentazioni popolari, non furono il prodotto di eremiti isolati ritiratisi dal mondo (come Luke Skywalker). Furono invece uno sforzo consapevole da parte delle autorità ecclesiastiche medievali di fornire ai pellegrini un’esperienza mistica.
Anche aver associato la parola “Michael” al nome è infatti un modo di dare una nuova versione al marchio e all’identità dell’isola, un consacrare nuovamente la chiesa al santo omonimo in modo da aumentare l’attrattiva e coinvolgere un pubblico più ampio. In un certo senso Skellig era una versione medievale di un parco a tema Disney, che provvedeva ad aumentare un crescente appetito per il pellegrinaggio scenografico e teatrale. In un momento in cui il potere popolare e i profitti offerti da tombe e reliquie di santi risuonava in tutta Europa, Skellig offriva un’esperienza religiosa unica che faceva affari su una rappresentazione ricostruita di un passato: l’età d’oro medievale.
Nonostante il divario tra i secoli, dalla prospettiva medievale all’era moderna, la scelta di Skellig per girare Il Risveglio della Forza è stranamente appropriata. L’archeologia di Skelligs si presta perfettamente per uno spettacolo cinematografico grazie al suo inarrivabile isolamento e al suo sorprendente aspetto. Come lo fu nel passato, anche ora è utilizzata per stupire e per svuotare le tasche.
La figura incappucciata del misterioso monaco Jedi, ritiratosi dal resto dell’universo, in piedi in disparte contro un oceano infinito non è poi così lontano da quello che i pellegrini medievali speravano di vedere di se stessi a Skellig.
Articolo originale tradotto da Annalisa Iezzi.
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