Tomiris, 2019, Akan Satayev

Locandina per l’Italia del film Tomiris del 2019

Il titolo per questo articolo avrebbe potuto essere “Chi ha ucciso Ciro il Grande?” con un’eco del famoso “Chi ha ucciso Laura Palmer?” dell’iconica serie tv “Twin Peaks” di David Lynch.

Alcuni autori, infatti, non menzionano il ruolo della regina dei Massageti Tomiris (o Tomiri, Tomiride) nella morte del famoso re persiano ritenendo, come Senofonte, che il gran Re sia morto di vecchiaia nel suo letto o, come Ctesia di Cnido, che abbia riportato una ferita mortale contro i Derbici.

Anche Erodoto ha udito di altri racconti ma scrive esplicitamente “Fra le tante versioni correnti sulla morte di Ciro questa che ho raccontato mi pare la più degna di fede.” (Le storie, libro I, 214) facendone così la più autorevole, nonché la prima documentata.

Del resto se non fosse legato a questa eccezionale morte, il nome di questa donna dell’Asia Centrale arcaica non ci sarebbe mai stato noto. Grazie a quest’unico evento la vediamo entrare nella storia, con pochissimi dettagli biografici.

Tutto quello che sappiamo di lei da Erodoto è che regnava sui Massageti da sola, dopo la morte del marito di cui non è riportato il nome, e che il figlio Spargapise comandava l’esercito e morì nello scontro coi Persiani.

Ciò nonostante la sua figura è entrata nella leggenda e nella letteratura non soltanto asiatica, ma anche occidentale con due nobilissimi esempi: quello di Dante che la nomina nel Purgatorio come punizione per la superbia di Ciro e quello di Shakespeare che la cita nell’Enrico VI proprio come esempio di notorietà acquisita con un gesto letale, facendo dire alla Contessa di Alvernia: “Il laccio è teso; se tutto va bene, per questa azione diverrò famosa almeno quanto la scita Tomiride per la morte di Ciro…” (Enrico VI, atto II, scena III)

Il Film

Su questi pochi dati biografici la ricostruzione fatta nel lungometraggio kazako è a dir poco straordinaria.
Nonostante la locandina appaia più adatta a un genere fantasy che storico, fortunatamente la pellicola non lo è.

Per la trama il regista Akan Satayev si affida totalmente al racconto di Erodoto, senza escludere la battuta finale di Tomiris che rende tutta la fierezza e barbaricità del personaggio.

Laddove il racconto storico diretto non è presente, ovvero nella prima parte del film che descrive natali e ascesa al trono di Tomiris, la ricostruzione è affidata ad altri racconti più generali di Erodoto, ovvero la somiglianza di costumi tra i Massageti e gli Sciti, termine molto generico presso i Greci per indicare numerose popolazioni delle steppe.
Per dare fisicità e concretezza alle descrizioni sono state ricostruite usanze e abbigliamenti direttamente dai numerosi reperti rinvenuti nella vasta area, corrispondente attualmente grossomodo con il Kazakistan, in epoca coeva ai fatti narrati, ovvero il VI secolo a.C.

Una mappa dell'Eurasia che mostra l'estensione dell'impero Achemenide (in rosso) e le aree steppiche e boschive eurasiatiche e occupate in gran parte dagli Sciti (in verde). (Mappa da Paul Goodhead)
Una mappa dell’Eurasia che mostra l’estensione dell’impero Achemenide (in rosso) e le aree steppiche e boschive eurasiatiche occupate in gran parte dagli Sciti (in verde). (Mappa da Paul Goodhead)

È qui resa con totale naturalezza la presenza di donne combattenti, quelle che diedero a Erodoto l’impressione di aver indentificato l’origine del mito delle Amazzoni tra i Sarmati e che ad oggi è provata da alcune inumazioni scoperte negli ultimi anni. L’ambientazione nelle desolate steppe centro-asiatiche rende ovvia allo spettatore la condizione di necessità per cui il sesso non potesse essere, soprattutto in popoli nomadi, una buona scusa per non essere autonomi nella propria difesa.

Viene citata addirittura la tradizione, riportata da Erodoto, per cui una donna non potesse scegliere un marito “fino a che non avesse ucciso almeno tre nemici” con l’aggiunta della brillante battuta di Tomiris alla nuova amica Sardana “Ho ucciso abbastanza nemici da poter prendere due mariti.”

Le abitazioni restituiscono anch’esse la natura nomadica dei popoli coinvolti: le yurte o ger, tipiche abitazioni temporanee estive, e le semplici abitazioni in muratura con focolare e foro centrale nel tetto, per i periodi invernali e la famiglia dominante della tribù.

Così come sono naturalmente sparsi indizi sulla cultura: dal calcolo del tempo in lunazioni, alla presenza del palo centrale, in ger e abitazioni, che riferisce direttamente del collegamento tra terra e cielo della cultura sciamanica delle steppe; ai rituali eseguiti dallo sciamano in occasione di funerali o partenze per la battaglia; al Sole come principale divinità.

In una scena la predisposizione della sepoltura è perfetta replica di alcuni interni scoperti nei kurgan, con tanto di offerte e sacrificio di cavalli.

Abbondano i riferimenti ai reperti archeologici: dalle calzature e copricapi in feltro, di cui il più splendido esempio è quello della guaritrice che ripropone esattamente il ritrovamento della tomba della Principessa di Ukok, negli Altai, alla frequente riproduzione del cervo, animale totemico; fino agli abiti da cerimonia che con il mantello ricoperto di laminette metalliche ricordano molto da vicino quelli rinvenuti nella Repubblica di Tuva, per concludere con un esplicito riferimento all’Uomo d’Oro (Altyn Adam, in kazako).

L’Uomo d’Oro ( Altyn Adam ) rinvenuto nel 1969 nel kurgan nei pressi di Esik (Foto: Wikipedia)

Si tratta di un ricchissimo corredo, comprendente tra l’altro 4.000 ornamenti d’oro datato III-IV secolo a.C., rinvenuto nel 1969 nei pressi della città kazaka di Esik, all’epoca Scizia orientale. Divenuto simbolo nazionale con repliche in numerosi musei è di incerta attribuzione per quanto riguarda il genere del proprietario, a causa delle cattive condizioni dello scheletro al suo interno. Secondo l’archeologa Jeannine Davis Kimball, in base ai reperti ritrovati in altre tombe relativi principalmente al copricapo, potrebbe essere appartenuto a una guerriera sciamana.

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L’attrice Almira Tursyn interpreta Tomiris. Indossa qui un abbigliamento molto simile a quello dell’Uomo (o Donna) d’Oro

Non si può tacere delle fantastiche riprese soprattutto durante le scene di battaglia, in particolare quelle aeree. Ma ci è piaciuta in generale la regia: asciutta, diretta e sicuramente sostenuta da una produzione interamente kazaka solidamente appoggiata alla storia del territorio e con nessuna concessione al patinato cui Hollywood ci ha purtroppo assuefatto: basta guardare il livello di “vissuto” degli abiti e degli oggetti di scena, aspetto che i rievocatori non potranno che apprezzare.

Vogliamo ricordare che gli stuntmen del gruppo Nomad Stunts hanno ricevuto per questa produzione il premio internazionale Taurus World Stunt Award, un equivalente degli Oscar per la specialità. Lo stesso gruppo ha partecipato a produzioni come 47 Ronin (2013) e il più recente Mulan (2020) versione live action della Disney

Un momento delle riprese con i Nomad Stunts (Foto: https://astanatimes.com/)

Le uniche digressioni dalla storia, strizzando un occhiolino al cinema internazionale, sono le due ricostruzioni in CGI della Porta di Ishtar di Babilonia e di un mostro che compare negli incubi di Tomiris: avremmo apprezzato il film anche senza la loro presenza, tanto più che sono inserimenti volutamente cinematografici non presenti nel racconto antico. Ma non possiamo svelare troppo per chi non l’avesse ancora visto.

Nemmeno la sfolgorante bellezza di Almira Tursyn, interprete principale, è riuscita a deviare la rotta di una storia raccontata con schiettezza e semplicità e, anzi, la fierezza del suo aspetto supera in alcuni momenti la sua avvenenza.

In particolare nel finale, quando ripropone testualmente le parole di Erodoto che le fa dire davanti al capo mozzato di Ciro “benché tu ne sia avido ora io ti sazierò di sangue, esattamente come ti avevo minacciato”.

La regina Tomiris di fronte a Ciro   Peter Rubens
La regina Tomiri fa immergere la testa di Ciro nel sangue. Dipinto di Peter Paul Rubens, 1622

Concludendo

La storia è sempre stata una fonte di soggetti per il cinema. Battaglie, eroi, caduti illustri, geni, geni incompresi sono l’ingrediente principale per una buona trama. Tratte dalle fonti storiche, a volte liberamente elaborate, a volte con un faticoso lavoro di ricostruzione, tante sceneggiature ci hanno raccontato fatti che sui manuali di storia non c’erano, o se c’erano occupavano meno di una riga di testo.

Tòmiris è un esempio. Colei che sconfisse Ciro, il grande re persiano, in battaglia. Su questa riga dei (nostri) libri di storia, una produzione kazaka ha fatto un film degno di nota per tanti aspetti.
Per l’accuratezza nella ricostruzione dei costumi presentati con dovizia di particolari, non lucidati e brillantati in maniera artificiosa, piuttosto impolverati e spesso usurati e consumati. Per gli armamenti e il loro utilizzo ottimamente collocati geograficamente e storicamente. Per i cavalli e la loro monta. Per i panorami e per la fauna. Per la generosità in termini di comparse e scene corali. Tutti questi aspetti ci trasportano nelle steppe in cui questa regina dimenticata ha condotto il suo popolo con fierezza e ci calano in un’atmosfera estremamente credibile e probabilmente veritiera della vita dell’epoca. In due ore e mezza di film seguiamo la protagonista dall’infanzia fino al successo su Ciro.
Tuttavia i difetti non mancano. La computer grafica innanzi tutto. Si vede che il basso budget penalizza le scene che ne fanno uso. La recitazione, pur buona, manca dello standard internazionale, e per qualcuno potrebbe avere rilevanza. Immaginiamo che il pubblico kazako ne abbia potuto cogliere aspetti preclusi ad altri popoli per differenza culturale. Il giudizio sul film però non cambia perché questi aspetti sono importanti prevalentemente per il botteghino. L’intento qui però è chiaro. Non c’è la volontà di scalare le classifiche, ma quella di raccontare bene una storia poco conosciuta fuori dai confini nazionali, lasciando allo spettatore la sensazione di aver viaggiato in un luogo e un tempo prima ignoti e per noi decisamente remoti.

Se vi abbiamo incuriosito il film è da pochi giorni presente su Prime Video e ve lo consigliamo.

Riferimenti:

  • Jeannine Davis Kimball, Donne Guerriere. Le sciamane delle vie della seta, Venexia edizioni
  • Erodoto, Le Storie
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