Kaneš (Kanesh o Neša nella forma contratta più utilizzata nella lingua ittita) è un sito noto soprattutto per il ritrovamento di migliaia di tavolette scritte da mercanti della città di Ashur che operavano nella zona del karum (“mercato”) di Kanesh tra la seconda metà del XX secolo a.C. e la metà del XVIII secolo a.C., fornendo una fonte di dati di prim’ordine sul commercio nell’antichità.
Kaneš, abitata continuamente dal periodo calcolitico fino al periodo romano, conobbe il suo periodo di massimo sviluppo come importante colonia commerciale (kârum) dell’antico regno assiro, dal XX al XVI secolo a.C. Un antico documento del 1400 a.C. circa, che riporta un noto racconto di una ribellione contro il regno del potente re accadico Naram-Sin (2254 a.C. – 2218 a.C.), cita fra i diciassette re ribelli anche il re Zipani di Kaneš. È questo il luogo della scoperta delle più antiche tracce della lingua ittita, infatti il più antico termine per indicare la lingua ittita è nešili o “lingua di Neša“.
Gli scavi effettuati nella zona del karum di Kaneŝ hanno permesso di individuare 18 strati corrispondenti a diversi periodi storici, ma le tavolette provengono per lo più dal II livello che corrisponde al periodo che va circa dall’anno 1945 al 1835 a.C., cioè dal regno di Erishum I a quello di Naram-Suen di Assiria.
Una sola tavoletta, una lettera inviata da re Anum Hirbi di Mana al suo omologo re Warshama di Kanesh, proviene dagli archivi del Palazzo Reale. Le restanti informazioni provengono dagli archivi dei mercanti, che forniscono i nomi di alcuni governanti locali all’epoca.
La rete commerciale assira si sviluppò sfruttando tracciati già esistenti, che consentivano alla città di Assur, grazie anche alla sua posizione vantaggiosa, di accedere facilmente alle materie prime dell’Anatolia a nord e dell’Alta Mesopotamia a ovest.
La documentazione cuneiforme rinvenuta nell’antica Kaneš è formata quasi esclusivamente da archivi commerciali privati appartenenti a quattro o cinque generazioni di mercanti. Questo materiale è composto da ricognizioni di debiti, verbali di processi, contratti privati, notizie contabili, testi letterari o scolastici, copie di una lista d’eponimi e lettere . Queste ultime riportano relazioni sugli affari in corso, istruzioni, promesse di finanziamenti, ma trattano anche di rapporti familiari e altre tematiche.
La fine del periodo delle registrazioni dei documenti assiri corrisponde a un cambiamento della situazione politica in Anatolia: la regione è spinta verso l’unificazione dall’azione dei governanti della città di Kussara, situata a nord di Kanesh, il re Pithana e poi il suo successore Anitta intraprendono una serie di guerre di invasione che portano alla distruzione di molti dei piccoli regni anatolici.
Non vogliamo qui approfondire ulteriormente la complessissima storia anatolica che vede intricate vicende e susseguirsi di popoli in tempi tanto remoti, ma secondo l’approccio alla storia che ci è solito e che i nostri lettori ormai conoscono, ci piace dare una “sbirciata” alla vita quotidiana di questi uomini e donne usando le loro lettere come buchi della serratura.
Ci accorgiamo che i rapporti e le vicende umane sono le medesime …almeno da 4000 anni.
La moglie inferocita
La prima lettera che prendiamo in considerazione è quella di una moglie al proprio marito lontano per affari a Kanesh. Va considerato che l’attività dei mercanti assiri in Anatolia era inserita in una rete di vendita di dimensioni molto ampie, che si svolgeva su grandi distanze. Gli Assiri vendevano in Anatolia lo stagno che importavano dall’altopiano iraniano e dall’Asia centrale. Con questo commercio si realizzavano notevoli profitti: la stessa quantità di stagno valeva il doppio in argento in Anatolia rispetto ad Assur. Lo stagno era un metallo fondamentale per ottenere il bronzo fondendolo con il rame estratto in Anatolia.
Altra rilevante importazione erano i tessuti, che venivano prodotti in patria dalle loro mogli e dalle figlie, oppure nel sud della Mesopotamia e transitavano attraverso Assur. Anche in questo caso i profitti erano notevoli e alcuni commercianti arrivavano a triplicare i loro investimenti. Il viaggio tuttavia era molto lungo: più di 1200 chilometri in circa 50 giorni di viaggio (a 25 km al giorno). Le carovane erano composte da asini, in grado di trasportare fino a 90 kg di carico (3 sacchi di minerale del peso di circa 30 kg, o una trentina di rotoli di stoffa). Una carovana poteva essere composta fin da 300 asini ma ogni mercante possedeva al massimo dai sei ai dieci asini del convoglio. Le strade erano percorribili solo d’estate: il primo convoglio partiva da Assur all’inizio della primavera e l’ultimo ritornava prima dell’inverno. I costi del trasporto erano molto alti ed a questi si aggiungevano le spese per i dazi richiesti dai paesi attraversati, che riducevano considerevolmente il reddito dal commercio.
Sentite quindi cosa scrive una moglie, lasciata a casa a tessere, al marito in Kanesh:
“Quando te ne sei andato non mi hai lasciato denaro. Neanche un soldo! Che maniera è di comportarsi?! Non ho nulla per comprare da mangiare! Pensi forse che siamo spendaccioni? Ti ho mandato tutto quello che avevamo e oggi vivo in una casa vuota. Mandami i soldi che hai ricevuto per i miei tessuti, così posso fare la spesa. Da quando te ne sei andato Salimahum ha già costruito una casa grande il doppio. Quando saremo in grado di fare lo stesso?”
Viene da chiedersi come sia finita la vicenda. Da altri documenti risulta che spesso i mercanti prendevano in moglie anche una donna a Kanesh, il che ci fa temere per un epilogo non del tutto edificante. Ma non c’è che dire: la rabbia della signora ha superato i secoli, rendendoci partecipi della sua indignazione. Un velenoso sms dei nostri tempi non potrebbe altrettanto.
Cliente truffato
Non solo i rapporti economico-sentimentali delle coppie, spesso difficili, sono giunti fino a noi sulla terracotta, ma anche quella che ora potrebbe essere una chiamata di reclamo a un call center.
Il rame era una delle merci più frequentemente vendute al mercato di Kanesh come abbiamo visto. Nell’immagine è fotografato un frammento conservato al British Museum la cui traduzione suona così:
“Quando sei venuto (da me) mi hai detto così: “Darò a Gimil-Sin dei lingotti di rame di ottima qualità” E te ne sei andato, ma non hai fatto quel che hai promesso. Hai messo dei lingotti di pessima qualità davanti al mio messaggero e gli hai detto “Se ti va bene prendili; se non vuoi prenderli vai pure via!”
Come ti sei comportato con me per quel rame? Ti sei anche trattenuto la mia borsa di denaro, in territorio nemico. E’ tuo dovere rimborsarmi il denaro completamente. Prendi atto che (d’ora in poi) non accetterò rame da te che non sia di ottima qualità. E io (da ora in poi) sceglierò e acquisterò i lingotti uno per uno nel mio stesso cortile, ed eserciterò contro di voi il mio diritto di rifiuto, perché tu mi hai trattato con vero disprezzo.”
Nemmeno le nostre lettere di reclamo, tanto meno le e-mail o le telefonate lasceranno una traccia così longeva della ribalderia di certi fornitori.
Sono centocinquanta le lettere raccolte e tradotte contenute nel Letters From Mesopotamia: Official, Business, and Private Letters on Clay Tablets from Two Millennia .
Dite la verità: non sentite gli Assiri molto più vicini ora? 😉
Bibliografia:
- C. Michel, Correspondance des marchands de Kaniš, au début du IIe millénaire avant J.-C., Paris, 2001.;
- K. R. Veenhof e J. Eidem, Mesopotamia, The Old Assyrian Period, Fribourg, 2008.
- Tahsin Özgüç, Kültepe, Yapi Kredi, 2005, ISBN 975-08-0960-2.
- KR Veenhof, Kanesh: an Old Assyrian colony in Anatolia in Civilizations of the Ancient Near East, Scribners, J. Sasson, 1995.
- Billie Jean Collins, The Hittites and Their World, Society of Biblical Lit, 2007.
- Mario Liverani, Antico Oriente. Storia società economia, IX edizione, ParisRoma-Bari, 2005.
- Zugno Gabriella, LESSICO EPISTOLARE E RAPPORTI SOCIALI NELLA DOCUMENTAZIONE PALEO-ASSIRA, DOTTORATO DI RICERCA IN FILOLOGIA E LETTERATURA,UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI VERONA
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