Nel 1283 il principe Carlo d’Angiò, vicario del re, diede il via a un processo che vide quali
accusati i più alti notabili della sua corte.
Questi uomini, responsabili delle finanze del regno, vennero accusati dal sovrano di abuso di
potere, di concussione, e di aver gravato sul popolo con una tale massiccia imposizione fiscale d’aver generato il malcontento, la rivolta dei Vespri siciliani e non ultima la discesa in guerra degli Aragonesi.
Nel giro di una sola stessa notte, in ogni città del regno, da Ravello a Barletta, da Napoli a
Palermo scattarono gli arresti…
Tra gli imputati, anche Ruggero della Marra, membro di uno tra i più potenti casati storici
di Ravello, che con la sua famiglia e con gli uomini del casato di sua moglie, Chura Rufolo,
gestisce fin dai tempi dell’imperatore Federico II di Svevia le finanze del regno, ricoprendo
i più delicati incarichi. Come un fulmine, la macchina accusatoria del re angioino si abbatte
sulle vite di Ruggero e dei suoi parenti… e a Chura non restano che pochi giorni per scoprire
la verità, cercare di salvare le vite, comprendere le oscure trame del potere che nelle loro spire stanno tentando di strangolare il suo mondo. Solo poche ore di tempo per prendere in mano la sua vita.
Prefazione
A proposito di romanzo storico, ovvero, di un’opera narrativa ambientata in un’epoca passata tesa a far rivivere le atmosfere, i fatti e le condizioni sociali con particolari realistici solo apparentemente legati agli avvenimenti documentati, il lettore può avere a disposizione due possibilità. O quella di trovarsi al cospetto di un semplice libro tendente alla rievocazione d’un preciso accadimento storicamente memorabile con personaggi realmente esistiti infarciti di invenzioni, oppure, quella di stringere gelosamente tra le mani un intrigante lavoro di scrittura, predisposto, attraverso l’analisi del comportamento dei suoi protagonisti felicemente in bilico tra la verità e la finzione, per proiettare chi legge in una dimensione affascinante e coinvolgente.
O meglio, in uno spazio incantato, dove presi per mano dagli stessi artefici della vicenda narrata ci si può magicamente aggirare tra quelle stesse ambientazioni costruite dagli autori divenendo parte attiva di eventi e traversie. Ed è proprio questa seconda possibilità a prendere corpo con “La Signora della Marra” la stuzzicante “storia di un processo in epoca angioina” che grazie alle autrici Tina Cacciaglia e Marcella Cardassi si materializza fino a trasferire il lettore nei meandri di una narrazione attenta e fascinosa che più si va avanti con le pagine più diventa vera e palpabile. Senza limitare la propria libertà creativa facendola viaggiare di pari passo con la veridicità storica, pur non cadendo nel tranello del trattato di storiografia, le due scrittrici conquistano agevolmente la fiducia dei fruitori della loro opera, i quali, finiscono, addirittura, per il non chiedersi, tanto è il piacere procurato dall’andamento del racconto, dove inizi la realtà e dove finisca la fantasia. Evitando di considerare la storia come un semplice contenitore dove piazzare circostanze di carattere istintivamente moderno e facendo in modo che la psicologia e le azioni dei personaggi si ritrovassero in perfetta sintonia con l’epoca d’appartenenza, le autrici de “La Signora della Marra” riescono ad offrire al lettore uno spaccato reale di vita datato 1283
ed al tempo stesso una chiave d’accesso per entrare, senza essere notati, in un mondo fatto
di intrighi e passioni così come di castelli e tetre prigioni. Tant’è che catapultati da Ravello
a Barletta e da Napoli a Palermo, fatta la conoscenza dei componenti della nobile famiglia di
origine normanna detta dei della Marra ed identificati i rappresentanti di una delle più potenti famiglie nobili dell’epoca, ossia quella dei Rufolo, una volta assistito alle azioni del principe Carlo d’Angiò che intenta un processo contro i due casati accusati di indebite appropriazioni, si può felicemente familiarizzare con la giovane, Chura, figlia di Matteo Rufolo e moglie di Ruggero della Marra. Una nobile e bella ravellese dagli intimistici e seducenti contorni che superando le convenzionali potenzialità delle donne dell’epoca, generalmente atte o alla maternità ed al ricamo o al massimo alla vita monacale, diventa, attraverso una lotta contro il tempo, la vera protagonista di tutta la storia nonché l’unica artefice dell’inaspettato epilogo. Attingendo dalle testimonianze di alcuni storici come Sthamer e Riccardo Filangieri, gli stessi che riuscirono a visionare gli atti del processo conservati presso l’Archivio di Napoli, prima che fossero distrutti da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale, la Cardassi che ha curato l’evoluzione storica del libro e la Cacciaglia che lo ha abbellito e valorizzato con gli elementi di un romanzo avvincente che non disdegna neanche alcuni momenti di avvolgente erotismo, riescono piacevolmente a scandagliare la vita più intima dei personaggi del loro racconto delineando nel contempo, con accattivante stile, i tratti sociali ed umani del periodo angioino. Capace di scatenare l’immaginazione di chi si dedica alla sua lettura nel nome delle due potenti famiglie e lasciando anche lo spazio per un istintivo pensiero alla quarta novella della seconda giornata del Decamerone dove il geniale Boccaccio s’inventa quale protagonista un Landolfo Rufolo, ricco commerciante di Ravello, che potrebbe pure essere identificato con il nome di Lorenzo come il fratello di Chura, tutto il lavoro offre un ben congegnato succedersi di avvenimenti in grado, tra ambizioni di potere, amori, antichi affetti familiari e personaggi dall’epica vocazione, di liberare la fantasia sulle tracce di una storia ora accademicamente documentabile ora fiabescamente invadente. Un libro, quello delle due seguaci del modello disegnato nell’Ottocento dallo scrittore britannico Walter Scott, da leggere con avidità, fatto di avventure, guerre, condanne a morte, di uomini assetati di potere e di donne ben lontane dall’avvento del femminismo, ma anche un romanzo di ardenti e carnali passioni che incanta il lettore così come facevano i grandi sceneggiati della televisione di Anton Giulio Majano. Lo stesso che, partendo dal romanziere storico Tommaso Grossi e dal suo “Marco Visconti” ed ancora, da Robert Louis Stevenson e dal suo lavoro “La freccia nera”, seppe regalare agli italiani, attraverso la Rai, quelle medesime emozioni che oggi sembrano abbondare ne “La signora della Marra”, capace, trasformandosi da testo a macchina del tempo, di trasbordare tutti in un avventuroso passato intriso di verità celate e complotti ed ancor più animato da personaggi in grado, al di la dei secoli, di dare libero sfogo a sentimenti eterni e pensieri infiniti.
Giuseppe Giorgio
Napoli, 19 dicembre 2013
Quarta di copertina
“La storia racconta il susseguirsi degli Eventi; un’analisi fredda e razionale dei moventi politici, animati spesso dalla prevaricazione, dal desiderio di potere, dall’ambizione. Troppo spesso si dimentica la forza più grande, quella in grado di smuovere continenti e di rovesciare re onnipotenti: la disperazione di chi è deciso a salvare se stesso e chi ama da un terribile destino. Un romanzo di passione e di dolore che segue, all’interno di tetre sale illuminate da torce e giù per ripide scale di pietra che portano all’inferno, i passi e il cuore di una donna determinata a sopravvivere con la propria famiglia a forze immensamente più grandi di lei. Nella consapevolezza che ormai non c’è quasi più tempo.”
Maurizio de Giovanni
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