Clotario
Nella nostra precedente “tappa” del racconto abbiamo elencato le vicende che hanno portato alla creazione del Regno Franco vero e proprio, con Clodoveo, e alla sua espansione sotto i suoi discendenti.
Il mio punto di vista si ostina a essere unitario, sebbene per tutti gli anni che vanno dal 511 al 558 abbiamo discusso di ben quattro re e delle loro azioni. Nel complesso, infatti, le interrelazioni tra gli eredi di Clodoveo non influirono sull’affermazione costante e progressiva esercitata dai Franchi sui loro confinanti. I termini divisione e riunificazione hanno, fin qui, un significato relativo soltanto ai nostri occhi.
Al termine di questo lungo periodo sopravvive Clotario, il quartogenito di Clodoveo. Il più giovane e forse più spietato dei suoi eredi. Soffermandoci un po’ sulle sue note biografiche scopriamo che fu da sempre un carattere irruente e bellicoso, particolarmente attratto dalle donne, tanto che non esitò a sposare tutte le vedove dei parenti deceduti.
Ebbe ben cinque mogli e due concubine e, come vedremo, non sempre in successione:
la prima moglie, sposata, nel 524, fu la vedova di suo fratello Clodomiro, Gunteuca, che Gregorio di Tours nomina senza precisarne l’origine, ma che secondo lo storico francese Christian Settipani era la figlia di Gundobado re dei Burgundi, da cui non ebbe figli. Fu però madre degli sfortunati eredi di Clodomiro assassinati da Clotario e Childeberto.
Nel 530, quando diede il suo supporto al fratello Teodorico che marciò sulla Turingia, ottenne come bottino di guerra Radegonda, figlia del re Bertario.
Secondo alcuni storici Chunsena ( o Unsina), di origini ignote e forse sposata nel 531, fu concubina del re prima ancora del primo matrimonio. Da lei ebbe il figlio Cramno di cui parleremo fra poco.
Fu poi la volta di Ingonda e della sorella Arnegonda sposate probabilmente entrambe nel 532. Nella sua Historia Francorum Gregorio di Tours ci racconta come avvenne questa particolare vicenda: pare che appena dopo il matrimonio Ingonda chiedesse a Clotario di trovare un buon partito per accasare la sorella Arnegonda e che Clotario, avendo visto l’avvenenza di Arnegonda, decidesse di sposarla per poi tornare da Ingonda dicendole di “non aver trovato nessun partito migliore di se stesso”.
Nel 555, quando il nipote Teodebaldo morì, Clotario sposò anche la sua vedova Waldrada, figlia di Wacone re dei Longobardi, sorella della Wisigarda andata in sposa a Teodeberto. Il terzo matrimonio merovingio con la casata reale longobarda rafforzava il legame col regno di Pannonia.
E’ sconosciuto il motivo per cui questo particolare matrimonio, tra i tanti conclusi da Clotario, suscitò la reazione indignata dei vescovi cattolici. Difficilmente si sarà trattato di un problema di poligamia, poiché già precedenti legami matrimoniali si svolsero in parallelo, addirittura con due sorelle. Piuttosto gli studiosi sospettano un problema di ordine religioso. Waldrada professava fede ariana e per questo, o per altri sconosciuti motivi, Clotario fu costretto a ripudiarla.
In seguito Waldrada, che non aveva dato figli a Clotario nè a Teodebaldo, venne data in sposa a Garibaldo duca e in seguito re di Baviera; ne nacquero Gundoaldo duca d’Asti e Teodolinda, regina d’Italia.
Infine, di una presunta ulteriore concubina di cui non si conosce nemmeno il nome, siamo a conoscenza a causa della registrazione nelle cronache di un figlio di nome Gundovaldo.
Cramno
Tra i numerosi figli vale la pena di citare Cramno e la sua triste fine, che aiutano a comprendere l’indole di Clotario.
Gregorio di Tours ci narra che Cramno era figlio di Chunsena ( o Unsina), di cui non si conoscono le ascendenze e neppure se fosse concubina o moglie di Clotario. Dopo la morte di Teodebaldo, Cramno fu nominato dal padre Clotario vicerè d’Aquitania con sede a Clermont, con un potere sovrano per sorvegliare l’Aquitania, ma ben presto si comportò da leader indipendente.
Supportato dallo zio Childeberto e istigato dall’aristocrazia Aquitana, si prefisse di creare il “primo regno d’Aquitania” e, alla ricerca di alleati, sposò Chalda , figlia del conte di Orleans Willacario, sottoposto a Childeberto e alleato del conte bretone Chonobor. Alla morte di Childeberto, Clotario si sbarazzò del conte di Orleans Willacario, che venne dato alle fiamme con sua moglie nella Basilica di San Martino di Tours dove si era rifugiato. Cramno quindi entrò in alleanza con il conte bretone Chonobor e si rifugiò presso di lui con la famiglia, il che di fatto non fece che aggravare la sua relazione col padre. Clotario inseguì suo figlio con un imponente esercito e uccise Chonobor in battaglia, sebbene questo, tradendo Cramno, avesse riconfermato la sua alleanza con Clotario. Cramno aveva predisposto delle navi per la propria fuga, ma la cronaca racconta che si attardò per portare in salvo la propria famiglia e a causa di questo ritardo venne catturato, con la moglie e le figlie. Vennero quindi rinchiusi in una capanna che fu data alle fiamme.
E’ curioso che il vescovo Gregorio di Tours, che non fu un gran sostenitore dei Merovingi, ma tutt’altro, e che era uomo di chiesa, voglia dare, in questo episodio della rivolta di Cramno, una visione giustificatrice attraverso la similitudine con il racconto biblico di Davide e Assalonne.
Egli fa pronunciare a Clotario, durante l’inseguimento del figlio, le seguenti parole:
“Guarda in giù o Signore, dal cielo, e giudica la mia causa, poiché sto immeritatamente soffrendo per mano di mio figlio, giudicala come facesti un tempo tra Assalonne e suo padre David“. E accingendosi a descrivere l’epilogo tragico della lotta tra il padre e il figlio, lo storico prosegue: “Perciò quando i due eserciti si incontrarono, il conte Chonobor si voltò e fuggì, ma fu ucciso sul capo di battaglia”.
Nonostante la violenza della punizione di Clotario, che arrivò ad uccidere non solo il figlio ma tutta la sua innocente famiglia e addirittura a violare il monastero di San Martino a Tours, la concezione del suo tempo lo pone nel giusto, anche da un punto di vista della cultura cattolica coeva. Un parallelismo con le violenze perpetrate da Sigismondo e sobillate o approvate da Clotilde, entrambi canonizzati, non molti anni prima.
Lo storico ci ha riferito in termini completi e precisi le varie enormità di cui Clotario era colpevole: come uccise per sua stessa mano i figli di suo fratello, come costrinse le mogli di re assassinati ad un’alleanza odiosa con se stesso; in che modo non solo pose il proprio figlio a morte crudele, ma estese la sua punizione a moglie e figlie inermi; eppure l’esemplare vescovo cristiano, nello stesso capitolo in cui narra della morte violenta di Cramno, presenta la vittoria di Clotario come ottenuta per lo speciale intervento divino.
Arnegonda
Una delle più famose mogli di Clotario fu Arnegonda. Non tanto per le vicende che le occorsero in vita, di cui veramente poco si conosce, ma piuttosto per il ritrovamento nel 1959 all’interno della Abbazia di Saint-Denis della sua ricchissima sepoltura, tomba 49, identificata grazie all’anello-sigillo su cui è inciso il suo nome.
Dopo Clotario
La vera importanza della spartizione del 511 fu l’aver creato un precedente per i successivi sovrani. Clotario I unificò sotto di sè il regno, ma alla sua morte nel 561, il suo territorio fu ancora una volta diviso tra i suoi figli; una divisione che accese la guerra civile. Fu questo ulteriore conflitto, risolto solo nel 613, che Gregorio di Tours identificò come “il vero inizio dei nostri dolori”.
Clotario non ebbe discendenza da tutte le numerose mogli e concubine. Dalla burgunda Gunteuca, dalla turingia Radegonda e dalla longobarda Waldrada non ebbe alcun figlio.
Di Cramno avuto da Chunsena abbiamo già detto come premorì al padre per sua mano.
Ebbe sei figli da Ingonda: Guntario e Childerico morirono prima del padre, Clodesinde divenne regina dei Longobardi dal 560 circa alla sua morte nel 567, in quanto moglie di Alboino;
Cariberto, Gontrano e Sigeberto ereditarono il regno assieme all’unico figlio avuto da Arnegonda, Chilperico che era fratellastro e allo stesso tempo cugino degli altri eredi.
A Cariberto toccò quello che era stato il regno di Childeberto I, la Neustria, l’Aquitania, la Guascogna e parte della Provenza, con capitale Parigi;
A Gontrano toccò quello che era stato il regno di Clodomiro, la Burgundia, con capitale Orleans;
A Chilperico I toccò quello che era stato il regno di suo padre, il nord-ovest dell’Austrasia, con capitale Soissons;
A Sigeberto I toccò quello che era stato il regno di Teodorico I, l’Austrasia e parte della Provenza, con capitale Reims.
La fonte principale che abbiamo per questo periodo è ancora una volta Gregorio di Tours e gli argomenti sul devastante impatto della guerra civile sulla dinastia merovingia sono nella sua Prefazione al libro V. I suoi pregiudizi, da gallo-romano ed ecclesiastico, possono averlo indotto a dare più importanza agli eventi di quanta in effetti ne meritassero.
Cariberto
Gregorio ci parla malissimo di Cariberto, riportando che fosse un uomo particolarmente dissoluto, in aperto contrasto con il clero, che fu addirittura scomunicato a causa della condotta matrimoniale. In realtà leggiamo che ebbe “solo” quattro mogli, tutte di umili origini. Appare evidente che la valutazione della sua moralità non si dovesse tanto alla vera condotta, non molto differente da quella del padre e degli altri regali parenti, quanto probabilmente a contrasti politici con la chiesa.
Ebbe soltanto figlie femmine, fra cui ricordiamo in particolare Berta, andata in sposa al pagano re Aethelberth del Kent, già menzionata tra le fautrici di conversioni regali assieme a Clotilde. Sia Gregorio di Tours che Beda narrano di questa conversione coadiuvata dall’attività evangelizzatrice di Agostino di Canterbury e, ovviamente, come Clotilde anche Berta fu canonizzata.
La figlia Berthefleda, avuta dalla seconda moglie, fu suora a San Martino di Tours. La terza moglie gli diede un maschio morto pochi giorni dopo. Probabilmente dalla quarta moglie, Gregorio non è chiaro su questo punto, ebbe poi Clotilde, protagonista con la cugina Basina, figlia di Chilperico, di una curiosa storia riportata da Gregorio di Tours: entrambe suore nell’abbazia della Santa Croce, a Poitiers, si misero a capo di una rivolta contro la badessa Leubovera.
Quando Cariberto morì nel 567, in assenza di eredi maschi, il suo regno fu diviso tra i tre fratelli.
Gontrano
Ebbe il regno di Borgogna, con Orléans, Arles e Marsiglia. Viene ricordato prevalentemente per le sue imprese belliche, anche se non sempre vittoriose. Respinse i Longobardi quando questi compirono delle scorribande in Gallia tra il 569 e il 570, come narrato anche da Paolo Diacono nel libro terzo della sua Historia; nel 586 combatté più volte e con alterne vicende i Visigoti della Septimania. La fama della sua generosità, se non propriamente le sue azioni, e le ricche donazioni a enti ecclesiastici, favorirono il suo culto come santo sin dal VII secolo.
Ebbe una concubina e due mogli e non mancarono i soliti intrighi relativi a rapporti matrimoniali e conflitti per l’eredità. Gregorio di Tours ci racconta infatti che la sua serva Veneranda, divenuta la sua concubina, gli diede un figlio, Gondebaldo attorno al 549. Nel 556 tuttavia Gontrano prese in moglie la figlia di Magnario, un duca dei Franchi, Marcatrude, che avendogli dato un figlio maschio avvelenò il primogenito. Quando anche il neonato avuto da Marcatrude morì Gontrano la ripudiò e lei dopo poco tempo morì. rimasto vedovo sposò nel 566 Austrechilde, detta Bobilla che gli diede due figli: Clotario e Clodomiro. Entrambi, secondo quanto riportato dal vescovo Mario di Avenches morirono di peste nel 577.
Non avendo figli maschi che gli sopravvivessero, col trattato di Andelot del 587 lasciò erede del suo stato il nipote Childeberto II, figlio di Sigeberto.
Sigeberto e Chilperico daranno vita a una lunga guerra civile.
Continua…
Bibliografia:
- Gregorio di Tours, Historia Francorum (digitalizzazione del manoscritto)
- Gregorio di Tours, Historia Francorum (testo da Monumenta Germaniae Historica)
- Fredegario, Cronaca e continuazioni (testo da Monumenta Germaniae Historica)
- Lex Salica (testo da Monumenta Germaniae Historica)
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- P. Lasko, The kingdom of the Franks: north-west Europe before Charlemagne (Library of medieval civilization) Hardcover – 1971
- Emily Wilson “The rise of the Carolingians or the decline of the Merovingians? “
- TM Charles-Edwards, Galli e Britanni, 350-1064, Oxford University Press, 2013
- Emilienne Demougeot, l’Impero Romano e Barbari dell’Ovest, IV-VII secolo: scripta varia , pubblicazioni della Sorbona, 1956
- Stéphane Lebecq, Origini dei Franchi (dal quinto al nono secolo), Punti Storia Collezione, Seuil, 1990
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