Provate a menzionare il Flos Duellatorum ad una rievocazione storica o in un forum di rievocatori e si scatenerà l’inferno tra sostenitori e detrattori/contestatori, dello studio, della messa in pratica e del filologicamente corretto.
Il Flos, il cui titolo integrale è Flos duellatorum in armis, sine armis, equester et pedester, ovvero “Fiore di battaglia con armi, senza armi, a cavallo e a piedi”, è un manuale di lotta e scherma scritto a Ferrara, nel 1409-10.
L’autore
E’ stato composto da Fiore dei Liberi, conosciuto anche come Fiore de’ Liberi da Premariacco (Premariacco, ca. 1350 – ca. 1420), maestro di scherma e schermidore italiano. Premiaracco si trova vicino a Cividale del Friuli allora facente parte della Gastaldia di Cividale, Patriarcato di Aquileia, compreso nel Sacro Romano Impero Germanico.
Le prime notizie certe su di lui risalgono al 1384 e quello che sappiamo lo si legge dalle pagine del trattato da lui composto. Nell’introduzione al manoscritto egli afferma infatti di avere alle spalle, alla data di pubblicazione, 40 anni di studio dell’arte della spada. Uno studio – afferma anche – iniziato in giovane età. Due notizie, queste, che consentono di collocarne la data di nascita intorno al 1350. La data di morte è anch’essa frutto di una stima grossolana, non esistendo su di lui notizie certe posteriori alla pubblicazione del manuale.
Fu un rinomato Magistro di Scrima (scherma tradizionale), una figura non atipica in quel periodo storico. Possiamo descrivere l’ambiente dove egli è cresciuto ricordando che già nel Duecento in quelle terre erano registrati nomi di altri Magistri d’Arme: in un atto notarile datato 31 luglio 1259 appare Magistro Goffedro scharmitor (schermidore); nel 1295 in un altro documento di Cividale è presente Magistro Arnoldo scharmitor, Magister Bitinellus scarmitor de Civitate in un atto del 16 marzo 1341, Magistro Domenico triestino domicilato a Cividale in un atto del 20 ottobre 1344; infine, nel 1363, i documenti parlano del Magistro Franceschino del fu Geto di Rodolfo da Lucca scarmitore residente anch’egli a Cividale.
Il Fiore quindi non fu ne il primo né l’unico Mastro di Scrima in quelle terre e del resto egli stesso afferma: «…de tuto quello che noy avemo vecudo de multi magistri e scholari e armecaduri e duchi principi marchesi conti chavalieri e schuderi e de altri innumerabilli homeni de diversse provincie e anchora cosse trovade da noy…». Menziona fra i suoi maestri Giovanni detto Suveno, un allievo di Nicolò da Metz.
È però considerato il primo maestro della scuola di scherma, grazie al prezioso e rinomato manuale, prima fonte scritta dell’arte di combattimento dell’epoca.
Esiste, in realtà, un manoscritto antecedente al Flos, il London Tower Fechtbuch (anche noto come Manoscritto I.33 o MI.33 conservato nell’Armeria Reale di Leeds) scritto dal monaco Lutegerus attorno al 1290, in cui si illustrano in 64 tavole delle azioni di combattimento di spada (medievale) e brocchiero, arma difensiva di origini antichissime che si impugna con la mano sinistra, utilizzato prevalentemente per difesa personale, piuttosto che in guerra, ha accompagnato la spada dal 1200 al 1500.
Tuttavia il Flos possiede una completezza ben lontana dalle semplici tavole del manoscritto inglese e viene pertanto considerato il primo vero riferimento.
La fama di Fiore dei Liberi come Mastro d’Arme lo portò in diverse corti nobiliari: Mantova, Padova, Pavia, Ferrara.
Di Mastro Fiore dei Liberi conosciamo il nome di alcuni allievi: oltre a Niccolo III e il Duca d’Este suo predecessore, anche i cavalieri Pietro del Verde, Galeazzo delli Capitani di Grumello Mantovano, Lancillotto di Beccaria di Pavia, Giovanni de Baio di Milano, e Anzo de Castelbarco legato alla famiglia dei Castelbarco la cui storia si annoda in parte alle vicende del castello di Avio e a quelle degli Scaligeri.
Il Flos duellatorum
Nella città estense, nel 1409, per desiderio del marchese Niccolò III d’Este, compose il trattato di scherma Flos Duellatorum, nel quale egli insegna l’arte della lotta a mani nude, la lotta con la daga, la scherma con la spada, con la spada a due mani, con il bastone, con l’azza, con la lancia e a cavallo.
Il suo trattato conobbe già all’epoca un’enorme diffusione, tale da influenzare ogni maestro italiano che venne dopo di lui e i numerosissimi maestri d’arme stranieri che in Italia vedevano l’ambiente migliore per la loro formazione. Ancor oggi è diffuso e studiato da numerose scuole di scherma antica in tutto il mondo.
Ai giorni nostri sono pervenute solo tre copie parziali dell’originale manoscritto, due più antiche conservate negli Stati Uniti d’America (collezione Morgan e collezione Getty) e una terza, più tarda ma con più pagine, conservata in Italia (collezione Pisani-Dossi), sopravvissuta solo in facsimile, essendo andata perduta agli inizi del XX secolo.
Anche se ci si riferisce al Flos duellatorum come a un unico manuale, occorre notare che la lingua utilizzata nei tre codici presenta notevoli difformità anche se appare comunque riconducibile a una lingua comune
quattrocentesca di base veneta. L’opera si presenta in realtà sotto due vesti molto diverse: ossia una redazione poetica (o comunque in versi), rappresentata dal manoscritto della collezione Pisani-Dossi, e una redazione in prosa, rappresentata dai manoscritti conservati rispettivamente nelle collezioni dei musei Getty e Morgan. Alla luce delle attuali conoscenze è impossibile stabilire gli effettivi rapporti tra le due redazioni e ogni ipotesi pare pienamente accettabile. Il fatto poi che i tre testimoni risalgano tutti all’inizio del XV secolo non aiuta a stabilire la precedenza cronologica di uno sugli altri.
Ipotesi redazionali
Si potrà così essere autorizzati a ipotizzare che la redazione poetica, più solenne ed elegante, sia stata eseguita per Niccolò III d’Este. A essa avrebbe fatto seguito una seconda redazione in prosa, più tecnica e meno curata stilisticamente, coerentemente con la destinazione didattica nelle scuole di scherma. Nulla vieta però di pensare che la redazione in prosa fosse stata eseguita da Fiore per uso pratico e che poi sia servita da modello per una più solenne redazione in poesia da presentare anch’essa alla corte, sebbene le ultime tesi prediligano anteporre il Getty (conosciuto anche come Fior di Battaglia) e il Morgan al Pisani-Dossi.
Vero è che il Flos si presenta nella duplice forma poetico-prosastica, ma il suo contenuto e i suoi caratteri generali fanno di esso un’opera unitaria nella sostanza: entrambe le redazioni si presentano infatti come una serie di glosse a illustrazioni di figure umane che mostrano tecniche di lotta o di armi, precedute, nell’incipit, da un prologo generale che presenta l’autore, la materia e il contenuto del manuale.
L’iconografia
- posizioni di combattimento con spada a due mani dal Flos Duellatorum
Come già anticipato, quello che caratterizza l’opera è lo stretto legame tra testo e immagine: le glosse sarebbero assai ardue da interpretare senza l’ausilio delle immagini e, al contempo, le illustrazioni, nella loro staticità, non potrebbero rendere conto dello svolgimento dell’azione senza un’adeguata glossa.
È quasi certo che le illustrazioni e il testo non possono essere opera del vecchio spadaccino, che deve essersi necessariamente servito di un copista e di un artista di professione. L’alta qualità delle illustrazioni è strettamente in connessione con la questione della committenza dell’opera: senza un finanziamento della corte sarebbe stato impensabile, per uno spadaccino, accollarsi l’onere e le spese necessarie per assoldare un artista di professione cui affidare l’illustrazione del testo.
L’immagine più nota del Flos Duellatorum è il diagramma delle sette spade all’inizio della sezione sulla spada bastarda (fol. 17A), reminiscenza della prima immagine del Codice Wallerstein. È la figura di un uomo, divisa da sette spade centrate sul corpo, che rappresentano le poste o posizioni di guardia. L’uomo è circondato da quattro animali, che simboleggiano le principali virtù di uno schermidore:
- in alto, la lince che regge un compasso rappresenta la prudentia:
- Meio de mi’louo ceruino non uede creatura / E aquello meto sempre a sesto e mesura.
“Nessun’altra creatura vede meglio di me, la lince / E con quello sempre calcolo con compasso e misura.”
- Meio de mi’louo ceruino non uede creatura / E aquello meto sempre a sesto e mesura.
- a sinistra, la tigre con una freccia rappresenta la celeritas
- Yo tigro tanto son presto a corer e uoltare / Che la sagita del cello non me po auancare.
“Io sono la tigre, tanto veloce a correre e a girare / Che la freccia del cielo non mi può raggiungere.”
- Yo tigro tanto son presto a corer e uoltare / Che la sagita del cello non me po auancare.
- a destra, il leone che regge un cuore rappresenta l’audatia
- Piu de mi lione non porta cor ardito / Pero de bataia faço a zaschaduno inuito
“Nessuno ha un cuore più ardito di me, il leone / Perciò sfido chiunque in battaglia.”
- Piu de mi lione non porta cor ardito / Pero de bataia faço a zaschaduno inuito
- in fondo, l’elefante, che porta una torre, rappresenta la fortitudo:
- Ellefant son e uno castello ho per cargho / E non me inçenochio ni perdo uargho.
“Io sono l’elefante e ho un castello per fardello / E non mi inginocchio mai né perdo il mio posto.”
- Ellefant son e uno castello ho per cargho / E non me inçenochio ni perdo uargho.
La Rievocazione
Tutt’altro che facile è però mettere in pratica le note di Fiore, come ben sanno i rievocatori che lo studiano. Da questo nascono le innumerevoli e interminabili discussioni cui accennavamo all’inizio. E’ però un grande piacere vedere in atto le tecniche disegnate e descritte a parole da un Maestro di Scrima di 600 anni fa… il che ci fa dire una volta ancora: la Storia è Viva!
Per gli ardimentosi che intendono cimentarsi con lo studio è qui sotto disponibile, in versione scaricabile, la riproduzione anastatica con trascrizione del Codice Pisani-Dossi a cura di Giovanni Rapisardi
Di seguito un interessantissimo video della Compagnia d’Arme “I Poeti della spada” di Urbino che propone l’interpretazione delle poste di spada confrontate con le immagini del Flos
e un video della Compagnia di Chiaravalle di Milano, che abbiamo avuto l’onore di conoscere e seguire per qualche tempo, in cui l’istruttrice Benedetta Morandi e Andrea Rosso propongono un combattimento al bastone.
Bibliografia:
- Claudio Lagomarsini, Un manuale d’armi d’inizio sec. XV: il «Flos duellatorum» di Fiore dei Liberi da Cividale, in «Studi di Filologia Italiana», LXIX (2011), pp. 257-91
- Flos Duellatorum – Manuale di Arte del Combattimento del XV secolo di Fiore dei Liberi, a Cura di Marco Rubboli e Luca Cesari, Editore Il Cerchio collana Gli Archi, CodiceISBN 88-8474-023-1
- Flos Duellatorum di Fiore de’ Liberi, a cura di Giovanni Rapisardi, Editore “Seneca Edizioni” collana Gladiatoria, Codice ISBN 88-89404-16-7
- Flos Duellatorum 1409-2002 – La pietra miliare della Scuola Marziale Italiana, a cura di Graziano Galvani, Girlanda Roberto e Lorenzi Enrico, Editore Zero3, collana I Libri del Circolo, Codice ISBN
- Il Fior di battaglia di Fiore dei Liberi da Cividale – Il Codice Ludwig XV 13 del Paul Getty Museum, a cura di Massimo Malipiero, Editore Ribis (Miramar s.r.l.), in associazione con il J. Paul Getty Museum, Los Angeles, Codice ISBN 88-7445-035-4
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