Un articolo di Erica Innocenzi
L’obiettivo di quest’articolo è di cercare di portare il lettore, anche solo con l’immaginazione, lontano dalla sua sedia o dalla sua poltrona, lontano dalla nostra Penisola fino a raggiungere l’estremo nord della terra dei Pitti, la Scozia del Nord. Cercheremo attraverso testimonianze archeologiche, cronache e saghe di ricostruire la venuta dei vichinghi in queste terre di estrema bellezza, giungeremo come fecero questi grandi navigatori secoli fa, fino alle favolose isole Orcadi, ci immergeremo nella storia.
“Avvisaglie di futuri disastri toccarono la terra dei Northumbri e atterrirono profondamente la popolazione. Ci furono grandi tornadi e lampi di luce e fieri dragoni furono visti volare nell’aria. A ciò seguì una grande carestia e in quello stesso anno alle VI Idi di Gennaio un’incursione di pagani distrusse la casa di Dio a Lindisfarne con saccheggi e uccisioni. Sige morì alle VIII Kal di Marzo” -Cronaca Anglosassone, Anonimo.
Anno 793 A.D. : i vichinghi sbarcano sulla costa ovest dell’Inghilterra. Distruggono e depredano il monastero di Lindisfarne, si spingeranno fino al Nord della Scozia. Tra il 795 e l’806 l’isola di Iona viene attaccata dagli incursori vichinghi per ben tre volte. Sono infatti numerosi gli attacchi vichinghi negli arcipelaghi scozzesi delle Ebridi, delle Orcadi e delle Shetland.
Dai primi anni del IX secolo, infatti, i Norsemen iniziarono a stabilirsi nelle Orcadi e nelle Shetland, il loro arrivo spinse le popolazioni autoctone a nascondere le loro ricchezze, come accadde ad esempio in una chiesa sull’isola di St. Ninian, una piccola isola delle Shetland, dove vennero addirittura sepolti dei tesori, ritrovati solamente nel 1958.
La popolazione indigena dei Pitti venne completamente assoggettata dai vichinghi, come si può leggere dalla Historia Norvegiae, Capitolo VI (De Orcadibus Insulis): “In the days of Harold Fairhair, King of Norway, certain pirates, of the family of the most vigorous prince Ronald, set out with a great fleet, and crossed the Solundic sea; and stripped these races of their ancient settlements, destroyed them wholly, and subdued the islands to themselves.”
Ma vi sono dei luoghi nella Scozia del Nord in cui è ancora possibile percepire la presenza di questi uomini e del loro straordinario passato, che non è stato affatto dimenticato ma anzi viene rispettato, protetto e salvaguardato.
In quest’articolo si è scelto di analizzare due vere e proprie perle della vecchia Alba (antico nome gaelico della Scozia): il museo della cittadina portuale di Thurso (dal celtico Tarvodubron, Norreno Thjorsá adattato poi con Thorsá o Fiume di Thor) e un monumento, un diamante protetto e cullato dalle verdi valli delle affascinanti isole Orcadi, Maeshowe.
Presso il Caithness Horizons Museum di Thurso, la città più a nord della Scozia, si possono osservare numerosi reperti archeologici dei Pitti e dei Vichinghi. Appena entrati si rimane completamente incantati da due stupende pietre funerarie pitte: la Skinnet Stone e la Ulbster Stone. Entrambe mostrano simboli cristiani e pitti.
La più alta delle due, la Skinnet Stone, venne rinvenuta dalle rovine della chiesa di St. Thomas a Skinnet nel 1861, datata VIII sec, in essa vi è infatti scolpita una grande croce cristiana, attorniata da simboli pitti. Mentre la seconda, è stata ritrovata nel distretto di Caithness.
Nel piano superiore, si possono trovare numerosi ritrovamenti vichinghi, come un’iscrizione runica su pietra a forma di croce o la ricostruzione di una tomba maschile vichinga.
Ma c’è un luogo ancora più a nord, che più di tutti è testimonianza viva del passaggio di questi uomini del Nord nelle terre scozzesi: il monumento funerario preistorico Maeshowe. Esso si trova nel distretto di Steness, nelle Orcadi, vegliato dal bellissimo Ring of Brodgar e protetto dalle Standing Stones o’ Stenness, per raggiungerlo bisogna imbarcarsi dal porto di Thurso e prendere il traghetto verso Stromness, da lì è consigliabile salire su uno dei mini bus, oppure noleggiare una bicicletta, ma prenotate la visita prima di partire!
Datato circa 2700 a.C. è considerato uno delle più grandi realizzazioni architettoniche della preistoria scozzese. Scavato dall’archeologo James Farrer nel 1861, a quell’epoca si presentava molto diversamente rispetto ad oggi. Come possiamo vedere dall’illustrazione del 1862, esso aveva forma conica, con una profonda depressione sulla cima. Nel 1992 questo monumento di straordinaria bellezza, venne posto sotto protezione dallo stato, nello stesso anno venne aggiunto alla struttura un tetto e una collinetta esterna, che gli donò quella magnifica forma di cui possiamo godere oggi. Durante il solstizio d’inverno un fascio di luce illumina Maeshowe.
Maeshowe è costituito da un lungo e basso corridoio che conduce ad una prima grande stanza, ai lati vi sono altre tre camere. Appena si entra si rimane completamente affascinati da questo lungo ingresso e da questi grandi massi di pietra che uno sull’altro formano le sue pareti, fredde ma cariche di storia. In pochi istanti si accede alla camera principale. Questa stanza è senza dubbio la più famosa e la più bella in assoluto, per svariate ragioni, la prima è che sulle sue pareti sono incise tantissime rune ed è un’emozione unica al mondo riuscire a poter vedere da così vicino queste trenta meravigliose iscrizioni. Solo grazie al fotografo Charles Tait abbiamo la possibilità di mostrarle in queste foto, infatti ai turisti è vietato scattare fotografie.
Nel 1861 gli archeologi, vista l’inaccessibilità dell’entrata, decisero di scavare un accesso alternativo e così si resero conto di non essere stati i primi ad addentrarsi nella tomba. Infatti diversi gruppi di vichinghi vi entrarono e lasciarono testimonianza del loro passaggio. Questo confermerebbe quanto riportato dalla Orkneyinga Saga (Capitolo 93): “On the thirteenth day of Christmas they travelled on foot over to Firth. During a snowstorm they took shelter in Maeshowe and two of them (his men) went insane which slowed them down badly so that by the time they reached Firth it was night time”.
Secondo questa saga nel Natale del 1153 un gruppo di vichinghi si ripararono da una tempesta di neve in quella che loro chiamarono Orkahaugr, a comando di questi uomini c’era lo Jarl Harald.
Sembra addirittura che un altro gruppo di vichinghi, questa volta capeggiati dallo Jarl Rognvald abbia trovato rifugio presso questa tomba.
In qualsiasi caso, le iscrizioni come detto sono veramente tante e di vario argomento, alcune ci regalano un sorriso, sono i segni di una quotidianità che ci lascia attoniti e commossi. Si può leggere ad esempio di: “Ingigerth è la più bella di tutte”, oppure vi sono incisi solamente nomi (“Thorir”) o vi è inciso il nome dell’incisore dell’iscrizione (“Ottarfila ha inciso queste rune”) oppure si può leggere “egli è un vichingo… giunto in questo tumulo”, in alcune si parla addirittura di un tesoro: “Mi è stato detto che qui c’è un tesoro nascosto veramente bene”.
Una leggenda, riportata anche dall’archeologo James Farrer, narra che il tumolo era abitato da un essere soprannaturale di grande forza, il suo nome era Hogboon (Hogboy o Hug Boy), probabilmente un draugr (http://it.wikipedia.org/wiki/Draugr) o forse un troll o semplicemente uno spirito. In effetti vi è l’ipotesi che il tumulo possa essere stato utilizzato come dimora di morte di un capo vichingo nei primi anni delle conquiste nelle Orcadi, da qui la possibile presenza di un tesoro e la leggenda del daugr.
Ma non ci sono solo iscrizioni runiche, vi sono anche disegni come una croce o un bellissimo drago con una spada che lo trafigge, per molti si tratterebbe di un leone e per altri addirittura del lupo Fenrir.
La tesi più comunemente accettata è la prima, secondo la quale quest’animale potrebbe simboleggiare il paganesimo vinto dalla fede nella nuova religione, il Cristianesimo, nel XII secolo i vichinghi erano ormai cristianizzati. Ricordiamo che vari sovrani scandinavi, quali Olav Tryggvessön (969-1000) e Olav il Santo (995-1030) in Norvegia, si impegnarono, nella diffusione della nuova religione monoteista, forzando i propri popoli a sottostare alla loro scelta, spesso di natura politica. Questo atteggiamento, seppur non condiviso inizialmente con entusiasmo dalle popolazioni, contribuì a far penetrare nell’area scandinava elementi cristiani che finirono col fondersi con la ben radicata tradizione pagana.
Il viaggio immaginario nelle terre scozzesi termina qui ma queste due piccole perle scozzesi valgono veramente la pena di essere visitate, potrebbero regalarvi emozioni inaspettate ed uniche al mondo. Spero che questo piccola visita nell’incantevole Nord della Scozia sia stata di vostro gradimento.
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