Attila, 1954, di Pietro Francisci

Ospitiamo un articolo dell’almanacco di Archeologia tardoantica e altomedievale a Siena a firma di Marco Valenti.

1545580_447113395417418_46679909_nI film della serie Peplum sono spesso ospiti della rubrica.
(Il peplum (o sword and sandal, cioè spada e sandalo, una definizione più comune in lingua inglese) è un sottogenere cinematografico dei film storici in costume, che comprende sia il film d’azione sia quello fantastico, entrambi ambientati in contesti biblici o nel periodo Greco o Romano. I due generi utilizzano elementi storici o mitologici. Il nome deriva dalla parola greca, mutuata dal latino, che indica una tunica femminile greca, il peplo, semplice da realizzare ed apprezzata dai reparti costume di questi film, molti tra questi a basso costo. N.d.E.)
Per vari motivi: perchè appartengono alla mia infanzia, perchè hanno il loro fascino, perchè fotografano un modo di fare cinema oggi scomparso e che spesso rimanda alla società del tempo.

1622888_447113355417422_1682559208_n (2) 1621828_447113418750749_2017019443_nOggi abbiamo scelto Attila con protagonisti Sophia Loren, Anthony Quinn, Irene Papas e Henry Vidal.
Girato a Cinecittà, prodotto dall’accoppiata Ponti-De Laurentiis per la Luce, dura 1 ora e mezzo circa e al suo arrivo nelle sale cinematografiche non ebbe molto successo tanto che cadde presto nel dimenticatoio.
E’ uno di quei film storici, kolossal ma artigianali all’italiana poi distribuiti per il mondo, nel nostro caso un vero e proprio reperto archeologico cinematografico.
Fu il tentativo di sfondare sui mercati internazionali scritturando una grande star hollywoodiana.

Trama

1532029_447113155417442_2120546073_nSi basa ovviamente sulla figura truce di Attila che mette a ferro e fuoco un indebolito Impero romano, fermato poi da Papa Leone Magno; nel finale la voce fuori campo si domanda perchè Attila cede proprio davanti all’uomo di Dio e quali parole ha usato Leone per convincerlo, rispondendosi «È uno dei grandi misteri della storia».

Recensione

1546096_447113308750760_534019092_nLa vicenda narrata si svolge interamente sul contrasto civiltà-barbarie, eleganza-rozzezza, spirituale-carnale; il tutto, romanzato, per dare ampio spazio ai ruoli ed alla presenza delle due star: Sophia Loren ed Anthony Quinn.
Come sempre, nonostante i molti difetti e le vere e proprie castronerie presenti, ma che fanno parte del fascino emanato da queste pellicole, stiamo parlando di un film da vedere e con il quale passare minuti di sana evasione; magari ricordando le sensazioni avute da bambino ma anche divertendosi a capire come si immaginavano certi personaggi e popoli alla metà del XX secolo e quali espedienti si atuavano per ricostruire atmosfere e costumi spesso totalmente inventati di sana pianta.

563198_447113592084065_1813870417_nEd è un Attila del nostro immaginario (quell’immaginario forse costruito dagli stessi sussidiari delle scuole elementari nonchè dalla cinematografia): guerriero temibile, invincibile, che si è avventato sui resti decadenti dell’impero romano (la decadenza dell’impero romano è uno dei tòpoi hollywoodiani dei kolossal storici) seducendo le raffinate principesse imperiali attratte, in quanto donne decadenti, dalla fresca virilità del maschio selvaggio.
Valentiniano è poi la vera icona della decadenza; quasi caricaturale nella raffigurazione di cretino, facilmente oggetto di manipolazioni, con cucciolo di tigre al guinzaglio che funge anche da assaggiatrice di cibi, disteso su triclini sfarzosi, intento a gustare danze svolte da belle ballerine con abiti e gesti totalmente immaginifici, mettendo in scena strane storie di battaglie fra donne ecc.

1535651_447113438750747_148230313_nPellicola popolare sotto tutti i riguardi (colore, scenografia, costumi, recitazione, movimenti di massa) fu stroncata dalla critica nazionale e americana.
Antony Quinn aveva appena smessi i panni di Zampanò ne La strada (di Federico Fellini) e indossò quelli di un Attila molto discutibile in un magniloquente, retorico e molto chiacchierato film, in cui la Loren, pur mal servita dall’operatore e dal costumista, diventò una star quello stesso anno con L’oro di Napoli e La donna del fiume.

1016454_447112278750863_1036524064_n 1489205_447112578750833_1871995729_nStride il sentir parlare i barbari in un italiano forbito e sinceramente, seppur Anthony Quinn domini la scena con la sua presenza fisica e la sua recitazione prepotente, oscurando tutti gli altri attori, fa sorridere vederlo truccato da unno, con gli occhi a mandorla e i baffetti da mandarino cinese, con improprie calzamaglie grigie e turchine completate da stivali pelosissimi (una sorta di dopo-sci come quelli che andavano di moda negli anni Settanta) e da un corpetto che stabilmente, pur cambiando colore, reca due protezioni in ferro circolari all’altezza dei capezzoli; che dire poi della protezione all’inguine (una sorta di perizoma interamente chiodato)?.
Molto “eccentrico” l’elmo piumato (con piume da bersagliere, direi) che indossa nell’incontro con papa Leone; e anche l’elmo con coda di cavallo che porta in altre scene non è per niente male…..

Tutti i numerosissimi attori-comparsa che inscenano gli unni sono poi caratterizzati con i medesimi baffetti ed occhi a mandorla (ma non tutti…), rasati ma con capigliatura raccolta in treccia, cappelli e collari neri e pelosissimi, in un pastiche nel quale sembra di vedere motivi legati all’iconografia immaginaria di tartari, cinesi e mongoli.
Il trionfo del kitsch insomma; ma un kitsch, come ho detto in precedenza, affascinante e pietra miliare della storia della filmografia del genere peplum.
Belle comunque le scene di battaglia, suggestive le devastazioni degli Unni, rappresentate con impiccati, fuoco, rovine, madri defunte con il bambino che piange accanto la salma ecc.
Molto interessanti alcune inquadrature su Quinn ed in esterni.
Meravigliosa Sophia Loren allora poco più che diciottenne, anche se doppiata.

Errori

Come di consueto riporto gli errori che il film propone, individuati dai cinefili più appassionati.

– Incontro di lotta. Attila (Quinn, frontale a fondo scena) scende nell’arena e getta il pellicciotto a bordo pista. Nessuno lo toccherà più, ma dopo 2 shots ininfluenti nuovo ciak dall’alto: Quinn si ritrova tra i piedi un altro indumento non identificato.

– Nella tenda di Bleda: Onegesio cerca di convincere il re a rompere il trattato con Valentiniano e dice: ” Sono arrivati oggi i capi mongoli per allearsi con noi contro l’Impero Romano”. Balla colossale: i mongoli del V sec. D. C. si facevano i fatti loro a casa loro, e non entrarono mai in contatto con i Romani.

– Subito dopo l’arringa di Attila davanti a Bleda morto: un’orda di Unni saccheggia una città; notare un unno che esce da una casa portando, sotto il braccio destro, un busto “marmoreo” che, se vero, pesava un centinaio di chili.

– Saccheggio e strage. Primo piano (mezza figura) di un prete inchiodato sulla croce: il chiodo conficcato nella sinistra si muove mentre lui parla ad Attila.

– Gli unni alla carica contro le legioni romane di Ezio. Inquadrate in primo piano tre catapulte in azione: ma erano macchine da assedio, non da battaglia campale, ed Ezio non era un dilettante, ma l’ultimo grande generale della Roma antica.

– Stessa scena. Morte cinematografica di Ezio trafitto da una freccia: nella realtà storica fu ammazzato personalmente da Valentiniano III.

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Nel frattempo

Nello stesso anno usciva una pellicola simile, Il re dei Barbari (titolo originale Sign of the Pagan) con Jack Palance nel ruolo di Attila.
Si tratta di un film di notevole valore spettacolare, anche se non molto fedele alla verità storica.
Di questo ci occuperemo il prossimo fine settimana

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