L’origine della Cattedrale di Aosta risale alle fasi iniziali di diffusione del Cristianesimo in Valle d’Aosta. Sotto la Cattedrale sono stati scoperti fondamenta, pavimentazioni, fonti battesimali, mosaici, scalinate e tombe: elementi di una basilica paleocristiana, a sua volta costruita su un edificio del III secolo. Sul pavimento della navata centrale una lastra di vetro permette la vista del battistero principale della basilica paleocristiana. Un sovrapporsi di edifici religiosi indica questa zona come il cuore sacro di Aosta. Nella Cattedrale è visibile tutta l’evoluzione dell’arte religiosa valdostana: il battistero paleocristiano, gli affreschi altomedievali, i campanili romanici, le sculture gotiche, l’atrio rinascimentale, gli altari barocchi, la facciata neoclassica.
Secoli e stili si sono sovrapposti e amalgamati in questa chiesa, tanto da rappresentare una sintesi artistica e spirituale della storia della Valle. Verso la fine del IV secolo, ove oggi è la cattedrale, esisteva- come hanno provato gli scavi archeologici eseguiti – una Domus Ecclesiae di ragguardevoli proporzioni. La chiesa venne completamente riedificata nel corso del secolo XI, per volere di Anselmo I che fu vescovo in Aosta tra il 994 e il 1025 (da non confondersi con Anselmo di Aosta, filosofo e santo, nato nel 1033) al quale si deve uno dei periodi di maggiore fervore artistico ad Aosta. La “chiesa anselmiana” presentava una pianta basilicale a tre navate con tetto a capriate in legno; il portale d’ingresso era posto al centro del lato meridionale; l’abside maggiore, semicircolare, era affiancata da due torri campanarie. Al visitatore contemporaneo la cattedrale di Aosta risulta molto alterata dagli interventi successivi ma costituisce ancora un interessante esempio di edificio che testimonia l’influenza nordica sull’architettura delle aree italiane a ridosso delle Alpi, la cosiddetta architettura ottoniana. Dell’edificio originario rimangono le due torri, costruite al lati del presbiterio, in origine più corto.
Quella settentrionale presenta quattro lati divisi in due da lesene ed aperti da quattro ordini di due bifore su ogni lato. Quella meridionale presenta invece nella parte inferiore delle specchiature scandite da coppie di lesene e coronate da archetti. Al di sopra due bifore sovrapposte costruite in epoca più tarda. Un’interessante caratteristica dell’edificio originario è la presenza di due cappelle sovrapposte sul lato orientale dei campanili. La cappella superiore è percorsa da nicchie sulla parte esterma. In origine altre due absidiole a due piani affiancavano l’abside centale. L’interno a tre navate è coperto da volte a crociera cinquecentesche che ricadono su mensole poste al di sopra del livello degli archi longitudinali. Il presbiterio è rialzato sulla cripta romanica. La cripta è un ambiente rettangolare diviso in tre navate chiuse ad Est da tre absidi. La parte orientale è la più antica, essendo datata intorno al 1000. I sostegni sono massicci e dotati di capitelli tardo-antichi. Le volte, su archi ribassati, si presentano molto irregolari. I muri laterali e
soprattutto le absidi presentano poveri resti di affreschi.
Le ultime due campate occidentali sono invece più recenti. Le volte qui sono sorrette da colonne sottili dai bei capitelli romanici. I capitelli continuano il fusto della colonna e si aprono con uno o due ordini di foglie al di sopra di une elemento divisorio, un cordone o una serie di archetti.
Nel presbiterio si conserva parte del pavimento musivo del XII secolo. Di eccezionale qualità è la raffigurazione dell’Anno circondato dai Mesi. Ai quattro angoli le raffigurazioni dei Fiumi del Paradiso.
Il mosaico è importante soprattutto per l’espressività delle raffigurazione e la vivacità cromatica, ignota in altri esempi coevi, come quelli padani.
Più a Est si trova un altro mosaico, generalmente ritenuto più tardo, dove l’intento didascalico del primo viene sostituito da raffigurazioni di animali fantastici disposti all’interno di uno schema geometrico. Due dei Fiumi del Paradiso sono poi raffigurati in aspetto di donne che versano acqua da anfore.
Sempre nel presbiterio è degno di nota il sepolcro del conte Tomaso II di Savoia (fine del XIV secolo) sul quale è disteso il bel gisant di un cavaliere in piena armatura. Ai lati del coro gli stalli lignei gotici risalgono al 1469 circa. Alcuni elementi dell’edificio antico sono stati lasciati scoperti all’inizio della navatella destra.
Nel sottotetto, sopra le volte quattrocentesche, si sono salvati consistenti brani degli affreschi che decoravano la navata centrale della basilica anselmiana. La esistenza del ciclo pittorico fu scoperta nel 1979 dallo studioso tedesco H. P. Autenrieth; complessi lavori di recupero e la sistemazione di opportune passerelle hanno consentito nel 2000, in occasione delle celebrazioni giubilari, di rendere gli affreschi accessibili al pubblico.
Insieme al ciclo contemporaneo della Collegiata di Sant’Orso, le pitture della cattedrale costituiscono una delle più vaste testimonianze di pittura alto medievale fanno di Aosta uno dei principali centri di arte ottoniana in Europa.
Infine un breve tour virtuale della cattedrale
Testi e immagini, quando non diversamente indicato,
di Mauro Piergigli & Associazione Culturale Italia Medievale
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