Il monastero di Sumela, “la Montecassino d’oriente”

La Turchia ha riaperto ai visitatori giovedì 1 luglio 2021 il monastero di Sümela nella provincia di Trabzon (Trebisonda) sul Mar Nero, dopo il completamento di oltre cinque anni di restauri.

Il monastero di Sümela nella provincia di Trabzon (Trebisonda), Turchia, sul Mar Nero (da Google maps)

Conosciuto anche come Madre Maria, o Vergine Maria, il monastero è scavato nella roccia in una zona boscosa sul pendio del monte Karadağ in Maçka, 300 metri sopra la Valle Altındere.

Sumela, il più famoso dei monasteri del Mar Nero, fu fondato secondo la tradizione nel 386 sotto il regno di Teodosio I da due eremiti, Barnabas e Sophronius, che scoprirono nelle grotte della montagna una icona della Vergine Maria e decisero di costruirvi un monastero a lei dedicato.  Non ci sono tuttavia riscontri storici per confermare l’epoca di fondazione. Più volte caduto in rovina e ricostruito: la prima ricostruzione nel VI secolo viene attribuita al generale Belisario su richiesta dell’imperatore Giustiniano. Il suo apogeo lo raggiunse sotto i monarchi di TrebisondaAlessio e suo figlio Manuele Comneno, nel XIV secolo.

Icona di Panagia Soumela (Chrysanthos ‘H Eκκλησια Τραπεζουντος’, (in Katharevousa Greek), [The church of Trabzon], Archeion Pontou [Archives of Pontos], vol. iv-v, Athens.1933, p. 991) 

Il nome ‘Panagia Sumela’ deriverebbe dall’attributo della Vergine ‘Παναγια’ (‘panaghia’, tutta santa, santissima) e ‘στου’ (‘stu’, nel) ‘μέλας‘ (‘melas’, scuro o nero). Ovvero la “Santissima Vergine sul (Monte) Mela”. Viene alternativamente associato al colore delle rocce circostanti, il nome stesso della montagna su cui sorge, Kara Dağ, che anche in turco significa “montagna nera” , o alla caratteristica della pelle scura di Maria nell’icona qui ritrovata, una delle molte raffigurazioni di Maria Nera diffuse nel mondo e in particolare  nell’arte georgiana del XII secolo. 

La posizione del Monastero di Sumela sulle pendici del monte Karadağ (Foto: Wikipedia)

Gli edifici monastici esistenti indicano un’edificazione, o restauro, del XIII secolo. A quel tempo l’Impero di Trebisonda, sotto la dinastia Comnena, si stava sviluppando come uno stato completamente separato all’interno dell’impero bizantino e la sua capitale, Trebisonda, dominava l’area. Il titolo detenuto dai principi, che si consideravano i veri eredi dell’impero e si definivano imperatori, non fu riconosciuto quando, nel 1261, Michele VIII Paleologo riprese il controllo di Costantinopoli . Tuttavia Trebisonda fu l’ultimo baluardo bizantino a cadere in mano ottomana, il 15 agosto 1461, grazie anche a un intricato sistema di contatti con i vicini beylik turchi (l’equivalente dei principati) mantenuto da Alessio Comneno III (1349-1390) che dovrebbe essere considerato anche il principale finanziatore e restauratore del monastero. 

La frammentazione dell’Impero bizantino dopo il 1204: l’impero latino (rosso), l’impero di Nicea (blu), l’impero di Trebisonda (viola) e il despotato d’Epiro (verde scuro); i confini sono molto incerti, in più è anche rappresentato l’impero bulgaro (verde chiaro) (Foto: Wikipedia)

Fonti storiche e documentali indicano che Alessio III, le cui due sorelle e quattro figlie erano sposate con bey turchi (regnanti dei beylik), si interessava in modo particolare a questo luogo. Emerge dai documenti conservati che anche bisnonno, nonno e padre di Alessio avessero elargito generose donazioni ai monaci, il che indicherebbe Sumela come centro religioso almeno dal regno di Giovanni II (1280-1285), bisnonno di Alessio. Secondo un’altra leggenda Alessio III, che fu salvato da morte certa in una tempesta per intervento della Vergine Maria, fece ricostruire il monastero e lo esonerò dai tributi, le cui condizioni furono stabilite in una crisobolla, o decreto. Un versetto composto da cinque righe inscritte su una tavoletta datata 1360, che era posta sopra le porte del monastero fino al 1650, afferma che “Alessio III, ktetor (ovvero fondatore o finanziatore di restauri) di questo luogo, è imperatore d’Oriente e d’Occidente (Iberia)”. 

Alessio III di Trebisonda e la moglie Teodora raffigurati mentre reggono una crisobolla sotto l’immagine del Cristo (seconda metà del XIV secolo). (Foto: Wikipedia)

Manuele III (1390-1417), figlio di Alessio III, come suo padre, si interessò attivamente agli edifici di natura religiosa. Nell’anno della sua successione donò al Monastero di Sumela una croce ornata che si credeva contenesse una reliquia della Santa Croce. Gli ultimi membri della dinastia Comnena di Trebisonda emanarono decreti che dotavano il monastero di grandi ricchezze e dopo la conquista Ottomana, i sultani tutelarono con numerosi decreti gli antichi diritti del Monastero di Sumela, così come avevano fatto per i monasteri del Monte Athos e del Sinai, concedendo privilegi e doni. Si ha notizia storica che due candelabri in oro un tempo nel Monastero furono donati da Selim I (1512-1520). 
È accertato che i voivoda della Valacchia si interessarono da vicino a Sumela dalla seconda metà del XVIII secolo in poi, inviando costantemente lettere e aiuti. Tra questi governanti c’erano Ghikas (1755), Stephan (1764) e Hypsilantes (1775). Sotto l’egida dei Voivoda nel XVIII secolo molte parti furono ricostruite. L’arcivescovo Ignatios fece decorare con affreschi le superfici di tutte le pareti nel 1749.

Monastero di Sumela dopo il restauro 2021 (Foto: AA)

Nel XIX sono numerose le notizie riportate da viaggiatori che visitarono il monastero.
Una delle descrizioni più dettagliate del Monastero di Sumela è quella di Gifford Palgrave (1826-1888) in un articolo pubblicato nel febbraio 1871. Quando Palgrave fece la sua visita, era stata completata da tre anni una grande struttura simile a una caserma denominata “il nuovo edificio”. Secondo quanto vide Palgrave, la struttura era composta da sette piani compresi gli archi rivolti verso il precipizio; l’edificio aveva quattro file di finestre e in cima c’era un piano arretrato. C’erano singole file di otto stanze su ogni piano e la struttura era estremamente solida. Anche Palgrave riferisce dei doni fatti da Murat e Selim I e afferma di aver visto il decreto emanato da Alessio III. 

Un affesco copre le pareti della cappella segreta recentemente scoperta del monastero di Sümela, Trabzon, Turchia, 26 aprile 2021. (IHA Photo)

L’invasione russa di Trabzon, che durò dal 18 aprile 1916 al 24 febbraio 1918, suscitò speranze che uno stato cristiano del Ponto sarebbe rinato a Trabzon. Le porte furono definitivamente chiuse su questa speranza nel 1923 dopo la Guerra di Liberazione Nazionale, quando tutti i greci di Turchia furono mandati in Grecia e il monastero di Sumela fu chiuso. Coloro che emigrarono fondarono un nuovo monastero a Verria (ex Kara Ferye) in Macedonia. 

Il monastero abbandonato si deteriorò rapidamente e un incendio scoppiato nel 1930 distrusse tutte le parti lignee. Seguì una parziale spoliazione degli affreschi, molto probabilmente su commissione da parte di collezionisti.

La parte più antica del Monastero di Sumela (Foto: AA)

Il Monastero si raggiunge tramite un ripido sentiero nel bosco e l’accesso finale all’edificio avveniva tramite una lunga e stretta scalinata. 
Varcando l’ingresso principale, dove trovano alloggio il custode e altre stanze, si scende una scalinata in un cortile interno. Al centro a sinistra è una chiesa parzialmente ricavata da una grotta contenente la fonte sacra, di fronte alla quale si trovano alcuni edifici monastici disposti in modo casuale. 

La chiesa nella roccia è il nucleo del complesso del monastero di Sumela e la sua parte più antica e storica. È il luogo in cui si suppone sia stata trovata l’icona. Una piccola cappella adiacente fu aggiunta in epoca successiva. Le pareti interne ed esterne della chiesa sono ricoperte di affreschi raffiguranti scene bibliche tratte dalle vite di Gesù Cristo e della Vergine Maria. Gli affreschi della cappella furono dipinti su tre livelli in tre periodi differenti; quelli visibili oggi per lo più risalgono al XVIII secolo, come attestato da due iscrizioni ritrovate sul posto. Affreschi più antichi dell’epoca di Alessio III di Trebisonda sono stati distrutti o coperti da altri più recenti.
Sul lato sinistro del cortile una fontana relativamente recente raccoglie le acque della sorgente sacra che sgorgano dal fianco della montagna. 

Affreschi della cappella segreta appena scoperta del monastero di Sümela, Trabzon, Turchia, 26 aprile 2021. (IHA Photo)
Mura affrescate del Monastero di Sumela: la piccola chiesa rupestre con la cappella ornate da strati di diverse epoche

Sessantasei dei manoscritti, principalmente del XVII e XVIII secolo, dalla biblioteca del monastero, che erano stati precedentemente catalogati, sono ora nel Museo di Ankara. Altri mille tetravangelo (i Quattro Vangeli), ornati di miniature e risalenti all’epoca bizantina, sono stati conservati nel Museo Ayasofya (Haghia Sophia) di Istanbul, non sappiamo la loro destinazione dopo la recente riconversione dell’antico edificio a moschea. Circa 150 libri in stampa e altri oggetti di valore appartenenti al tesoro della chiesa, inclusa la croce donata da Manuele III, un manoscritto e un gran numero di documenti, si trovano nel Museo delle opere bizantine di Atene. 

Il 15 agosto 2010, festa dell’Assunzione di Maria, che in Oriente si festeggia come la festa della Dormizione di Maria, il governo turco ha concesso al patriarca ecumenico Bartolomeo I, coadiuvato dal metropolita Tychon, in rappresentanza del patriarca di Mosca, Kirill I, di celebrare una messa dopo ben 88 anni.

In questi giorni la riapertura dopo il consolidamento della roccia sovrastante e il restauro di ulteriori parti rimette a disposizione dei visitatori un pezzo di storia.

Daily Sabah
Pontosworld

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