Il Pantheon e la Luce

Il Pantheon è uno dei monumenti più conosciuti e studiati di Roma.
E’ un monumento eccezionale per tecnica costruttiva, per continuità storica d’uso, per i tanti primati che detiene. La sua cupola è la più grande esistente al mondo fin dall’antichità ed era la più grande nell’Europa occidentale fino a che la Cupola del Brunelleschi nella chiesa di Santa Maria Maggiore in Firenze fu completata nel 1436, superandola di circa due metri. Ad essa hanno guardato con stupore e interesse tutti i maggiori architetti del passato. Dalla sua edificazione ad oggi, inoltre, l’edificio sacro è sempre restato in uso, passando da luogo di culto pagano a culto cattolico. Ma c’è un aspetto delle sue affascinanti geometrie simboliche che probabilmente è meno noto di altri.

La cupola del Pantheon e il suo oculos (Foto: Sylvain Sonnet/Corbis)
La cupola del Pantheon e il suo oculus (Foto: Sylvain Sonnet/Corbis)

Il Campo Marzio

Il luogo dove sorge attualmente il Pantheon era in origine un avvallamento paludoso denominato Palus Caprae, all’interno del cosiddetto Campo Marzio che si stendeva tra la grande ansa del Tevere a ovest, i colli PincioQuirinale a nord e il Campidoglio a sud. L’area, come dice il nome, fu da subito dedicata a Marte, la cui Ara costituì il primo monumento eretto nella zona extraurbana, e restò esterna non solo al pomerio, confine sacro cittadino, ma anche alle successive Mura Serviane.

La cosiddetta Roma quadrata di Romolo, fondata nel 753 a. C., occupava infatti soltanto il colle Palatino, con le due cime, Cermalus e Palatium. Mentre le Mura Serviane del IV secolo a.C. circondavano il cosiddetto septimontium.

La"Roma quadrata" di Romolo 753 a. C.
La”Roma quadrata” di Romolo 753 a. C.
Il Septimontium con le Mura Serviane IV secolo a.C.
Il Septimontium con le Mura Serviane IV secolo a.C.

Sebbene escluso dalla urbs vera e propria, il Campo Marzio era ampiamente utilizzato. Vi erano altari dedicati non solo a Marte, ma anche ad Apollo e, nella zona presso il Tevere denominata Tarentum, collegata agli Inferi per la presenza di fonti calde, ne fu dedicato uno sotterraneo alla coppia divina di Dite e Proserpina.

Gli ampi spazi del Campo Marzio lo rendevano ideale per le grandi adunanze di popolo, non solo in occasione di eventi religiosi, ma anche per quelli politici, come l’assemblea annuale dei Comitia Centuriata che la tradizione Liviana fa risalire a Servio Tullio e che si svolgeva in una struttura chiamata Ovile, sostituita poi dall’enorme architettura dei Septa Julia.

Progressivamente, a partire dal settore più meridionale, l’area fu bonificata e monumentalizzata: verso la seconda metà del V secolo a.C. venne avviata la costruzione di alcuni edifici come il Tempio di Apollo; agli inizi del II secolo a.C. venne dato avvio a una vera e propria opera di urbanizzazione alla quale parteciparono personaggi importanti della politica dell’antica Roma come Pompeo e Cesare e poi Augusto coadiuvato dal genero Agrippa e da altri familiari e amici.

Planimetria del Campo Marzio con gli edifici di età Imperiale
Planimetria del Campo Marzio con gli edifici di età Imperiale

Il Pantheon

Secondo la tradizione riportata da Livio, Plutarco e Floro, proprio nei pressi della Palus Caprae accadde la sparizione di Romolo, assunto in cielo durante una tempesta e un’eclissi, mentre presiedeva a una celebrazione pubblica.
Secondo la sua stessa volontà egli fu divinizzato nel dio Quirino, e in quanto tale venerato sul Quirinale.
Se il popolo romano eresse o meno un primo tempio in quel luogo per ricordare l’assunzione in cielo del re Romolo, non è archeologicamente provato. Il primo tempio di cui siamo a conoscenza è il Pantheon fatto erigere tra il 25 ed il 27 d.C. da Marco Vipsanio Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, per onorare tutti gli Dei conosciuti fino ad allora. Risulta plausibile che il racconto liviano dell’assunzione in cielo di Romolo, in quel preciso punto dove in seguito sorse il Pantheon augusteo, fosse un espediente leggendario per rafforzare la sacralità del luogo e la divinità di Augusto stesso, di cui il tempio era forte simbolo di culto.

Il primo Pantheon era diverso da quello che attualmente conosciamo: la pianta era rettangolare con un pronao, muri di mattoni e un tetto di legno a falde sporgenti. Nella sua Naturalis Historia Plinio il Vecchio ce lo descrive includendo le decorazioni.
Nel corso degli anni questo Tempio fu devastato da incendi e calamità naturali fino a che fu completamente demolito e un nuovo Pantheon fu fatto edificare nell’80 d.C. da Domiziano. Anche questo fu danneggiato gravemente, da un incendio, e successivamente da un fulmine nel 110 d.C.. Fu restaurato diverse volte da Apollodoro su ordine di Traiano fino a che Adriano decise di demolirlo completamente e di costruirne uno nuovo nel 118 d.C., forse affidandosi ancora ad Apollodoro.

Il Pantheon attuale

Con una struttura ardita e innovativa il pantheon di Adriano conciliò tradizione e novità.
La cupola che era già stata utilizzata negli edifici termali e nella Domus Aurea, si sviluppò in dimensioni mai raggiunte prima e divenne la soluzione tecnico architettonica per ottenere un enorme spazio interno privo di sostegni e dominato dal vuoto.

Pianta e sezioni del Pantheon
Pianta e sezioni del Pantheon

Entrando attraverso il pronao con le preziose colonne di granito egiziano e superando le eccezionali porte in bronzo alte sette metri, si accede a uno spazio perfettamente sferico, dominato dall’immensa cupola e dal suo oculus centrale.
L’emozione è enorme anche per i visitatori odierni. Lo sguardo è attratto verso l’alto, verso l’arco perfetto della gigantesca volta, che conduce naturalmente verso l’apertura e verso il cielo, una sorta di axis mundi immateriale, ma percepibile a chiunque.

La continuità religiosa

La donazione del Pantheon da parte dell’imperatore Foca a Papa Bonifacio IV nel 608, trasporta il capolavoro ingegneristico e architettonico nell’era cristiana. Il 13 maggio o il 1° novembre 609 il tempio viene consacrato a Maria e ai martiri cristiani. Si narra che per contrastare gli effetti nefasti del paganesimo fossero trasportati ventotto carri di ossa recuperate dai vari cimiteri cristiani e qui sepolti.
Nonostante le numerose vicende successive di depredazione, soprattutto dei bronzi che lo rivestivano, il tempio fu certamente conservato nella sua struttura, anche grazie alla nuova dedicazione cristiana.
Fu così che dalla Palus Caprae di Romolo si giunse al tempio cristiano odierno in cui sono sepolte numerose celebrità artistiche e politiche.

Il Pantheon e la Luce

Nel Pantheon si vive l’esperienza contrastante tra la possanza dell’architettura e la vertigine del vuoto, ma anche il meraviglioso equilibrio tra il buio (o meglio la penombra) e la luce.
L’unica apertura verso l’esterno è il grande oculus di nove metri di diametro, eppure quell’unico fascio di luce definisce non solo la sacralità immortale di questo luogo, ma anche il suo spazio.

Nel corso della giornata il fascio luminoso percorre le pareti dando loro vita ed evidenza, ma in particolari giorni dell’anno produce fenomeni certamente legati all’uso politico e religioso del tempio.

In particolare è noto il fenomeno per cui alle 12 solari del 21 aprile il fascio di luce colpisce il portone di ingresso rivolto a nord. Secondo alcuni studiosi la coincidenza del fenomeno nella data del Natale di Roma sarebbe stato un artificio voluto da Augusto già nella costruzione del precedente tempio, che secondo alcuni rilievi archeologici sarebbe stato disposto con lo stesso asse dell’attuale. Non abbiamo certezze che il tempio precedente disponesse di un oculus che consentisse al fenomeno di manifestarsi. E’ evidente però, ad ogni die natalis Romae, nel Pantheon attuale.

Le diverse posizioni del disco luminoso (Immagine di M. De Franceschini)
Le diverse posizioni del disco luminoso (Immagine di M. De Franceschini)
Ingresso del Pantheon illuminato alle ore 12 del 21 aprile (Foto: M. De Franceschini)
Ingresso del Pantheon illuminato alle ore 12 del 21 aprile (Foto: M. De Franceschini)

Un fenomeno osservato soltanto di recente è invece quello che illumina soltanto il cornicione della volta a botte che sovrasta il corridoio d’ingresso trasformandolo in un vero e proprio arco di luce. Il diametro dell’oculus, 9 metri, coincide con la larghezza del cornicione e nelle date tra il 7 e il 10 aprile e tra il 2 e il 5 settembre è possibile assistere a quest’ulteriore “gioco di luce”.

Secondo alcuni studiosi il fenomeno potrebbe costituire una indicazione per i festeggiamenti dei Ludi Megalenses dedicati alla Grande Madre Cibele, che venivano celebrati tra il 4 e il 10 aprile.

L'arco di luce nel Pantheon, foto scattata il 7 aprile 2014, ore 12 solari da M. De Franceschini
L’arco di luce nel Pantheon, foto scattata il 7 aprile 2014, ore 12 solari da M. De Franceschini

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Storia architettonica del Pantheon, Alessandro La Rocca

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