Alla fine del precedente capitolo sulla dinastia Merovingia abbiamo accennato a quello che sarebbe stato secondo Gregorio di Tours “il vero inizio dei nostri dolori”, ovvero la guerra civile scatenatasi tra Sigeberto e Chilperico e conclusasi solo nel 613. Ma forse più che ai due fratellastri-cugini, la guerra sarebbe da attribuire alle loro regine: Brunilda e Fredegunda.
Sigeberto e Chilperico erano i più giovani tra gli eredi di Clotario, nati entrambi nel 535 (secondo altre fonti Chilperico sarebbe nato nel 539) rispettivamente da Ingonda e dalla sorella Arnegonda.
Sigeberto e Brunilda
Il primo ereditò nel 561 la parte più orientale del regno, l’Austrasia germanica, la zona più barbarica e più soggetta a conflitti con le popolazioni oltre confine. Fin dal 562 Sigeberto dovette affrontare infatti la pressione degli Avari sulla Turingia. Sigeberto li ingaggiò sul fiume Elba e li sconfisse. Nel 566 questi rinnovarono i loro attacchi e, secondo il vescovo Gregorio, ingannarono i Franchi con “le arti magiche e le apparenze ingannevoli”, che potremmo essere autorizzati a intendere come qualche tipo di stratagemma militare.
Che avvenisse con mezzi leali o sleali, i Franchi furono sconfitti e il loro coraggioso leader cadde nelle mani del nemico. Tuttavia, riuscì poi a riscattare la propria libertà e ottenere una pace duratura.
Sigeberto sembra anche essere entrato in conflitto con i predoni danesi e sassoni. Il poeta Venanzio Fortunato fa riferimento alla vittoria ottenuta su questo popolo dal generale di Sigeberto, Lupo, che si dice li abbia sospinti dal fiume Wupper al fiume Lahn. I pochi documenti che possediamo di questi scontri sono, tuttavia, troppo scarni per permetterci di comprendere gli avvenimenti intercorsi rispetto a questi nuovi e terribili nemici.
Sebbene Sigeberto fosse un principe attivo e bellicoso, il suo nome è di gran lunga meno importante, nella storia seguente, di quello della sua regina Brunilda o Brunechilde, una donna rinomata per la sua bellezza, i suoi talenti, la nascita e l’influenza culturale, la lunga e fortunata lotta condotta contro la perfida rivale Fredegunda, e non di meno per i suoi intrighi, le sue straordinarie avventure, i crudeli insulti a cui è stata sottoposta per mano dei suoi nemici, e infine per la sua morte ancora più orribile.
Il carattere rude e violento mostrato da così tante generazioni della stirpe merovingia, le faide sanguinose e la licenziosità delle loro corti, avevano indotto i governanti più civilizzati delle altre principali tribù germaniche ad evitare la loro alleanza. Anche la pratica della poligamia, comune tra i re franchi, tendeva a diminuire il vantaggio di un’alleanza con loro. Cariberto, come abbiamo visto, durante il suo breve regno scelse diverse mogli tra i più bassi ranghi del suo popolo.
Sigeberto, a differenza dei suoi recenti predecessori e dei suoi fratelli, guardò all’estero tra le famiglie dei sovrani contemporanei per un partner degno del suo trono e che gli assicurasse utili alleanze. Avendo fatto la sua scelta, mandò ambasciatori alla corte di Atanagildo, re dei Visigoti in Spagna, per chiedere sua figlia Bruna in matrimonio. Atanagildo accettò l’alleanza proposta e inviò sua figlia a Sigeberto, con ambasciatori carichi di doni per il suo futuro genero. Il nome della sposa fu cambiato in Brunilda in occasione del suo matrimonio ed ella si convertì dalla fede ariana al cattolicesimo.
Sia Gregorio di Tours che Venanzio Fortunato dedicano grandi elogi alle grazie e ai pregi di Brunilda: non solo alla sua avvenenza, ma alla sua cultura, al suo portamento, al modo pacato di parlare e alla sua saggezza. Niente fa presagire che si tratti della protagonista di un quarantennio tra i più sanguinosi della storia del regno.
Chilperico e Fredegunda
Non appena morto Clotario, il giovane Chilperico tentò un colpo di mano. Con l’aiuto esclusivo della sua guardia d’élite, guerrieri legati da particolare giuramento di fedeltà al loro dux come da tradizione germanica e norrena, entrò nella villa Brennacum, nei pressi della capitale Soissons, impossessandosi dei tesori reali. Con queste ricchezze comprò l’appoggio di alcuni nobili ed entrò a Parigi, stabilendosi nel castello che fu dello zio Childeberto. In breve i fratellastri lo indussero a rispettare la spartizione del regno e Chilperico ereditò una parte di quello che fu il regno di suo padre, il regno di Soissons, ovvero l’Austrasia del nord-ovest, senza le parti meridionali che entrarono in possesso di Cariberto.
Non possiamo sapere con certezza se la riduzione del regno a lui assegnato dipendesse da una sorta di sanzione per il tentato colpo di stato, ma appare chiaro che Chilperico si trovasse in condizione di inferiorità rispetto ai fratellastri.
Sebbene secondo molti studiosi la divisione territoriale non si basasse sul criterio dell’estensione geografica, ma piuttosto sulle risorse, intese come boschivi, coltivazioni, aree pescose, miniere, nonché numero e importanza di città, monasteri, abbazie, è piuttosto evidente che il territorio di Chilperico sia di gran lunga il più ridotto. Per quanto carico dell’importanza dovuta al primigenio luogo di stanziamento Franco in Gallia, il regno di Chilperico era di fatto schiacciato geograficamente dagli altri tre e impossibilitato ad ampliarsi non avendo alcun confine attivo su cui esercitare un’espansione bellica o diplomatica.
Chilperico dimostrò ben presto di mal tollerare questa posizione svantaggiata. Entrò da subito in conflitto con il fratellastro Sigeberto e approfittando del suo impegno in Turingia contro gli Avari, mosse su Reims, capitale del regno, occupandola.
Sconfitti i nemici esterni nel primo scontro con gli Avari nel 562-563, Sigeberto si occupò dei problemi interni, marciando sulla capitale di Chilperico, Soissons, e prendendo in ostaggio il primogenito adolescente del fratello, Teodeberto, che gli verrà restituito solo un anno dopo, sano e salvo, contro il giuramento che non avrebbe mai più mosso guerra all’Austrasia.
Audovera
Teodeberto era nato dal matrimonio di Chilperico con Audovera.
Di questa prima moglie non si conoscono le ascendenze, ma si sa che diede a Chilperico ben cinque figli. Oltre a Teodeberto, nacquero Meroveo, Clodoveo, Basina, e Clodesinde.
Basina è la protagonista, con la cugina Clotilde figlia di Cariberto, della rivolta delle suore al monastero di Poitiers di cui abbiamo parlato in precedenza.
Al servizio della regina Audovera era una serva di nome Fredegunda, amante di Chilperico, che secondo alcuni autori del tempo avrebbe istigato una ripresa del conflitto con il fratello Sigeberto. L’occasione fu proprio il matrimonio, avvenuto nel 566-567, tra Sigeberto e la principessa visigota Brunilda.
Che sia stata propria iniziativa o un’idea insinuata da Fredegunda, di fatto Chilperico mandò anch’egli ambasciatori alla corte visigota e reclamò la mano di Galsuintha, sorella maggiore di Brunilda, “impegnandosi solennemente a licenziare le sue altre mogli e concubine, e a trattarla come meritava la sua origine e il suo carattere.”
Con grande dolore della fanciulla reale e di sua madre Goswintha , descritto chiaramente da Venanzio Fortunato, la sua causa ebbe successo; e la riluttante sposa se ne andò, tra i lamenti della sua famiglia, alla corte del barbaro marito, che come il fratello poteva ora vantare una moglie di nobili natali e una conclusa alleanza con la Spagna visigota.
Al di là dei commenti dei contemporanei sull'”invidia” di Chilperico per la nobile sposa del fratello e la risonanza che il suo matrimonio ebbe, vanno considerati l’aspetto strettamente geopolitico di questa scelta e le consuetudini del matrimonio germanico.
Il motivo del matrimonio con Galsuintha
Il matrimonio con Galsuintha e la conseguente alleanza con il regno visigoto hanno un diverso significato, e un più profondo senso politico, se consideriamo che è avvenuto dopo la morte di Cariberto, deceduto il 5 marzo 567, e la conseguente spartizione del suo regno di Parigi tra i fratelli superstiti.
Questa seconda ripartizione assegnava a Chilperico un’espansione del regno a nord-ovest, di fatto la creazione del regno di Neustria, ma anche parte dell’Aquitania e la Guascogna a sud, al confine con il regno visigoto di Atanagildo. Era di comune interesse un’alleanza che mantenesse tranquilla la situazione nelle regioni già teatro di conflitto e strappate dai franchi ai visigoti ai tempi di Clodoveo, nel 507. Inoltre, dal momento che le province di Tours e Poitiers interrompevano una continuità nel territorio di Chilperico, una possibile alleanza visigota avrebbe potuto favorire un’eventuale unificazione del regno. Soissons, la capitale, era rimasta sotto il governo di Sigeberto dopo i fatti del 562-563.
Sembra dunque che non si trattasse di una semplice azione di ripicca infantile legata al fastoso e prestigioso matrimonio contratto dal fratello, ma di una più profonda e concreta manovra a lungo termine, volta alla conquista di un regno più ampio, che aveva origine fin dalle prime iniziative di Chilperico, appena dopo la dipartita del padre.
La convenienza dell’alleanza in questi termini si comprende soltanto se successiva alla morte di Cariberto, e quindi al patto di spartizione del suo regno, e ovviamente antecedente alla morte di Atanagildo, che tuttavia alcuni autori stabiliscono nello stesso anno mentre altri la registrano variamente: dopo 14 anni del suo regno iniziato nel 554, e quindi nel 568, secondo Isidoro di Siviglia e il Chronicon Albeldense; dopo 15 anni e sei mesi secondo il Chronica Regum Visigotthorum.
Se da un lato il matrimonio costituiva una garanzia di non belligeranza tra i due re Chilperico e Atanagildo, esso comportava anche degli effetti collaterali dal punto di vista del possesso delle province.
Il Morgengabe di Galsuintha
Secondo le consuetudini germaniche lo sposo versava al padre della sposa una cifra pattuita per entrare in possesso del mundio, ovvero del diritto giuridico sulla sposa, e, dopo aver consumato il matrimonio, un morgengabe, o dono del mattino, alla sposa, a ringraziamento del dono della verginità fattagli nel corso della prima notte nuziale.
Nel caso di Chilperico e Galsuintha il morgengabe fu piuttosto cospicuo e costituito dai territori di alcune città dell’Aquitania e della Borgogna, oltre ai consueti beni mobili ed immobili.
Questi possedimenti, proprietà privata di Galsuintha, sarebbero rimasti suoi in caso di vedovanza e, in caso di separazione dal marito, sarebbero entrati nella gestione del padre Atanagildo che avrebbe riacquistato il mundio della figlia e in seguito trasmessi ad un eventuale secondo marito.
Per bilanciare l’importante morgengabe, Atanagildo assegnò a Galsuintha una dote in oro e preziosi molto più importante di quella concessa a Brunilda. Complessivamente Galsuintha risultava proprietaria di circa un terzo del territorio del marito e portatrice al regno di una notevole ricchezza.
Il matrimonio
Secondo quanto promesso da Chilperico e rispettando il diritto romano seguito dai visigoti in ambito matrimoniale, Audovera venne effettivamente ripudiata e Fredegunda fu messa in ombra all’arrivo della sposa reale, ma i buoni propositi di Chilperico durarono molto poco e ben presto Fredegunda riprese il suo posto nelle grazie del re. Galsuintha chiese quindi l’allontanamento definitivo di Fredegunda, e quando Chilperico in tutta risposta la minacciò di ripudio, ella chiese di essere rimandata pure in Spagna e senza pretendere la restituzione della sua dote.
Chilperico, sorpreso dalla reazione della moglie, ricompose momentaneamente il dissidio, ma a meno di un anno dal matrimonio Galsuintha venne strangolata nel proprio letto. Secondo le opinioni del tempo per mano del marito, o almeno con la sua autorizzazione.
L’assassinio di Galsuintha fu un modo rapido di risolvere una situazione, sgradita a entrambi i coniugi, che non portava più nessun beneficio al re franco. Morto Atanagildo, in una data come abbiamo visto piuttosto indeterminata tra dicembre del 567 e gli inizi del 569, l’alleanza con il suo successore e fratello Liuva non forniva più molte garanzie, al contempo Chilperico poteva ritenersi abbastanza al sicuro da problemi sul confine visigoto, dal momento che il regno ispanico era alle prese con i bizantini stanziati sulla costa meridionale. Liuva continuò a risiedere in Settimania e dopo un anno associò al trono il fratello Leovigildo perché governasse la Spagna dalla capitale Toledo.
Chilperico si ritenne evidentemente immune da eventuali rappresaglie e non si curò particolarmente di occultare la propria responsabilità nell’uxoricidio.
Dopo pochi giorni dalla morte della seconda moglie, Chilperico sposò Fredegunda con grande scandalo tra i suoi sudditi, e nessuno dubitò del coinvolgimento di entrambi nell’assassinio della moglie.
La faida reale
Dopo la morte di Galsuintha, Venanzio Fortunato compose un elogio funebre lungo trecentosettanta versi, il Carme VI, 5, destinato alla regina Goswintha, madre della defunta regina e vedova di Atanagildo. Questa elegia è stata spesso celebrata come il più grande testo letterario del periodo merovingio.
Il lavoro fu probabilmente commissionato da Sigeberto o dai Grandi del regno di Austrasia, come il duca Lupo di Champagne, con cui Fortunato è in contatto nel 570.
Il poema insinua che ci fu un omicidio, spiegando che la morte di Galsuintha era pianta dall’intera corte, tranne che da suo marito, e che la nutrice di Galsuintha si interroga su come tornare in Spagna per informare Goswintha , suggerendo che di fatto fosse prigioniera.
Due versi del Carme descrivono così le due principesse sorelle:
Toletus geminas misit tibi, Gallia, turres:
prima stante quidem fracta secunda iacet
E in effetti se una delle torri gemelle mandate in Gallia da Toledo, la capitale stabilita da Atanagildo per il regno Visigoto, la povera Galsuintha, giaceva spezzata, l’altra, Brunilda, si mostrò più di una salda torre, diremmo addirittura una vera roccaforte.
Questo evento confermò e approfondì l’inimicizia che esisteva già tra Sigeberto e suo fratello, e si accese soprattutto in Brunilda che bramava la vendetta.
Dal momento che il regno visigoto era impegnato nella propria successione, dapprima con Liuva e poi con Leovigildo, entrambi alle prese con i bizantini, Sigeberto poteva rivendicare un wergeld o guidrigildo per l’omicidio di sua cognata e scatenare una faida se Chilperico si fosse rifiutato di pagare.
Sigeberto si rivolse a Gontrano, fratello maggiore, e questi convocò un tribunale composto da aristocratici di Austrasia e Borgogna in cui lui stesso rivestì il ruolo di giudice. Sigeberto denunciò Chilperico a nome di Brunilda sua moglie e fu stabilito che si muovesse guerra a Chilperico allo scopo di destituirlo dal trono di Soissons, o in alternativa, che, rimettendosi al giudizio di colpevolezza, egli stesso rinunciasse alle province assegnate in morgengabe alla defunta sposa e le consegnasse a Brunilda, quindi di fatto a Sigeberto, a titolo di guidrigildo.
Chilperico ignorò entrambe le opzioni e, per tutta risposta, organizzò una campagna per la conquista dei territori di Sigeberto, Tours e Poitiers, che interrompevano la continuità tra i suoi possedimenti di Aquitania e Loira settentrionale. A capo del suo esercito pose il figlio Clodoveo, nato da Andovera.
La spedizione di Clodoveo ebbe successo, entrambe le province di Tours e Poitiers vennero sottratte a Sigeberto e Clodoveo si stabilì a Bordeaux. Ma le forze di Sigeberto e Gontrano, comandate dal patrizio Mummolo, conquistarono Limoges e Quercy, mentre una rivolta fomentata da Sigeberto cacciava Clodoveo da Bordeaux, una delle città appartenenti al morgengabe, che divenne dunque possesso di Brunilda.
Il concilio
Arrestatosi temporaneamente il conflitto con questo assetto, Gontrano convocò un concilio di vescovi nella città di Parigi, condivisa dai re merovingi, con l’intento di definire una stabilità tra i regni franchi. Di fatto la posizione di Gontrano per tutto il tempo della guerra fu quello di non far prevalere alcuna delle due parti e tentare una via di compromesso, che chiudesse la vicenda. In realtà l’immagine che ne riceviamo è quella di un indeciso temporeggiatore che non raggiunse affatto il suo scopo.
Il concilio si tenne l’11 settembre 573 presieduto dall’arcivescovo Sapaudus di Arlés, ma fu quantomai movimentato. Durante i lavori venne deposto con l’accusa di usurpazione il vescovo Promotus, nominato da Sigeberto per la sede di Châteaudun che rispondeva alla diocesi di Chartres soggetta a Gontrano; il concilio rimproverò anche ad Egidio di Reims, nominato anch’egli da Sigeberto, la sua ordinazione illegale; Gregorio di Tours, nominato a sua volta da Sigeberto in spregio del diritto canonico, espresse tutto il suo rancore contro Sapaudus di Arles.
Finalmente, dopo aver dato sfogo alle reciproche contestazioni, il concilio emise una debole risoluzione a favore di una pace tra i reami, che ovviamente non venne tenuta in alcun conto.
La vittoria di Brunilda
Nel 574, Chilperico lanciò una nuova offensiva: mandò il figlio Teodeberto a recuperare le città perdute dell’Aquitania, tra cui Tours e Poitiers e la missione venne compiuta con successo. L’esercito neustriano avanzò allora verso sud per occupare le città di Limoges e Quercy, che vennero devastate. Non vennero risparmiate neppure le strutture religiose, in modo da non lasciare nulla agli Austrasiani, nel caso avessero ripreso il controllo.
Gontrano garantì in prima battuta il suo appoggio a Chilperico, promettendogli il suo rifiuto al transito dell’esercito di Sigeberto nel suo territorio.
Sigeberto, questa volta si rivolse altrove per costituire le sue forze belliche e riunì grandi schiere dalla riva destra del Reno, da Svevia, Baviera, Sassonia e Turingia, l’area germanica mai caduta sotto il dominio romano. Per la prima volta egli comandava una forza realmente superiore a quella del fratellastro e poteva affrancarsi dalla necessità di allearsi con il tentennante Gontrano. Evidentemente diffidente nei suoi confronti, marciò verso la Senna, e lo minacciò qualora gli rifiutasse il transito attraverso la Borgogna.
Chilperico da parte sua sottolineò a Gontrano l’enorme pericolo di permettere a un “popolo rude e pagano” di entrare nella Gallia civilizzata e cristiana. Non serve dire che Gontrano concesse alla fine il transito. In questo racconto è esplicitata la sostanziale differenza recepita dai contemporanei tra i due regni di Austrasia e Neustria.
Ma la supremazia culturale vantata da Chilperico non aveva molto vantaggio rispetto all’armata raccolta da Sigeberto al di là del Reno e quando quest’ultimo, more Germanorum, chiese al suo nemico di fissare un tempo e un luogo per la battaglia, Chilperico preferì accordarsi per la pace.
La ottenne a condizione di cedere Poitiers, Tours, Limoges e Quercy. Fu anche costretto a richiamare suo figlio Teodeberto, che, in totale disprezzo della promessa fatta a Sigeberto dopo la sua prigionia del 563, era a capo di un esercito in Aquitania. Brunilda ottenne così la restituzione del morgengabe di Galsuintha.
Vittoria e morte di Sigeberto
Nel 575 Chilperico, infuriato per la sua recente perdita di territori, decise di tentare la fortuna ancora una volta. In questa occasione riuscì a coinvolgere Gontrano in un’alleanza contro Sigeberto, che chiamò “il nostro nemico”. Teodeberto è a Parigi, ma con poche truppe, e i generali austrasiani lo sconfiggono, uccidendolo in battaglia.
Sigeberto prende possesso della città e vi giunge anche la sua famiglia. Una lettera inviata dal vescovo Germain, il futuro Saint Germain, a Brunilda la indica come istigatrice della guerra per vendicarsi dell’assassinio della sorella e la invita a risparmiare la città dal saccheggio e dagli abusi dell’esercito.
Il re di Borgogna sembrava aver dato poco credito alla causa gallo-romana, poiché presto vide motivi convincenti per concludere una pace separata, rimangiandosi, al solito, la parola data.
Gli uomini al seguito di Chilperico, stanchi delle sconfitte ripetute del loro re, offrirono il regno di Soissons a Sigeberto e lo proclamarono re “innalzandolo sullo scudo” a Vitry.
Nel frattempo Chilperico era assediato dalle truppe di Sigeberto a Tournai e tutto sembrava annunciare la sua disfatta totale: Parigi presa, il primogenito ucciso, l’abbandono di Gontrano e degli aristocratici. Anche lui si trovava assieme alla sua famiglia e proprio durante l’assedio Fredegunda diede alla luce Sansone, che fu battezzato immediatamente senza attendere la prima data canonica del Natale, dopo che Chilperico chiese al vescovo di Tournai di fargli da padrino, perché potesse proteggerlo nel caso accadesse il peggio ai suoi genitori.
La situazione appariva tragica e senza via d’uscita.
Ma Gregorio ci racconta che Fredegunda, non sopportando lo spettacolo dei suoi nemici più odiati seduti sul trono del marito a ricevere l’omaggio di coloro che lei stessa aveva governato, tentò il tutto per tutto, mandando due sicari a Vitry.
Con il pretesto di un colloquio segreto con Sigeberto, ottennero l’udienza privata e lo accoltellarono ciascuno ad un fianco con i loro coltelli “chiamati volgarmente scramasax“, le cui lame erano avvelenate.
E’ molto probabile che non fosse la sola Fredegunda la mandante dei sicari, ma un intero partito gallo-romano e anti-germanico che si opponeva, anche di fronte alla sconfitta militare, all’ascesa di Sigeberto come re della Neustria.
Il re è morto, viva il re
A dispetto della recentissima acclamazione a re di Neustria di Sigeberto, la sua brutale e codarda uccisione non seminò né sconcerto né diede adito ad alcuna indagine, e Chilperico e Fredegunda rimasero al potere come se non avessero subito alcuna sconfitta.
Mentre gli aristocratici neustriani, subitamente ritornati fedeli a Chilperico, decapitavano l’aristocrazia austrasiana, Chilperico diede ordine di prendere in custodia Brunilda e i suoi figli che si trovavano a Parigi. Per lo sconcerto dell’improvvisa morte del re di Neustria, gli uomini che avevano il compito di proteggere la sua famiglia non reagirono e Brunilda fu catturata con le figlie Ingonda e Clodosvinta, mentre il figlio di soli cinque anni, Childeberto, riusciva rocambolescamente a fuggire racchiuso in un sacco calato da una finestra, grazie al tempestivo intervento del duca Gundobaldo. Questi lo condusse nella capitale del regno di Austrasia, Metz, dove fu incoronato re il giorno di Natale.
Per l’aristocrazia Austrasiana la salvaguardia del giovanissimo re era fondamentale. A causa della Legge Salica il regno di Austrasia poteva essere acquisito solo dal piccolo Childeberto e non dalle sorelle. Se egli fosse morto, per effetto della medesima legge successoria, gli zii ne avrebbero spartito i territori, come già accaduto a seguito della morte senza eredi dello zio Cariberto. Anche la tonsura e il monastero avrebbero segnato, seppure in modo meno cruento, la morte “politica” del principe, poiché sappiamo dal sanguinoso precedente dei figli di Clodomiro che la lunga capigliatura identificava la famiglia reale e ne simboleggiava il diritto a regnare: Santa Clotilde, in quell’occasione, preferì l’assassinio dei nipoti al disonore della tonsura.
Fino a quando non fosse caduto nelle mani di uno zio, che avrebbe quindi potuto ucciderlo oppure tonsurarlo e chiuderlo in convento, il regno di Austrasia sarebbe rimasto indiviso e, cosa molto importante per i Grandi di Austrasia, data la sua minore età e la prigionia della madre, sarebbe rimasto sotto la reggenza dell’aristocrazia stessa.
Di lì a poco i nobili austrasiani infatti si divisero. Il duca Lupo di Champagne e il conte Gogone, che aveva assunto il ruolo di precettore del re, appoggiavano una linea pro-borgognona, con disappunto di altri come Godino, ex generale di Sigeberto, e Siggo, referendario di Austrasia divenuto ora referendario di Neustria, che avevano ricevuto terreni nei dintorni di Soissons, dove Chilperico aveva finalmente ristabilito la propria capitale.
Chilperico si recò prontamente a Parigi, dove diede l’ordine di segregare Brunilda a Rouen, affidandola al vescovo Pretestato, e le due figlie a Meaux dove saranno tenute sotto stretta sorveglianza.
Nel frattempo il re di Neustria si adoperava per punire i fedeli a Sigeberto sostituendovi i suoi uomini e completando così la conquista. In una di queste missioni fu inviato il secondogenito avuto da Audovera, Meroveo. Il giovane, primo maschio tra i figli di Chilperico dopo la morte a Parigi del fratello Teodeberto, ricevette l’ordine di riconquistare la città di Poitiers, ma si recò a Rouen, dov’era reclusa la zia Brunilda e, inaspettatamente, la sposò.
Continua…
Bibliografia:
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- Gregorio di Tours, Historia Francorum (testo da Monumenta Germaniae Historica)
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