Sabato 7 febbaio 2015, alle ore 17,00 presso la Libreria Jaca Book “Città Possibile” in Via Frua, 11 a Milano (Ingresso da Via delle Stelline), l’Associazione Culturale Italia Medievale e Editoriale Jaca Book sono lieti di invitarvi alla presentazione del libro “Il giudice Albertano e il caso della fanciulla che sembrava in croce″ (LibereEdizioni, 2014) di Enrico Giustacchini. Interviene l’autore. Seguirà rinfresco. Ingresso libero.
Tra i protagonisti del romanzo di Enrico Giustacchini, anche un personaggio storico, Bonaventura da Iseo, frate francescano e celebre alchimista. Scopriamo di chi si tratta.
Nel 1238, anno in cui si svolge il romanzo, fra Bonaventura da Iseo è documentato come ministro provinciale dei francescani a Genova (ricoprirà tale ruolo fino al 1239). In seguito, gli saranno affidati incarichi di grande prestigio: nel 1245 sarà ad esempio al concilio di Lione, da vicario del generale dell’Ordine, Crescenzo di Jesi, mentre nel 1249 compirà un viaggio in Oriente per condurre al fianco di Giovanni da Parma, su mandato del papa, delicate trattative con l’imperatore Giovanni III.
Assai probabilmente in età avanzata – e comunque sicuramente dopo il 1256 – Bonaventura, ospite di un convento veneziano, scrisse il “Liber Compostella”, trattato di alchimia che ebbe un enorme successo e una vastissima diffusione.
“In questo libro – afferma l’autore – insegnerò fra le altre cose la Dottrina dei Dotti, ovvero la buona sapienza, che, come dice san Giovanni, è di proprietà di tutti, in quanto ogni uomo ne è degno. (…) Nonostante però (l’alchimia) sia chiara e aperta alla conoscenza di tutti, si deve dubitare delle dichiarate doti degli esperti o reputati tali, tant’è vero che io stesso con molti dubbi studiai e consultai i molti libri scritti da questi autori, nonché quelli degli esperimenti ermetici, fino a osservare di persona moltissimi esperimenti di magia, per la qual cosa fui dotto, profondamente informato e considerato dottore dell’Arte. Questo libro è dunque un buon brillare di grandi verità, scritto per allontanare per sempre ogni lontana falsità od errore precedente, e nel comporlo fui deferente al dubbio e attento agli inganni. (…) Noi saremo grandi afferrando a buon fine, come l’anima dei fanciulli, tutto ciò che di antico fu lasciato a insegnamento dell’uomo per migliorarlo nelle sue qualità, sì che a sua volta lo insegni ad altri, come d’altra parte dice Salomone: ‘Di ogni sapienza si deve far dottrina onorata e di ogni lucro perdizione dopo la morte’. (…) Per discernere il giusto dal falso ti occorrerà molto sudore, grande ingegno e pericolo. Pensa profondamente di scoprire, inventa, manifesta e prova”.
Enrico Giustacchini, critico, giornalista e narratore, è stato a lungo vicedirettore di Stile arte. Ha collaborato inoltre alla pagina culturale di Oggi e del Corriere della Sera. Attualmente scrive per il Giornale di Brescia.
Studioso dei rapporti tra arte e moda, ha pubblicato numerosi saggi sull’argomento, due dei quali – dedicati al “tonalismo” di Ottavio Missoni – raccolti in volume.
Ha condotto per diversi anni, al fianco di Gualtiero Marchesi, una ricerca sulle autonome potenzialità espressive della forma nell’alta cucina; da critico, ha curato il catalogo dell’attività di importanti pittori e ha realizzato i testi interpretativi di Bellezza eterna, straordinario e anticonvenzionale omaggio di Alda Merini e Mimmo Rotella a Marilyn Monroe.
Notevoli consensi ha riscosso il libro Permette, maestro?, venticinque interviste ai protagonisti dell’arte internazionale, da Botero a Rauschenberg, da Oppenheim a Yoko Ono.
Questo è il suo quarto romanzo, preceduto da La settimana dello stupore, Il quattordicesimo verso del sonetto (illustrato da Omar Galliani) e L’uomo che uccise Gesù Bambino.
Dopo il successo de Il caso della fanciulla che sembrava in croce, sta preparando un nuovo giallo di ambientazione medievale, sempre con protagonista il giudice Albertano.
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