A fine Ottocento l’Accademia della Crusca affrontò il quesito: in italiano sarebbe stato corretto dire tranvai o tramvai?
Nell’Archivio Storico della Fabbrica dell’Italiano troviamo diciassette volumi che contengono i verbali manoscritti delle riunioni accademiche dal 1588 al 1964.
Nel dodicesimo, relativo agli anni 1894-1897, alle pp. 403 e sg., è riportato che durante la seduta del 12 maggio 1896
…il collega Dazzi, in nome del collega Del Lungo, dimanda al Collegio Accademico: Se fossimo alla lettera T [della V edizione del Vocabolario], L’Accademia registrerebbe la parola Tranvai? È da accettarsi? E se mai, con quale forma?
Il sig. Arciconsolo [equivalente del presidente] si dichiara favorevole ad accettare la parola così come è generalmente usata a Firenze, cioè Tranvai.
Il collega Dazzi ricorda che la parola è di origine inglese, è parola storica, giacché viene da Beniamin Outram che introdusse in Inghilterra le strade ferrate a cavalli, e da way “via”. Ma nella grafia italiana, sebbene la lettera v sia una spirante labiodentale, e potrebbe per conseguenza essere preceduta, linguisticamente parlando, anche da m, pure in tutte le altre parole italiane la lettera v è preceduta di fatto da n, quindi sarebbe così anche per la voce di cui si discute.
All’unanimità si ammette (perché a suo tempo, venga allegata nel Vocabolario) Tranvai.
Dopo di che l’adunanza si scioglie alle ore dodici e minuti quarantacinque.L’Arciconsolo
A. Conti
Si tratta di una interessante documentazione dell’atteggiamento degli accademici di fronte a una forma inglese che si stava imponendo proprio in quegli anni: in Italia, infatti, la trazione elettrica tranviaria venne introdotta intorno al 1890 e la linea elettrica Firenze-Fiesole viene citata fra i più antichi e importanti impianti europei.
Ma già nel 1871 la città di Torino si dotava di una tranvia a trazione animale, seguita da Napoli, nel 1875, e da Trieste, ancora parte dell’Impero austro-ungarico, e Milano nel 1876.
E’ interessante notare che, nonostante l’autorevole pronunciamento della Crusca, l’uso comune sia tram o tramvia, mentre l’aggettivo tranviario sia l’unico in cui viene acquisita la regola della n davanti alla v. Per verificarlo basta fare un semplice test con di ricerca Google, sebbene anche le edizioni più recenti dei vocabolari mantengano la forme con n a esponente e considerino quelle con m varianti ammesse.
Etimologia inglese
Per quel che riguarda l’ipotesi etimologica riportata nel verbale, la forma inglese tramway (car), propriamente ‘carro per via ferrata’, alla base di tranvai e di tram (e in seconda istanza anche di tranvia) in realtà non deriva dal nome di Benjamin Outram, l’ingegnere britannico che mise a punto il primo prototipo di ferrovia tranviaria.
L’origine sarebbe da ricercare nello scozzese tram ‘a shaft of a barrow or cart’ [‘albero, fusto, tronco di un carretto o carrozza’].
Questo termine deriverebbe a sua volta dal basso germanico traam ‘balk, beam, e.g. of a wheelbarrow or dung-sledge, tram, handle of a barrow or sledge, also a rung or step of a ladder, bar of a chair’ [‘grossa trave di legno, asta, per esempio di una carriola o una slitta, impugnatura di un carro o una slitta, piolo o scalino, barra di una sedia’] (dall’. OED Oxford English Dictionary).
Non è da escludere che in qualche modo nella scelta della denominazione si fosse voluto comunque ricordare il nome di Outram. Qualcosa del genere sembra avvenuto per la locuzione “franco-latina” voiture omnibus, letteralmente ‘vettura per tutti’, che sarebbe stata coniata anche per influsso di Omnés, cognome del direttore della compagnia di trasporti che per prima adottò la grande carrozza trainata da cavalli per il trasporto pubblico dei passeggeri. Questa sorta di “omaggio onomastico” si concretizza pienamente in pullman (car) derivato dal nome del progettista americano G.M. Pullman (1831-97).
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