Barbarissimi tra i barbari

Reperti-longobardi-di-Sant-Albano-in-esposizione-a-Cuneo_articleimage“Barbarissimi tra i barbari: longobardi lungo la Stura di Demonte” è il titolo dell’incontro di studio tenutosi oggi e appena conclusosi, che la delegazione FAI di Cuneo ha organizzato, con la collaborazione della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Piemonte, per presentare lo straordinario ritrovamento della necropoli longobarda di Sant’Albano Stura, riscrivendo la storia di quel periodo.

Sei anni fa, nella primavera del 2009, durante i lavori di scavo per la realizzazione di un tunnel dell’Autostrada “A33 Cuneo-Asti”, emersero dal terreno della frazione Ceriolo nel comune di Sant’Albano Stura, del tutto inaspettati, alcuni reperti databili al periodo dell’alto medioevo. Un’indagine più approfondita permise allora di individuare un’intera necropoli longobarda, un ritrovamento del tutto casuale ma allo stesso tempo straordinario per la vastità dell’area interessata comprendente 776 tombe e per il materiale conservato. Le tombe non hanno resti ossei, ma 46 erano di guerrieri (con cinture decorate, pugnali, lunghe spade), poi altre di uomini, bimbi, donne. Sono emersi monili (fibule zoomorfe, orecchini in oro, collane in pasta di vetro), teche, oggetti di uso quotidiano.

“I reperti ritrovati nella necropoli di Sant’Albano nel 2009 sono sufficienti per allestire uno dei più bei musei italiani di storia longobarda. Servirebbe una cornice adeguata per l’importanza e la ricchezza dei materiali”, spiega Rinaldo Comba, già docente di Storia medievale all’università di Milano e presidente della Società di studi storici della provincia di Cuneo.

Vista aerea della necropoli durante i lavori

Vista aerea della necropoli durante i lavori

La Soprintendente per i beni archeologici del Piemonte, dr.sa Egle Micheletto, che ha seguito sin dall’inizio i lavori di scavo e di recupero dei numerosi ed importanti reperti, definisce il ritrovamento di Sant’Albano Stura “una scoperta di straordinaria importanza non solo per il Piemonte sud-occidentale, interessato in passato solo da sporadiche attestazioni di tombe isolate, ma per l’intero panorama storico-archeologico italiano”. Un’area cimiteriale di così vaste proporzioni, databile fra il VII e l’inizio dell’VIII sec. d.C., lascia immaginare che nelle sue vicinanze ci potesse essere un insediamento umano importante, di cui finora non si è mai avuta conoscenza nè traccia. Una presenza certo non sporadica ma in qualche modo organizzata. Insomma, un rinvenimento che ha davvero una strordinaria rilevanza archeologica essendo uno dei più importanti ed estesi d’Europa, capace di riscrivere una pagina della nostra storia.

Momenti del convegno

Momenti del convegno

Il restauro dei corredi e dei loro contesti consente di andare oltre il tradizionale “inquadramento etnico” delle popolazioni barbare, aprendo prospettive di ricerca sulle variazioni dello stile di vita degli individui e sulle trasformazioni della loro società, indagando la mentalità dei gruppi germanici, dalla struttura fluida ma con una propria incisiva fisionomia, in rapida evoluzione secondo dinamiche che restano in gran parte ancora da definire e che caratterizzano uno dei periodi più complessi dell’altomedioevo.

Il titolo del convegno, “Barbarissimi tra i barbari”, è stato preso a prestito da una celebre opera letteraria di Cesare Balbo (Storia d’Italia sotto i Barbari, I, IV, 14).

Attendiamo con ansia la definitiva apertura al pubblico e la pubblicazione del catalogo.
Nel frattempo è accessibile ai visitatori quella che è stata definita “Prove per il nuovo Museo” inaugurata lo scorso 18 luglio 2014.

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