E’ appena uscito, per le Edizioni dell’Orso e sarà presentato a marzo presso il Cleveland Museum of Natural History Cleveland in Ohio, dove i resti del famoso australopiteco Lucy sono conservati.
Speaking Australopithecus è il nome dato dal filologo Francesco Benozzo, nell’articolo Origins of Human Language: Deductive Evidence for Speaking Australopithecus (pubblicato sulla rivista Philology, 2, 2016) alla teoria da lui stesso elaborata secondo la quale il linguaggio umano non ha avuto origine nella piena evoluzione di Homo Sapiens, e cioè 50.000 – 80.000 anni fa, come comunemente si crede, ma già con l’Australopiteco, vale a dire almeno 3 milioni di anni fa.
La teoria è stata accettata su base paleontologica dal belga Marcel Otte, e ne è nato il libro Speaking Australopithecus: A New Teory on the Origins of Human Language, firmato a quattro mani da Benozzo e Otte.
I quattro argomenti linguistici principali su cui si basa la teoria sono:
- la corrispondenza tra industrie litiche preistoriche e gruppi linguistici attuali;
- la stabilità plurimillenaria delle lingue, dimostrata dalla Teoria della continuità;
- i recenti studi sulla complessità sintattica del linguaggio dei primati e
- una dimostrazione che il meccanismo con cui si formano le parole nel linguaggio umano è lo stesso che si riscontra negli esperimenti linguistici (stimolo/risposta) eseguiti sui primati.
I quattro argomenti paleontologici principali sono:
- l’anatomia dell’Australopiteco, che grazie al bipedismo sviluppò un allungamento della colonna vertebrale e una formazione delle corde vocali;
- la capacità dell’australopiteco di costruire dei rifugi, all’interno dei quali radunava i propri oggetti di sopravvivenza, con una necessaria comunicazione tra gli individui all’interno dello spazio comune;
- gli utensili costruiti dall’australopiteco, per la cui costruzione va supposto un linguaggio comunicativo nel meccanismo esecuzione/apprendimento;
- la distribuzione del cibo animale, col passaggio alla caccia organizzata, e il valore simbolico delle sculture eseguite su resti ossei animali.
Francesco Benozzo, è un personaggio eclettico, docente di Filologia romanza e di Etnofilologia presso l’Università di Bologna, è uno dei principali sostenitori del paradigma della Continuità Paleolitica per le lingue indoeuropee.
I suoi numerosi libri riguardano l’evoluzione delle nostre culture e tradizioni nella cornice dell’Etnofilologia, una disciplina di cui è considerato il fondatore.
Ma le sue attività non si fermano a questo. E’ anche musicista e con la sua arpa celtica ha già registrato nove album, ottenendo due volte il “Premio nazionale Giovanna Daffini” e arrivando in finale al “Premio Luigi Tenco” del 2009.
Ha pubblicato anche due raccolte di poesie dai titoli piuttosto evocativi del suo poetare “epico, anarchico, della libertà”, ovvero Onirico Geologico e Felci in rivolta / Ferns in Revolt.
Candidato al Premio Nobel per la Letteratura dal Pen Club della Galizia nel 2015 e 2016, è balzato ai primi posti per voti da parte degli utenti. Il Pen Club lo ha già ricandidato per il 2017.
Marcel Otte, Professore di Paleontologia presso l’Università di Liegi, in Belgio, è specialista di religione, arti, sociobiologia e di Paleolitico Superiore in Europa e Asia centrale. Presidente della Commissione Eurasiatica del Paleolitico superiore al UISPP / Unione Internazionale di Preistoria e Scienze Protostoriche, e Visiting Professor presso l’Institut de Paléontologie Humaine di Parigi.
Sostenitore fin dal 1995 della Teoria della Continuità Paleolitica e autore di numerosissimi studi sull’argomento, supporta e condivide la teoria di un linguaggio risalente a 3 milioni di anni fa.
La teoria è stata giudicata con scetticismo dal geologo Maurice Taieb, membro della spedizione che portò nel 1974 alla scoperta di Lucy nel villaggio Hadar nella valle dell’Auasc in Etiopia e dalla presentazione del libro in Ohio ci si aspettano numerose reazioni nel mondo accademico.
Sito ufficiale di Francesco Benozzo
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