Gli archeologi hanno scoperto il luogo in cui la flotta greca si riunì per la battaglia di Salamina contro i persiani (480 a.C.), dopo aver trovato antichità nelle acque di Ampelakia Bay.
Un team scientifico di 20 membri è stato coinvolto nella ricerca subacquea che ha avuto luogo su tre lati di Ampelakia Bay, sulla costa orientale dell’isola di Salamina nei mesi di novembre e dicembre 2016.
Secondo il Ministero della Cultura e dello Sport , il principale campo di ricerca del 2016 (nell’ambito di un programma triennale) è stata la parte interna (occidentale) del Ampelakia Bay. “Questo è il porto commerciale e forse militare della Salamina classica ed ellenistica, il più grande e più vicino ad Atene, dopo i tre porti del Pireo (Kantharos, Zea, Mounichia)”, dichiara il Ministro della Cultura , aggiungendo che “e ‘anche il luogo in cui almeno una parte della flotta greca si riunì alla vigilia della grande battaglia del 480 aC, adiacente ai più importanti monumenti della Vittoria: il colle rotondo detto Magula sul promontorio di Cinosura, ritenuto il Polyandreion dei Greci caduti nella battaglia e il trofeo di Cinosoura. I riferimenti all’ antico porto di Salamina corrispondono alle opere del geografo Skylakos (IV. a.C.), del geografo Stravonas (I secolo a.C.- I secolo d.C.) e di Pausania (II secolo d.C.). “
La dichiarazione conferma inoltre che le antichità sommerse sono state trovate su tre lati della baia Ampelakia (nord, ovest e sud), che gradualmente sono sommerse ed emergono a seconda del cambiamento del livello del mare con la marea, in particolare nel mese di febbraio in cui esso raggiunge il mezzo metro. I resti antichi si trovano in acque poco profonde e includono tracce di strutture portuali, fortificazioni e vari edifici. “Dopo la fotografia aerea, elaborazione fotogrammetrica e la documentazione topografica e architettonica di tutti i dati visibili, è stata creata la prima carta archeologica subacquea della regione, che sarà la base per ulteriori ricerche nei prossimi anni “, ha proseguito il comunicato. Allo stesso tempo la ricerca geoarcheologica e geofisica condotta dal team dell’Università di Patrasso, ha generato dati digitali di alta qualità che “dovrebbero notevolmente contribuire alla ricostruzione della paleografia costiera della regione”.
La ricerca è il risultato della collaborazione tra la Soprintendenza alle Antichità subacquee (SEE) del Ministero della Cultura e dello Sport, sotto la direzione del capo dell’Ispettorato, dott Angeliki Simossi e l’Istituto di archeologia marina (HIMA), sotto la direzione del professor Ioannina University e presidente dell’Istituto, Yannos Lolos, con la partecipazione del Laboratorio di Geologia marina e Oceanografia fisica presso l’Università di Patrasso, con il professor George Papatheodorou e con il sostegno finanziario del British Honor Frost Foundation.
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