Nuovi studi genetici a confronto con le teorie linguistiche del proto-indoeuropeo

 

I primi a parlare la lingua proto-indo-europea erano probabilmente cavalieri nomadi. (Immagine: Chris Gash)
I primi a parlare la lingua proto-indo-europea erano probabilmente cavalieri nomadi. (Immagine: Chris Gash)

Cinquemila anni fa cavalieri nomadi della steppa Ucraina si lanciarono alla carica attraverso l’Europa e parti dell’Asia. Portarono con sé un linguaggio che è la radice di molti di quelli parlati oggi, tra cui inglese, spagnolo, hindi, russo e persiano. Questa è la spiegazione più ampiamente accettata per l’origine di questa lingua antica, chiamata proto-indoeuropea(PIE)Recenti scoperte genetiche confermano questa ipotesi, ma sollevano anche domande su come il linguaggio preistorico si sia evoluto e diffuso.

Non esiste alcuna registrazione scritta del proto-indoeuropeo, ma i linguisti ritengono di averlo ampiamente ricostruito. Alcune parole, tra cui “acqua” ( wód ), “padre” ( pH 2 -ter ) e “madre” ( meH 2 -ter ), sono usate ancora oggi. L’archeologa Marija Gimbutas propose per la prima volta l’origine ucraina, nota come ipotesi kurgan, negli anni ’50. Gimbutas riconduceva la lingua al popolo Yamnaya, pastori provenienti dalle praterie meridionali della moderna Ucraina che addomesticavano il cavallo.

La primitiva immagine fu quella di una cultura bellicosa che diffondeva linguaggio e stili di vita violentemente a scapito delle popolazioni agricole dell’Europa e in alcune parti dell’Asia. Con essi si diffondeva anche la modalità di sepoltura dei defunti sotto ampi tumuli definiti appunto Kurgan.

Gimbutas fu a lungo contestata per una serie di deduzioni antropologiche che le riscossero varie opposizioni, oscurando a volte la portata della sua visione, ma servì comunque a scatenare l’interesse, anche dei suoi detrattori, e in buona sostanza stimolò gli studi sull’argomento.

Negli anni ’80 dello scorso secolo si fece strada la teoria della diffusione di lingua e consuetudini per via culturale e non necessariamente per via bellica. Questa versione “ammorbidiva” lo scenario di aggressione da parte dei cavalieri nomadi a favore di una più innocua penetrazione linguistico-culturale.

Immagine da: Tiffany Farrant-Gonzalez; "Mapping the Origins and Expansion of the Indo-European Language Family", di Remco Bouckaert et al., In  Science , vol. 337; 24 agosto 2012
Immagine da: Tiffany Farrant-Gonzalez; “Mapping the Origins and Expansion of the Indo-European Language Family”, di Remco Bouckaert et al., In  Science , vol. 337; 24 agosto 2012

La recente rapida evoluzione nelle tecniche di estrazione e sequenziazione del genoma ha fornito più abbondanti elementi di riflessione. Sebbene il DNA analizzato non ci possa informare direttamente delle modalità e delle cause per cui venga rinvenuto in un determinato luogo ad una determinata epoca, certamente contribuisce a compilare il complesso quadro degli spostamenti.

Nel 2015 una serie di studi genetici sono stati eseguiti sulle ossa umane e altri resti provenienti da molte parti dell’Europa e dell’Asia. I dati suggeriscono che intorno al 3.500 a.C., all’incirca nello stesso periodo in cui molti linguisti hanno posto l’origine del PIE e in cui gli archeologi datano l’addomesticamento del cavallo, i geni Yamnaya hanno sostituito circa il 75 per cento del pool genetico umano esistente in Europa.
A distanza di circa mezzo secolo dalle teorie di Gimbutas, l’insieme delle prove archeologiche, linguistiche e genetiche hanno spostato pesantemente la bilancia a favore dell’ipotesi kurgan.

Ma è vero anche che le scoperte più recenti complicano la storia quasi quanto l’arricchiscono, dando vita a nuovi quesiti e varie teorie sulle influenze e le relazioni con altre culture.

Un esempio di espansione Yamnaya rispetto al quadro europeo ed asiatico da Eske Willerslev et al., Population genomics of Bronze Age Eurasia, 2015
Un esempio di espansione Yamnaya rispetto al quadro europeo ed asiatico da Eske Willerslev et al., Population genomics of Bronze Age Eurasia, 2015

In uno studio pubblicato lo scorso giugno 2017 sul Journal of Human Genetics, i ricercatori hanno sequenziato il DNA mitocondriale, ovvero quello ereditato per esclusiva via materna,  di 12 individui Yamnaya, insieme ai loro immediati predecessori e discendenti. I resti sono stati trovati in tumuli funerari, o kurgan nell’odierna Ucraina. Erano stati sepolti in strati uno sopra l’altro dalla fine del Neolitico fino all’età del Bronzo, tra il 4500 e il 1500 a.C., nell’arco di tempo in cui si riconosce la sostituzione genetica in Europa.

Il DNA mitocondriale dei primi campioni e degli intermedi era quasi del tutto locale. Ma il DNA mitocondriale dei campioni più recenti includeva il DNA dell’Europa centrale, tra cui la Polonia, la Germania e la Svezia odierne. L’autore dello studio Alexey Nikitin, un professore di archeologia e genetica alla Grand Valley State University, interpreta la scoperta in questo modo: “c’erano migrazioni pendolari avanti e indietro, non era un viaggio di sola andata”.

Questi risultati danno all’ipotesi di Kurgan “molto più credito”, dice Nikitin. Ma sostiene che i suoi nuovi risultati mostrano anche che la migrazione era su una scala più piccola di quanto precedentemente ipotizzato; gli esemplari più recenti sembravano arrivare fino all’Europa centrale prima di tornare alle sedi originarie, anche se la lingua si diffuse fino alle isole britanniche. Nikitin crede anche che la diffusione non sia così violenta come spesso si prova. “Una campagna militare spiegherebbe la sostituzione genetica. Ma è improbabile che sia stato questo il caso”, dice.

David Anthony, antropologo presso l’Hartwick College, che è co-autore diversi dei precedenti studi genetici ma non è stato coinvolto negli ultimi lavori, definisce le nuove scoperte molto convincenti. “L’addomesticamento del cavallo ha creato un ponte di steppe tra India e  Iran da una parte e l’Europa dall’altra”, dice Anthony. “Quando il popolo Yamnaya si trasferì nell’Europa orientale e occidentale, la loro firma genetica era molto diversa da quella che c’era prima”, spiega. “Questo è ciò che fa dipingere un’immagine così chiara del modo in cui la lingua di base si diffonde e il motivo per cui puoi davvero leggere le migrazioni così facilmente su una mappa”.

Tuttavia Anthony non è d’accordo con l’interpretazione secondo cui si trattava di un movimento di piccola portata e per lo più pacifico. Senza la scrittura, la trasmissione linguistica in quel momento sarebbe dipesa in gran parte dal contatto faccia a faccia, dice, suggerendo che i portatori del PIE si diffondessero bene in Europa e in Asia. Crede che le prove linguistiche e archeologiche, incluse le armi trovate nelle tombe, suggeriscano che i progenitori della lingua abbiano una cultura guerriera. Mentre Nikitin sostiene che le teste d’ascia fossero puramente “decorative”.

Entrambi i ricercatori mettono in guardia dal leggere esclusivamente le prove genetiche. Molte altre forze sociali e culturali erano in gioco. “I cambiamenti linguistici in genere fluiscono nella direzione di gruppi che hanno uno status economico più elevato, più potere politico e maggiore prestigio”, dice Anthony. “E nelle situazioni più brutali, fluirà nella direzione delle persone che sono sopravvissute.”

Fonti: 
Sciencenews.org
Scientificamerican.com

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