Abbiamo già sottolineato in altri articoli come la ricerca archeologica sia spesso fuorviata dai pregiudizi contemporanei e da idee preconcette del passato. Come nel caso della Principessa etrusca scambiata per un guerriero perché sepolta con una lancia ribadiamo che, prima di esprimere giudizi sulla struttura sociale di un popolo e sulle relazioni di genere in realtà lontane nel tempo, sarebbe opportuno approfondire con tutti i mezzi a nostra disposizione.
Questa volta parliamo di vichinghi, quel popolo che terrorizzò (così raccontano cronache spesso scritte dai vinti) e devastò il nord europa a partire dal IX secolo.
L’immagine comune è quella di selvaggi e crudelissimi barbari di notevoli dimensioni corporee, maschi, che avendo lasciato le loro donne a casa coi bambini, si davano alla depredazione e al saccheggio uccidendo e stuprando.
I ricercatori della University of Western Australia hanno deciso di rinnovare il modo in cui studiare i resti vichinghi. In precedenza, i ricercatori avevano identificato erroneamente alcuni scheletri come maschili semplicemente perché sepolti con spade e scudi, al solito. I resti femminili d’altro canto venivano identificati dalle loro spille ovali, e non molto altro. Studiando i segni osteologici di genere all’interno delle ossa stesse, i ricercatori hanno scoperto che una certa quantità di resti apparteneva a donne, a cui era stata data degna sepoltura con le armi.
Shane McLeod del Centre for Medieval and Early Modern Studies presso University of Western Australia nel suo “Early Medieval Europe” riferisce:
“Vari tipi di prove sono state utilizzate nella ricerca sugli immigrati scandinavi nell’Inghilterra orientale alla fine del IX secolo. La maggior parte dei dati dà l’impressione che le donne norrene siano state di gran lunga superate numericamente dagli individui maschi. Ma determinando il sesso tramite analisi osteologiche su sepolture che sono certamente vichinghe si ottengono risultati molto diversi sul rapporto tra maschi e femmine. Anzi, i risultati suggeriscono che la migrazione femminile potrebbe essere stata tanto significativa quanto quella maschile, e che le donne erano in Inghilterra fin dalle prime fasi della migrazione, anche durante il periodo di campagna a partire dall’865.”
Di certo un’analisi osteologica è più determinante sull’identificazione del sesso che il semplice rinvenimento di una lancia o di uno scudo.
Nel IX secolo, un gruppo di vichinghi danesi salpò per l’Inghilterra. La Cronaca anglosassone descrive il cammino di questa ‘Grande Armata’, che attaccava città e villaggi lungo la strada. Secondo le Cronache nell’ 873 la Grande Armata si stabilì a Repton, nella cosiddetta Danelaw, attuale Derbyshire. Proprio a Repton è stata scavata una vasta area con circa 250 sepolture del periodo. Tra queste, tre sepolture con spada, originariamente attribuite a guerrieri, sono risultate femminili dopo analisi osteologica. Una di queste presentava anche uno scudo.
Un altro gruppo di 14 sepolture analizzato con lo stesso metodo ha rivelato che sette erano maschili, sei femminili e una non identificabile. Lo studio di McLeod riporta:
“Questi risultati, sei immigrati scandinavi femmine e sette maschi, dovrebbero mettere in guardia contro la supposizione che la grande maggioranza degli immigrati erano maschi, nonostante le altre prove che suggeriscono il contrario.”
“Le donne possono aver accompagnato i maschi in quelle prime fasi di invasione dell’Inghilterra, in molto maggior numero di quanto gli studiosi abbiano in precedenza supposto. Anche se i risultati qui presentati non possono essere utilizzati per determinare il numero di coloni femminili, essi suggeriscono che il rapporto tra femmine e maschi può essere stato tra un terzo a quasi la metà”
Per quanto ci riguarda la notizia solleva una serie di osservazioni.
McLeod sostiene che vi furono donne migrate dalla Scandinavia in Inghilterra con l’esercito di invasione nel IX secolo, il che è provato dall’indagine osteologica sui radioisotopi in grado di indicare il luogo di nascita del defunto.
Molte di queste donne sono state sepolte con le armi, ma sono ancora di gran lunga superate in numero dagli uomini armati.
La maggior parte dei coloni donne menzionate nello studio sono state sepolte con tradizionali abiti femminili come si deduce dalle spille che tenevano i loro grembiuli.
La notizia, però, è che sebbene le donne sepolte con le armi rinvenute ad oggi siano ancora rare, ne sono state comunque trovate, e questo è in gran parte grazie ad una maggiore disponibilità a fidarsi degli specialisti in osteologia.
Gli archeologi hanno utilizzato le ossa per identificare il sesso biologico di scheletri anche nel secolo passato, ma nei casi in cui gli esiti non si adattavano alle loro nozioni di sepolture “normali”, tendevano a ritenere che gli analisti delle ossa avessero commesso un errore, piuttosto di rivedere dei pregiudizi.
Questo non è del tutto irragionevole, perché le ossa sono spesso così mal ridotte che è impossibile definire con certezza il sesso della persona. Ma allorquando la lettura è possibile e il sesso accertato, rifiutare l’evidenza è chiaro sessismo moderno e cattiva archeologia.
Per fortuna gli archeologi, negli ultimi decenni, sono diventati consapevoli di questo problema, e, di conseguenza, si individuano sempre più donne armate.
Ad oggi le donne sepolte con armi sono ancora una minoranza, a volte non ci sono affatto donne con armi in un intero cimitero.
Così possiamo dire che esiste questa tipologia, ma l’evidenza allo stato attuale degli studi suggerisce che le armi sono ancora “più comunemente” associate agli uomini.
Si possono trarre delle conclusioni
Innanzitutto, stiamo parlando solo di tombe, tutto ciò su cui un archeologo può lavorare. Non sappiamo se una regola sancisse l’obbligo per tutti i guerrieri di essere sepolti con le loro armi o se le contingenze migratorie facessero preferire la conservazione delle armi per un ulteriore utilizzo, piuttosto della deposizione funeraria per onorare il defunto. E se avessero voluto lasciarle alle loro figlie, invece? Ci potrebbero essere molte donne guerriere non identificate come tali perché sepolte in abiti “tradizionali” femminili.
Viceversa non possiamo essere sicuri che tutti coloro sepolti con un’arma fossero guerrieri. Troviamo neonati sepolti con le armi a volte; chiaramente non erano combattenti, anche se forse lo sarebbero stati se fossero cresciuti.
Le armi erano potenti oggetti rituali associati con magia e potere sociale, e una donna avrebbe potuto essere sepolta con un simile oggetto per un motivo diverso dal combattimento, come ad esempio la connessione alla famiglia regnante, la proprietà della terra o il ruolo di sacerdotessa o guaritore magico. L’analisi ulteriore è quella su eventuali indicatori, che rivelino se ferite pregresse o modificazioni ossee indichino scontri bellici effettivamente affrontati in vita o l’utilizzo di pesanti armi.
Infine non dobbiamo mappare le nostre idee moderne di genere sul passato.
Dobbiamo studiare il passato per quello che è, nel bene e nel male.
Soprattutto non dobbiamo appiattire il passato.
Qualunque fosse la struttura sociale degli insediamenti vichinghi nella terra d’origine, appare evidente che la circostanza dell’invasione o migrazione verso le coste inglesi costituiva un’eccezione. Gli invasori o colonizzatori della nuova regione erano certamente esposti al continuo rischio di scontro con le popolazioni locali. Se anche l’intento fosse stato quello di colonizzare immediatamente il territorio costituendo villaggi con gruppi familiari è piuttosto evidente che le donne scelte per la campagna di colonizzazione erano preferibilmente quelle in grado di difendersi e di combattere affianco ai loro uomini.
Il campione di popolazione studiato nei siti in questione è relativo al periodo migratorio, non è quindi rappresentativo di tutta la popolazione norrena, ma costituisce una selezione di individui ritenuti in grado di affrontare il viaggio per mare e il conflitto armato nelle terre raggiunte. Secondo questi logici argomenti saranno stati selezionati sia i maschi che le femmine del gruppo.
Non dovrebbe stupire affatto che ci fossero donne combattenti, molto più utili all’efficacia dell’operazione di donne non combattenti.
Il che ci dice, comunque, che le donne combattenti tra i vichinghi avrebbero potuto esistere: sia per ragioni ovvie di maggior possibilità di successo delle spedizioni a fini stanziali sia per alcune indicazioni archeologiche.
Riferimenti storici e mitologici
Nel folklore e nella mitologia scandinava esiste la figura della shieldmaiden (norreno : skjaldmær) tradotto in italiano con “ragazza scudo” ovvero una donna che aveva scelto di combattere come un guerriero. Queste sono spesso citate nelle saghe , come la Saga di Hervar ed Heidrek e in Gesta Danorum. Le Valchirie potrebbero essere basate sull’esistenza mitizzata di shieldmaidens o viceversa. L’argomento è fortemente dibattuto; studiosi come Lars Magnar Enoksen e Britt-Mari Näsström sostengono la prova della loro esistenza.
Ci sono infatti poche attestazioni storiche che in età vichinga le donne abbiano preso parte alla guerra, ma lo storico bizantino Giovanni Scilitze registra che le donne erano presenti in battaglia quando Sviatoslav I di Kiev attaccò i Bizantini in Bulgaria nel 971. Dopo che i Variaghi (nome attributo da greci e slavi ai vichinghi spintisi a oriente) subirono una sconfitta devastante , i vincitori rimasero stupefatti nello scoprire donne armate tra i guerrieri caduti.
Nella Grœnlendinga saga si narra che la sorellastra incinta di Leif Ericson, Freydis Eiríksdóttir, giunta nel Vinland (nome vichingo del Nord America) prese una spada, e, a seno nudo, mise in fuga i nativi americani che la minacciavano.
Secondo lo storico danese Saxo Grammaticus, ragazze scudo hanno combattuto sul lato danese nella battaglia di Bråvalla del 750.
- “Ora, fuori della città di Sle, sotto i capitani Hetha e Wisna, con Hakon Guancia-tagliata venne Tummi il Sailmaker. Su questi capitani, che avevano i corpi delle donne, la natura conferì le anime degli uomini. Webiorg è stato anche ispirato con lo stesso spirito, e vi hanno partecipato Bo (Bui) Bramason e Brat la Iuta, assetata di guerra …”
Infine gli appassionati della serie televisiva Vikings conosceranno Lagertha, moglie del protagonista Ragnarr Loðbrók. Forse non tutti sanno però che il personaggio è ispirato ad una famosa “ragazza scudo” menzionata ancora una volta da Saxo Grammaticus nel suo IX libro. Il suo nome come registrato da Saxo, Lathgertha , è probabilmente una latinizzazione del norreno Hlaðgerðr (Hladgerd). Si è spesso reso come “Lagertha”, ma è stata anche registrata come Ladgertha , Ladgerda o simili. La sua storia narra che fosse figlia del re norvegese Siward, ucciso dal re svedese Fro, il quale rinchiuse in un lupanare tutte le donne della famiglia per pubblica umiliazione. Ragnarr giunse per vendicare il proprio nonno Siward e Lagertha, indossando abiti maschili combatté al suo fianco, rivelandosi elemento chiave per la vittoria.
Bibliografia:
- McLeod, Shane 2011. Warriors and women: the sex ratio of Norse Migrants to eastern England up to 900 CE. In Early Medieval Europe 19(3).
- Graslund, Anne Sofie 2001. The Position of Iron Age Scandinavian Women: Evidence from Graves and Rune Stones. In Gender and the Archaeology of Death (81-99)
- Anglo Saxon Chronicles. http://omacl.org/Anglo/part2.html
- Saxo Grammaticus, Gesta Danorum
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