Il DNA antico e le indagini biologiche a supporto della ricerca storico-archeologica
Mercoledì 6 maggio alle ore 16 conferenza di Giorgio Gruppioni e Elisabetta Cilli, Dipartimento di Beni Culturali, Università di Bologna (Campus di Ravenna) presso l’Aula Magna l’Istituto Superiore di Scienze Religiose G.B Ferrini
Prosegue il ciclo Bizantini e Longobardi, culture e territori in una secolare tradizione mercoledì 6 maggio alle ore 16 conferenza di Giorgio Gruppioni e Elisabetta Cilli, Dipartimento di Beni Culturali, Università di Bologna (Campus di Ravenna) presso l’Aula Magna l’Istituto Superiore di Scienze Religiose G.B Ferrini in corso Canalchiaro 149 a Modena.
I resti umani recuperati da antiche sepolture costituiscono un vero e proprio archivio di informazioni che, opportunamente “lette” attraverso metodologie d’indagine sempre più sofisticate e sensibili, possono consentire di ricostruire molti caratteri biologici e somatici di un individuo vissuto in un passato più o meno lontano e di scoprirne aspetti ed eventi della vita e della morte. Queste indagini trovano oggi un significativo contributo dalle analisi che si possono eseguire sulle tracce di DNA, il cosiddetto DNA antico, che residua all’interno di reperti bioarcheologici, contribuendo a rivelare aspetti fenotipici, relazioni parentelari, abitudini alimentari, malattie, financo l’identità personale, di individui vissuti nel passato e a fare inferenze circa le origini, la storia e le relazioni genetiche fra le popolazioni umane del passato e attuali. In questo contesto di studi si farà specifico riferimento alle ricerche recentemente svolte su alcuni importanti rinvenimenti archeologici del territorio modenese, come quello delle ormai famose mummie di Roccapelago e della necropoli che ha restituito i cosiddetti “amanti di Modena”.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.