Il Mago invisibile

La nostra Italia è veramente particolare: piena di ricchezze storiche e artistiche ma così restia a farne tesoro culturale e turistico. Ne abbiamo esperienza frequente tutti noi, ma di questo caso particolare vorrei davvero parlarvi.

La BreBeMi, le altre Grandi Opere e l’Archeologia

L’autostrada A35, nota anche con la sigla BreBeMi, collega dal luglio 2014 le città di Milano e Brescia con un percorso posizionato più a sud rispetto al tracciato dell’autostrada A4. L’A35 è gestita dalla omonima società Brebemi e prendono entrambe il nome dall’inizio dei nomi delle provincie che attraversa: Brescia, Bergamo e Milano.
I lavori eseguiti dal 2009 al 2014, nel rispetto del decreto del 2006 e successivi in merito all’archeologia preventiva, rilevano lungo il percorso una gran quantità di siti di interesse archeologico.

Il tracciato BreBeMi
Il tracciato BreBeMi in rosa e della Pedemontana in azzurro

Oltre all’Autostrada Bre.Be.MI, sono state realizzate nelle province lombarde molte altre Grandi Opere tra cui l’Alta Velocità, la tangenziale ovest di Caravaggio e alcuni gasdotti.

Nel corso degli studi preliminari sono stati individuati complessivamente circa 150 siti archeologici. I reperti che vanno dal Paleolitico all’epoca moderna sono prevalentemente corredi tombali provenienti da necropoli come la piccola necropoli longobarda  a Cassano d’Adda e quella, sempre longobarda ma di maggiore importanza, a Fara Olivana, con 121 sepolture databili tra il VI e il VII secolo. Sono emerse però anche zone artigianali, capanne e focolari, come le fornaci di epoca romana (I-II secolo) sempre a Cassano d’Adda e le strutture abitative di Caravaggio. Tutto il materiale rinvenuto è stato portato nel magazzino di Flero (BS) per procedere a restauro, studio e catalogazione.

Nel frattempo il progetto di rilevazione preliminare viene orgogliosamente pubblicato tra gli atti dell’ 11th EAC Heritage Management Symposium, Reykjavík, Iceland, 25-27 March 2010 organizzato dal Europae Archaeologiae Consilium (EAC) e dall’ Aerial Archaeology Research Group (AARG),

Sfera di circa 2 cm in quarzo da tomba femminile longobarda di Fara Olivana (Foto: MIBACT)
Sfera di circa 2 cm in quarzo da tomba femminile longobarda di Fara Olivana (Foto: MIBACT)
Pendenti in oro da collana dalla necropoli longobarda di Fara Olivana (Foto: MIBACT)
Pendenti in oro da collana dalla necropoli longobarda di Fara Olivana (Foto: MIBACT)

“Questo museo s’ha da fare”

Fin dal 2012 si legge, ma solo sulla stampa locale, dello splendore e ricchezza dei rinvenimenti e della loro possibile collocazione:

“Più di un centinaio di cantieri archeologici aperti, migliaia di reperti venuti alla luce durante i lavori di scavo per la costruzione dell’autostrada Brebemi, che ora potrebbero aver trovato la loro sede: l’ex ospedale di Caravaggio. Ad oggi non si sa ancora dove verranno esposti. Un pool di architetti, archeologi, storici e galleristi – che si sono dati il nome di «Progetto Geradarte» – ha avanzato ufficialmente la sua proposta: esporli nell’ex complesso monastico cistercense di Caravaggio, in via Roma. L’antico edificio risale al 17° secolo ed è stato sede dell’ospedale cittadino per poi diventare di proprietà comunale.
Comune e «Progetto Geradarte» si sono già incontrati per un confronto preliminare. Soltanto il primo passo di un lungo percorso che dovrà vedere il coinvolgimento di molti altri enti fra cui Autostrade lombarde, la holding di cui fa parte la società Brebemi.
Già scelto anche il nome del futuro museo: M.A.Ge, ossia Museo d’arte della Gera d’Adda.”
(www.bariano.it)

Brescia, 31 ottobre 2012 – C’è già chi l’ha ribattezzata la “necropoli dei bambini”, perché almeno quattro delle sette tombe ritrovate, erano destinate a ospitare defunti molto giovani. Lo rivelano i ninnoli e i bicchierini conservati nelle fosse, piccoli oggetti che dovevano accompagnare il morto nell’aldilà, e che hanno dimensioni adatte più a un bambino che ad un adulto. E lo rivela poi la sorprendente scoperta della tomba 49, dove è stato ritrovato lo scheletro di una bambina.
Può raccontare molto del territorio bresciano la mostra “Terre di confine. Una necropoli dell’età del ferro a Urago d’Oglio”, inaugurata ieri a Santa Giulia, aperta fino al 31 marzo. Un’esposizione che è nata in modo singolare. Quanto esposto nelle quattro teche è stato ritrovato, infatti, durante gli scavi per la costruzione della Brebemi, l’autostrada che collegherà Brescia, Bergamo e Milano. “Durante i lavori – spiega Duilio Allegrini, direttore generale di Brebemi Spa – sono stati ritrovati circa 140 siti archeologici molto importanti, e continuiamo a trovarne di nuovi. Abbiamo subito contattato la Soprintendenza, con cui abbiamo lavorato per la conservazione dei reperti. Ma vorremmo fare qualcosa di più, ovvero aprire un museo con tutti i ritrovamenti”.
(www.ilgiorno.it)

Si discute, molto, di un museo che contenga tutti i reperti rinvenuti durante i lavori, ma anche della possibilità di distribuirli sul territorio in prestigiose residenze storiche o addirittura all’interno degli autogrill dell’A35 stessa.

Panoramica del sito di Caravaggio con i resti della villa rustica romana (Foto: MIBACT)
Panoramica del sito di Caravaggio con i resti della villa rustica romana (Foto: MIBACT)

L’EXPO 2015 smuove le acque

Per qualche anno però se ne perdono le notizie, fino al grande evento milanese dell’EXPO 2015 che si tenne tra 1º maggio e 31 ottobre.

A partire dall’inizio dell’anno 2015 ci fu nella stampa locale un gran ritorno del tema Reperti Archeologici delle Grandi Opere. Qualche politico e amministratore locale era nel frattempo cambiato, ma che fosse necessario approfittare del richiamo mediatico e del flusso turistico determinati da Expo sembrava piuttosto evidente.

“Una sinergia virtuosa tra pubblico e privato che, grazie anche all’impegno di BreBeMi, consente di raccontare il territorio attraversato dall’A35 grazie ai suoi reperti archeologici”. E’ l’intervento degli assessori regionali alla Cultura Cristina Cappellini e dell’Ambiente Claudia Maria Terzi al convegno “Grandi opere, grandi scoperte: i reperti archeologici raccontano il territorio” svolto al Castello Visconteo di Pagazzano, in provincia di Bergamo.
Ai lavori c’era anche il presidente di BreBeMi Francesco Bettoni e il sindaco Raffaele Moriggi. “La cura e sistemazione dei reperti archeologici trovati durante i lavori è un investimento in ottica Expo e dopo Expo che la Regione ha finanziato, con un bando mirato a valorizzare i territori e i loro patrimoni culturali – ha detto Cappellini.- Tra gli interventi, su questo che ha come capofila il Comune di Treviglio e riguarda anche Brignano, Pagazzano e Romano di Lombardia per ‘Luoghi fortificati della Bassa pianura bergamasca tra il Granducato di Milano e la Serenissima’ abbiamo destinato 300 mila euro”.
(Eco delle Valli 16 febbraio 2015)

Data la sede che ospitò il convegno menzionato nell’articolo di cui sopra, sembrò che nella contesa collocazione del nascendo museo avesse prevalso il Comune di Pagazzano, con il suo Castello Visconteo. Questo fu edificato, su preesistenti fortificazioni risalenti al VI secolo, da Giovanni Visconti e in seguito ampliato da Bernabò Visconti, pare su sollecitazione del poeta Francesco Petrarca che fu suo ospite

Il castello, rimasto in proprietà della famiglia Crivelli fino al 1999, fu quindi acquistato dal comune di Pagazzano,  che dopo una fase di restauro, dal 2002, in collaborazione con l’associazione di volontariato“Gruppo della Civiltà Contadina“, aprì al pubblico la struttura creando un Museo della civiltà contadina e spazi culturali dedicati a mostre ed eventi divenendo un vero centro culturale.

«All’opportunità della musealizzazione A35-Brebemi ha contribuito anche supportando l’individuazione del Castello di Pagazzano come “Museo del territorio” – afferma Francesco Bettoni, presidente Brebemi. Per questo e per altri luoghi di interesse turistico, culturale e ambientale la nuova autostrada, con la viabilità connessa, diventa un veicolo di fruizione e un connettore di esperienze, una moderna autostrada di rapida percorrenza al servizio non solo dell’economia locale e nazionale ma anche del paesaggio moderno e antico. Una ulteriore conferma del Dna originale di questa infrastruttura nata dal territorio al servizio del territorio ».
«A35-Brebemi attraverso Cal (Concessioni Autostradali Lombarde) ha recentemente sottoscritto una convenzione con la Soprintendenza per finanziare i restauri dei reperti di sepolture dell’età longobarda rinvenuti nel territorio di Fara Olivana considerate, sia per dimensioni che per tipologia e quantità dei corredi rinvenuti, parte di una delle più grandi e significative necropoli di epoca longobarda scoperte sul territorio nazionale – dichiara Claudio Vezzosi, Amministratore Delegato Brebemi. Questa convenzione ha previsto uno stanziamento di 200 mila euro da parte di A35-Brebemi per il restauro dei ritrovamenti di pregio archeologico permettendo di salvare molti reperti a “rischio ruggine”. Anche grazie a questo ulteriore intervento della nostra Società sarà possibile ammirare i corredi funerari di ottimo pregio e rilievo esposti dal prossimo giugno presso le sale di questo Castello».
(Eco di Bergamo del 14 febbraio 2015)


Dalla Preistoria al Medioevo. I reperti archeologici trovati nel corso della realizzazione dell’autostrada Brebemi finiscono in un museo.
Succederà a luglio all’interno del castello di Pagazzano, nella Bergamasca. Si tratta di centinaia di resti per un’esposizione dal titolo «Grandi opere, grandi scoperte». Un viaggio che parlerà prevalentemente bergamasco, «ma i reperti saranno anche bresciani», assicura il presidente di Brebemi Francesco Bettoni.
Brebemi: i reperti archeologici in un museo
Un’idea che ha trovato l’interesse di Regione Lombardia, che ha messo sul tavolo un contributo di 300mila euro.
La realizzazione del museo avverrà proprio pochi mesi dopo l’inaugurazione di Expo, facendo così dei tesori riscoperti un’ulteriore attrazione del nostro territorio.
(Giornale di Brescia 16 febbraio 2015)

Se la sede era stata individuata c’era una gran confusione di date. Qui sopra si legge una presunta data di giugno in un articolo e di luglio nell’articolo di due soli giorni successivo.
Nel maggio seguente, quindi un mese prima della presunta apertura ufficiale, contattai direttamente il dottor Fulvio Pagani, consigliere comunale di Pagazzano e responsabile della pagina facebook Castello di Pagazzano – Civiltà Contadina. Mi comunicò per iscritto e poi a voce, in una lunga e appassionata telefonata, che la sede del Museo effettivamente era proprio il Castello di Pagazzano e che l’inaugurazione si sarebbe tenuta il 15 luglio. Mi assicurò anche che sarebbe stato diramato un comunicato stampa: gli inviai un pro-memoria perché avesse il mio indirizzo e-mail, ma le nostre comunicazioni si interruppero lì.

Da persone indirettamente coinvolte nei lavori di allestimento venni, a breve, a conoscenza di una diversa data: il 26 luglio. Cercai notizie ovunque, invano.

Poi apparvero alcuni articoli successivi l’inaugurazione, molto ristretta e molto in “anteprima”, avvenuta il 26 o forse il 27 luglio.

Corriere della Sera 26 luglio 2015
Corriere della Sera 26 luglio 2015
Corriere della Sera 28 luglio 2015
Corriere della Sera 28 luglio 2015

Fantastico! Inaugurazione avvenuta! e le descrizioni degli articoli erano davvero entusiasmanti. Non vedevo l’ora di visitare il museo. Cercai allora informazioni sugli orari di apertura e non ne trovai. Ero sempre più perplessa.
Ma al ritorno dalle ferie estive, più o meno agli inizi di settembre, la mia caparbietà mi spinse a cercare ancora notizie e, guarda un po’, scoprii di essermi persa la seconda apertura avvenuta dalle 20 alle 22,30 del 29 agosto 2015. Mi consolai pensando che l’orario e la distanza avrebbero reso improponibile la visita.

Nel frattempo riflettei però anche sul fatto che l’azienda di marketing avesse eseguito un lavoro perfetto con la scelta del nome: MAGO ovvero Museo Archeologico delle Grandi Opere, ma anche mago delle apparizioni fugaci.

Il MAGO si concede per la seconda volta il 29 agosto in apertura serale
Il MAGO si concede per la seconda volta il 29 agosto in apertura serale

L’apertura regolare avvenne nel marzo 2016, nei soli giorni di domenica, con cadenza bimensile. Per una serie di sfortunati eventi non mi fu possibile organizzare la gita, ma incaricai degli amici che vi si recarono, di inviarmi qualche fotografia. Purtroppo le foto non sono consentite, probabilmente a causa della mancata pubblicazione degli studi inerenti, ed è per questo che se eseguirete una ricerca troverete sempre e solo le foto ufficiali dell’inaugurazione.

Poco male, pensai, durante le vacanze natalizie troverò di certo il modo di visitare questo gioiello di tecnologia avanzata e di musealità moderna. Ma mi sbagliai ancora: da dicembre 2016 a tutto febbraio 2017 il MAGO restò chiuso.

Non mi resta che augurarmi di riuscire a cogliere una buona domenica prossimamente e di potervi raccontare se sono riuscita o meno a visitare Pagazzano, il suo Castello e il suo MAGO.

Per ora posso soltanto riportare quanto appare sul sito ufficiale:

La disponibilità della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia a pianificare di concerto con l’Amministrazione Comunale di Pagazzano l’esposizione temporanea e ciclica di una parte del patrimonio archeologico venuto alla luce durante gli scavi per la realizzazione della BreBeMi e di Alta Velocità, viene a completare l’offerta museale e culturale del Castello di Pagazzano. Il M.A.G.O. rappresenta un esempio di allestimento multimediale e flessibile in grado di consentire una attività espositiva ciclica e temporanea dei reperti archeologici rinvenuti nelle campagne di scavo preventivo condotte nelle aree interessate dai cantieri delle grandi opere in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia per offrire al pubblico la visibilità di questo grande patrimonio venuto alla luce negli scavi ora conservato nei depositi. Le numerose testimonianze archeologiche rinvenute, quali per esempio le aree cimiteriali dell’Età del Bronzo di Antegnate e di Caravaggio, agli insediamenti e alle necropoli di età romana di Antegnate, Bariano, Caravaggio, Fara Olivana, Treviglio, con chiari esempi di commistione culturale tardo celtica e romana e, infine, alle necropoli longobarde di Treviglio, di Caravaggio, frazione Masano e di Fara Olivana, che si connotano per le tipologie costruttive, quali la struttura tombale in legno, eccezionalmente ben conservata, di Masano e per i corredi funerari con reperti di particolare pregio e ricchezza di Fara Olivana,  esempi di necropoli longobarde tra i più importanti in ambito nazionale ed europeo, consentono infatti di  ricostruire il paesaggio e  l’ambiente dalla preistoria e protostoria.

Riferimenti:

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