Il sito di sepoltura di Repton è stato scoperto negli anni ’80 e la datazione al radiocarbonio suggeriva che la tomba consistesse di ossa raccolte nel corso di diversi secoli.
I nuovi test pubblicati oggi dimostrano che risalgono al IX secolo, e che potrebbero essere i resti della “Grande Armata” vichinga che ha scacciato il re di Mercia da Repton, nel Derbyshire.
Conosciuta dai cronisti anglosassoni anche come “Great Heathen Army”, questa forza d’invasione vichinga era composta da guerrieri provenienti da tutta la Scandinavia coalizzati in un’alleanza per invadere l’Inghilterra.
“La datazione delle ossa di Repton è importante perché sappiamo molto poco sui primi razziatori vichinghi, diventati parte di un considerevole insediamento scandinavo in Inghilterra”, ha detto l’archeologa Cat Jarman, che ha guidato lo studio.
Repton era un centro regale ed ecclesiastico significativo, divenne quindi una roccaforte vichinga. Documenti storici attestano che il grande esercito vichingo svernò a Repton nell’873 costringendo il re merciano in esilio a Parigi.
Ora le ricerche del dipartimento di antropologia e archeologia dell’Università di Bristol hanno scoperto che le ossa sono tutte coerenti con una data di oltre 1.100 anni fa.
Gli scavi condotti dagli archeologi Martin Biddle e Birthe Kjolbye-Biddle nella chiesa di St Wystan a Repton negli anni ’70 e ’80 hanno scoperto diverse tombe vichinghe e un deposito di ossa appartenute a 264 persone sotto un tumulo poco profondo nel giardino della canonica.
Il tumulo sembrava essere un monumento funebre collegato ai vichinghi. Tra le ossa vi erano manufatti, tra cui un’ascia, diversi coltelli e cinque monete d’argento risalenti al periodo 872-875.
Cat Jarman spiega: “Le precedenti datazioni al radiocarbonio di questo sito sono state tutte influenzate da qualcosa chiamato “effetto serbatoio marino“, che li ha fatti risultare più antichi.
“Quando mangiamo pesce o altri alimenti marini incorporiamo carbonio nelle nostre ossa che è molto più vecchio di quello negli alimenti terrestri. Questo confonde le date del radiocarbonio dal materiale osseo archeologico e dobbiamo correggerlo stimando la quantità di pesce che ogni individuo ha mangiato”.
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