Nell’Anno dei Cammini, un ragazzo venticinquenne della repubblica ceca, rievocatore dell’epoca vichinga, ne ha percorso uno del tutto particolare. In perfetta solitudine decide di lasciare la sua casa e partire per Roma, in abiti medievali e con una conoscenza limitata della lingua inglese. Il suo nome è Karel Sýkora, e questa è la storia del suo viaggio.
Completati gli studi e terminata la stagione rievocativa con il suo gruppo di rievocazione storica Marobud si mette in marcia solitaria per quella che è insieme una sorta di rievocazione, un vero pellegrinaggio alla “città eterna” e un percorso di crescita interiore: un percorso lungo 1500 chilometri.
Gli unici oggetti moderni che Karel porta con sé sono il tablet per documentare il suo viaggio e restare in contatto coi suoi cari, i documenti per non essere messo in stato di fermo ad ogni passaggio di confine, denaro e occhiali da vista. Il tutto ben occultato durante gli spostamenti.
Il piano era quello di attraversare Slovacchia, Ungheria, Austria, Slovenia e Italia, seguendo principalmente i corsi dei fiumi, attraverso boschi e parchi nazionali, con soste presso amici rievocatori, chiese, monasteri e musei all’aperto.
Il viaggio è iniziato domenica 11 settembre dal monastero di Velehrad, in Moravia, Repubblica Ceca. Un luogo altamente simbolico per l’inizio di un pellegrinaggio. Velehrad fu infatti capitale della Grande Moravia nei secoli IX-X. Proprio da qui iniziarono la loro missione evangelizzatrice i missionari slavi Cirillo e Metodio. Quest’ultimo vi morì nell’anno 885. Il monastero di Velehrad e, soprattutto, la sua basilica, sono il centro spirituale della Repubblica ceca. Qui ebbe inizio la millenaria storia della cristianità in questa parte d’Europa; è il luogo dove, ogni anno, si tiene il pellegrinaggio nazionale, cui partecipano decine di migliaia di persone. Nel XIII secolo vi sorse un monastero cistercense, il punto di partenza del nostro Karel.
Il viaggiatore ha dormito la prima notte in una casa nel museo archeologico a cielo aperto di Modrá, che ricostruisce la vita quotidiana degli abitanti dello Stato moravo. La successiva tappa significativa è stata Mikulčice sul fiume Morava, sede di un altro parco archeologico, giovedì 14 settembre, e Pohansko sul fiume Dyje il giorno successivo. Karel ha attraversato il confine ceco-slovacco il 16 settembre, il che significa circa 100 km nei primi 5 giorni.
Da qui in poi Karel deve affrontare i Piccoli Carpazi, che mettono a dura prova le sue calzature storiche, così come le strade moderne, e lo costringono a frequenti riparazioni. I paesaggi ripagano però dalle difficoltà.
Dopo qualche giorno di recupero fisico, ospite del gruppo di rievocazione storica Herjan, a Pezinok, ritroviamo Karel sulle rive del Danubio, confine tra Slovacchia e Ungheria, che costeggia fino a Medveďov, dove attraversa il confine, diretto a Gyor, il 24 settembre. In 13 giorni di viaggio ha percorso 230 chilometri a piedi.
A Gyor Karel è ospite di altri rievocatori di epoca alto-medievale, si ristora con un tipico banchetto ungherese a base di goulash e abbondante alcol, ma non abbandona mai i suoi abiti storici: sono gli unici che ha con sé.
Visita, in compagnia di altri amici rievocatori, l’Arciabbazia di Pannonhalma fondata nel 996, il secondo monastero del mondo per dimensione, preceduto solo dall’Abbazia di Montecassino.
La prossima tappa è Pàpa, ma la sosta nel villaggio di Vaszar è forzata: una delle bretelle del suo zaino ha ceduto ed è costretto a ripararla.
Prosegue attraverso Vinar, Celldömölk e la città termale di Sárvár. Il 30 settembre è costretto a una tappa: l’abbigliamento più leggero è da riparare e i piedi soffrono. Dopo aver percorso circa 20 chilometri scalzo ha ceduto a rimettere le scarpe per quanto malconce. La giornata di sosta sul fiume Rába gli consente di ripristinare l’equipaggiamento e fare un bel bagno.
La parte seguente del viaggio verso il confine tra Ungheria e Slovenia è segnata da pioggia costante e i continui problemi con le scarpe storiche. Il 30 settembre Karel raggiunge Katafa ai bordi del Parco nazionale di Őrség, e nei giorni successivi lo attraversa diretto a Őriszentpéter, dove la bretella dello zaino si lacera nuovamente.
Il 4 ottobre Karel supera il confine con la Slovenia e sosta per la notte a Moravske Toplice.
Il vento inizia a farsi gelido con l’avanzare della stagione e dopo circa 60 chilometri percorsi con gli abiti inzuppati e le scarpe irrimediabilmente lacere, Karel si decide ad accantonare le calzature storiche e, malvolentieri, acquistarne di moderne.
L’esperienza gli ha insegnato che per un buon lungo viaggio sono necessarie almeno due paia di scarpe nuove, le sue avevano due anni di rievocazione storica alle spalle, e un buon set da cucito.
Dopo una sosta a Murska Sobota con visita all’esposizione di reperti celtici nel locale museo, si accampa nei pressi di Gabrnik, proseguendo il 7 ottobre per Ptuj di cui visita il castello e l’armeria, chiedendo asilo per la notte al monastero di Ptujska Gora.
Dopo una visita a Studenica e Zbelovo, la notte successiva si accampa presso Dolga Gora. Il 9 ottobre Karel raggiunge Šentjur e dopo aver fatto qualche provvista si dirige alle rovine del castello di Rifnik dove si sistema per la notte. I paesaggi sono superbi ma la notte la temperatura inizia a scendere sotto lo zero e le numerose coperte di lana non sono più sufficienti nelle soste all’aperto. Karel è costretto ad acquistare altri tappeti da usare per isolarsi dal terreno.
Il 10 ottobre Karel raggiunge Radeče e il fiume Sava durante una giornata di pioggia continua, la notte successiva trova rifugio in una vecchia capanna di legno. Il 13 ottobre raggiunge Ljubljana dove incontra i suoi amici dei servizi archeologici Skupina STIK e Arheofakt che lo ospitano e gli chiedono un’intervista.
Dopo due giorni di sosta a Ljubljana Karel riparte raggiungendo Logatec il 16 ottobre: ha percorso 700 chilometri, circa metà del suo viaggio.
Il 17 ottobre Karel raggiunge l’antico castrum romano di Ad Pirum presso il villaggio di Grusizza Piro e vi trascorre la notte. Il forte fu eretto attorno al 250 d.C. e nei suoi pressi si svolse la famosa battaglia del Frigido tra l’imperatore d’Oriente Teodosio I e l’usurpatore Flavio Eugenio. Proseguendo si appresta ad entrare in Italia, dove passa il confine il 19 ottobre a Dol pri Vogljah, diretto a Opicina in provincia di Trieste. Qui incontra il suo amico Ivan Hrovatin che lo ospita per due giorni a Trieste.
Il 24 ottobre Karel raggiunge Aquileia, ma sfortunatamente la basilica che desiderava visitare è chiusa e non avendo altri riferimenti pernotta sistemandosi accanto alle mura del famosissimo monumento.
Dopo aver attraversato il fiume Tagliamento a San Michele al Tagliamento Karel si dirige verso Caorle. Prosegue quindi seguendo la spiaggia, dorme in spiaggia al Lido di Jesolo il 27 ottobre e il 28 raggiunge Punta Sabbioni, dove trascorre la notte.
Si imbarca da qui sul vaporetto che lo conduce a Venezia, dove incontra numerosissimi turisti con cui fare amicizia e bere qualcosa godendosi le meraviglie della città lagunare. Da Venezia Karel prende un traghetto il 30 ottobre: destinazione Sant’Anna di Chioggia.
Il 31 ottobre Karel attraversa il fiume Po e trascorre la notte in una pineta presso Mesola nel Parco Regionale Veneto del Delta del Po e l’1 novembre sulla spiaggia del Lido di Pomposa.
Il 2 novembre è sopraggiunto un piccolo problema per Karel che nei pressi di Comacchio viene fermato per accertamenti dagli agenti di pubblica sicurezza: un contrattempo che ha occupato l’intera giornata. Costeggiando il lago verso Ravenna, Karel trascorre la notte a Sant’Alberto e il giorno successivo incontra Emanuela e Michele del gruppo di rievocazione storica Bandum Freae.
Trascorre a Ravenna due giorni come loro ospite, partecipando a uno degli allenamenti settimanali e a una serata in compagnia di altri membri del gruppo. In quell’occasione le ragazze Bandum Freae rivolgono alcune domande al giovane viaggiatore, di cui ci hanno mandato un graditissimo resoconto attraverso Letizia:
“Nei giorni scorsi abbiamo avuto l’opportunità di conoscere Karel, che si è fermato a Ravenna come ospite di una coppia di ragazzi di Bandum Freae. Come un vero viaggiatore medievale Karel porta con sé un carico di aneddoti e di avventure, oltre al suo sorriso gentile che supera senza dubbio ogni barriera linguistica e ogni, inevitabile, difficoltà di comunicazione. L’idea di fargli alcune domande sul suo viaggio nasce dal desiderio di conoscere, benché solo in parte, cosa c’è dietro all’esperienza del rievocatore in cammino, dietro alla scarpa da aggiustare, al pernotto nella tenda, al rammendo di un pantalone, cercare di intuire, di partecipare almeno in parte, a quella straordinaria esperienza umana che è il suo lungo e solitario cammino, il suo pellegrinaggio.
D. Cominciamo la nostra chiacchierata con una domanda sicuramente un po’ banale, ma inevitabile. Come hai deciso di fare questo viaggio?
R. Come ho deciso di fare questo viaggio? Quando ho raccontato ai miei amici che avevo deciso di intraprendere un viaggio come questo loro mi dicevano… “Grande! Ho degli amici che sono andati a Santiago di Compostela!”. Ma io ho pensato che in realtà ci sono davvero tanti luoghi che possono essere meta di un pellegrinaggio, non solo Compostela. E allora ho deciso: Roma. Roma sarebbe stata la mia destinazione. Ed ho iniziato a cercare, a documentarmi sugli itinerari possibili per raggiungere Roma. La prima via che ho trovato è stata la Francigena, dal Nord Italia a Roma, ma non ero convinto, allora sono passato oltre e ho individuato questo percorso passante per la Slovenia e ho pensato: questa è la mia strada.
D. Il tuo viaggio, che possiamo seguire grazie alla pagina dedicata, è davvero straordinario. Come scegli le tappe in cui fermarti lungo il percorso?
R. Per quanto riguarda le tappe, prima di tutto, pianifico il mio viaggio di settimana in settimana, in questo modo posso decidere di darmi dei tempi per raggiungere determinate zone, e in base a questo sapere quanto e dove fermarmi.
D. Incontrare tanta gente diversa lungo il percorso dev’essere una grande occasione di crescita personale. Ti sei sentito bene accolto?
R. Lungo il percorso ho incontrato molte brave persone, come stasera. Persone che mi hanno dato delle provviste e che mi hanno chiesto con grande interesse informazioni sul mio viaggio: “Un pellegrinaggio! Vai a Compostela?” … “No, vado a Roma!” (N.D.R. Sorride).
D. La solitudine sembra avere una componente molto importante in questo tipo di viaggio. Ti sei sentito solo?
R. Sono in cammino da 55 giorni, è vero: sono da solo. Ma non mi sono mai sentito solo.
D. E se qualcuno ti dicesse che vuole intraprendere un viaggio come il tuo, cosa gli consiglieresti?
R. Se qualcuno mi dicesse che vuole intraprendere un pellegrinaggio, un viaggio come il mio io gli direi che è una grande idea ma che c’è una cosa che va considerata più di tutte: il tempo. Avere tempo, darsi il tempo, è la condizione essenziale per intraprendere questo viaggio.
D. Per ora questo viaggio è come lo avevi immaginato?
R. Quando pianificavo questo viaggio, ed ero seduto in pub, davanti a una birra con i miei amici, tutto sembrava semplice e divertente. Tanti chilometri? E che vuoi che sia, perché no? Ma quando sei in viaggio, è tutto sulle tue spalle. Siamo a metà del percorso, ed è difficile dare una risposta.
Dopo il soggiorno a Ravenna in cui rassetta e ripara il suo abbigliamento, Karel riparte il 6 novembre verso l’Appennino. A Perticara chiede asilo in chiesa e gli viene offerto un giaciglio caldo e asciutto. Alla partenza gli viene anche regalato un pesante tessuto di lana, che si è rivelato molto utile nell’attraversare gli Appennini.
La notte dell’8 novembre la trascorre sul picco detto Poggio dei tre vescovi. La notte è fredda, nebbiosa, la più lunga nottata di tutto il pur lungo viaggio, dirà poi Karel commentandola sulla sua pagina Facebook.
Dopo aver smarrito il percorso sull’Appennino, Karel raggiunge Sansepolcro, dove riceve ospitalità per la notte del 9 novembre, e il giorno successivo arriva a Lippiano. Superato il Lago Trasimeno riceve asilo per la notte e una cena calda presso la comunità che si sta prendendo cura degli sfollati per il sisma che di recente ha colpito la zona, a Mantignana. Il 14 novembre arriva a Perugia e dorme sotto la superluna presso Sant’Egidio.
Il 15 novembre Karel raggiunge Assisi ed è ospite dei Francescani per una notte, mentre la notte successiva, a Bastardo, il parroco, non potendo ospitarlo, gli offre un pernottamento in albergo a sue spese.
Ad Acquasparta, in provincia di Terni, il nostro pellegrino viene ospitato da un eremita “che somiglia a Gandalf” presso la chiesa dell’Arcangelo Michele, in edifici danneggiati dal terremoto.
La meta è molto vicina e Karel sembra voler rallentare il viaggio, gustare le ultime tappe, soprattutto non perdere l’occasione di dialogare con personaggi come questo, del mondo, delle persone, di Dio.
Il suo viaggio riprende solo il 20 novembre, ristorato e rinfrancato dalla sosta nell’eremo. Il sole splende come fosse settembre nella sua Moravia e Karel sorride come alla partenza.
Nell’ultimo tratto di percorso Karel dorme sotto un ponte tra Montasola e Casperia e bivacca all’aperto a Mirteto il 23 novembre.
I paesaggi sono mozzafiato e le sue foto sembrano ritrarre un panorama antico, senza tracce antropiche o di modernità. Roma è vicinissima ma Karel si prende il tempo per godere di albe e tramonti solitari e spettacolari.
E finalmente dopo 75 giorni, circa 1500 chilometri, qualche disavventura e molte nuove esperienze, il pellegrino Karel arriva a Roma il 24 novembre.
Grazie Karel per i tuoi resoconti e la tua tenacia nel portare a termine un’impresa veramente “fuori dal tempo”.
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